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Edizione: Saverio Guida 1979; note: Saverio Guida. – Rialto 15.xi.2002.
C 317; R 98.
Edizioni critiche: Alfred Jeanroy, «Poésies du troubadour Gavaudan», Romania, 34, 1905, pp. 497-539, a p. 529; Saverio Guida, Il trovatore Gavaudan, Modena 1979 (Subsidia al Corpus des Troubadours, VI), p. 231.
Ed. 1979: 45 dossa.
Metrica: a8 b8 c8 b8 c8 d7’ e8 e8 a8 f8 f8 (Frank 790:1). Sette coblas unissonans di undici versi ciascuna più tre tornadas di tre versi. Schema unico tra le canzoni occitaniche a noi arrivate.
Motivo ispiratore e dominatore del componimento risulta quello della pace, problema dibattuto ed avvertito con drammaticità tanto presso il mondo ecclesiastico che presso quello laico dei secoli XI–XIII. Il trovatore riprese e rinforzò i pilastri concettuali e ideali che stavano a fondamento delle organizzazioni ‘pacifiste’ e sapientemente li trasformò in un tessuto che appena velava lo scopo primario del canto: presentare Raimondo VI di Tolosa come la persona più adatta a pacificare il Mezzogiorno della Francia e indurre i contemporanei ad affidarsi a lui per ottenere ordine e giustizia. È da escludere che la canzone di Gavaudan possa essere stata composta nel primo decennio del secolo XIII, quando il conte di Tolosa si pose extra pacem rifiutandosi di prestare i giuramenti che i legati pontifici pretendevano da lui, e dopo che, nella primavera del 1207, venne scomunicato. Probabile è invece che il sirventese sia radicato nel clima fervido di iniziative e di aspettative pacifiche determinato dal Concilio di Montpellier del dicembre 1195 (che significativamente aveva dato il primo posto nell’ordine dei lavori al tema della pace) e nel torno di tempo (ultimi anni del XII secolo) in cui Raimondo VI, che aveva da poco raccolto l’eredità paterna (gennaio 1195), appariva desideroso di procurarsi la stima e la simpatia delle popolazioni meridionali presentandosi come garante della pace e difensore dei costumi e delle istituzioni tradizionali.