I.
II.
III.
IV.
Edizione: Antonella Negri 2006; note: Antonella Negri, Stefania Romualdi. – Rialto 27.i.2007 (rev. 28.i.08).
A 182r, C 392v, D 147r, E 217r, G 98r, I 156r, K 142r, L 67r.
Edizioni diplomatiche: Arthur Pakscher e Cesare de Lollis, «Il canzoniere provenzale A (Codice Vaticano 5232)», Studj di filologia romanza, III, 1891, pp. j-xxxij e 1-670, a p. 563; Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale della Biblioteca Ambrosiana R. 71. sup., Dresden 1912, p. 314; Mario Pelaez, «Il canzoniere provenzale L (cod. Vaticano 3206)», Studi romanzi, XVI, 1921, pp. 5-206, a p. 94; Francesco Carapezza, Il canzoniere occitano G (Ambrosiano R 71 sup.), Napoli 2004, p. 495.
Edizioni critiche: Giulio Bertoni, I trovatori d’Italia, Modena 1915, p. 262 (manca L); Ferruccio Blasi, Le poesie di Guilhem de la Tor, Genève - Firenze 1934, XII, p. 45 (manca K); Antonella Negri, Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, Soveria Mannelli 2006, p. 51.
Metrica: a10’ b10 b10 a10’ c10 c10 d10 d10 e10 e10 (Frank 592:6). Quattro coblas unissonans di dieci versi.
Partimen in cui i due interlocutori, Guillem de la Tor e un tale seigner n’Imbertz, si confrontano su una questione di casuistica amorosa: a quale donna toccherà maggiore gratitudine da parte dell’amante, a quella che dopo lunghe preghiere da parte di lui riconosce di non poter concedere nulla o a quella che accorda subito il proprio amore? Si è di fronte a un testo che è espressione di una nuova sensibilità nella ricezione e reinterpretazione di temi e motivi tipici del codice cortese e che ben esemplifica il modo con cui Guillem si pone nel solco della tradizione: egli, infatti, procede a nulla più che a una semplice difesa d’ufficio nei confronti della donna che non si concede e il partimen riflette la volontà dell’autore di prendere a pretesto narrativo una questione che si presta a un sottile gioco dialettico, dall’effetto forse parodico. Quanto al secondo interlocutore, seigner n’Imbertz, egli è probabilmente da identificare con il conte Uberto II di Biandrate i cui possedimenti, nei primi decenni del XIII secolo, si estendevano nell’alto novarese. Presso la corte dei Biandrate Guillem de la Tor era ospite con ogni probabilità negli anni 1217-1225, anni in cui può essere datato questo partimen.