Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Manfredi I Lancia
Emperador avem de tal manera
285.
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Manfredi I Lancia
Emperador avem de tal manera
285.
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IdT
Manfredi I Lancia
Trad. it.
Note

I. Imperatore abbiamo di tal fatta che non ha senno né saggezza né intelligenza: uno più ubriaco non s’assise in trono né più vigliacco portò scudo e lancia né più spregevole calzò speroni né più incapace compose versi e canzoni. Non gli manca nulla, salvo che non lancia pietre.

II. Una spada voglio che attraverso la testa lo ferisca e un dardo d’acciaio voglio che gli buchi la pancia e aghi voglio che gli strappino la vista. Poi gli daremo del vino, come omaggio un vecchio copricapo di scarlatto senza cordoni e la sua lancia sarà un lungo bastone: poi potrà andare sicuro da qui in Francia.

III. Marchese Lancia, povertà e necessità, dolore e sventura vi tormentano grandemente e siete come il cieco che piscia in mezzo alla strada, quando ha perduto pudore e senno. Più spesso tu vendi castelli e torrioni di quanto una vecchia venda galline e capponi, e se mai foste libero, ora siete schiavo senza dubbio.

1. Emperador: come rilevato da Avalle, Poesie, p. 418, Mandredi I Lancia si fa qui gioco dei vanti del trovatore e «prendendo spunto dall’“uso scherzoso e metaforico” che il Vidal fa dell’aggettivo “emperial” […] tesse tutta una serie di variazioni su questo tema per punire certa grottesca temerarietà mostrata dal poeta nei suoi rapporti con la nobiltà aleramica».

7. Noto, «Lo scambio di coblas», p. 173, riprende la traduzione di Avalle, ma si chiede se il verso non possa anche essere interpretato, visti i precedenti rimproveri di incapacità militare e cavalleresca, come «Nulla è meno [di lui (ovvero: è l’essere più insignificante che esista)], più che pietre non lancia (sa lanciare)». Sempre secondo Noto, «in questo modo, ne risulterebbe forse più pregnante il gioco di parole legato alla contrapposizione “peiras [→Peire] non lanza →[Lanza marqes]».

8-14. La seconda cobla indirizzata a Peire Vidal è tràdita esclusivamente da Da e, in virtù di questo nonché del tono più basso degli insulti in essa contenuti, è stata valutata da Nicola Zingarelli, «Pietro Vidal e le cose d’Italia», Studi medievali, I, 1928, pp. 337-351, a p. 349, come presumibilmente spuria e da ascrivere proprio per la sua intonazione triviale, a un «plebeo giullaretto». Tale ipotesi, già ritenuta poco probabile da Avalle, Poesie, pp. 417-418, è definitivamente scartata da Noto, «Lo scambio di coblas», pp. 170-171, secondo il quale, se correttamente compresa, questa seconda strofe può addirittura fornire la chiave di interpretazione all’intero scambio di coblas. Secondo lo studioso, infatti, la condanna riservata a Peire rimanderebbe a riti carnevaleschi e orienterebbero in questa direzione soprattutto alcune allusioni contenute nella seconda cobla, in particolare il viell capel d’escarlat e il loncs bastons dei vv. 12 e 13 possono essere intesi «come i tipici attributi ‘demoniaci’ della figura del re del Carnevale, caratterizzata, come tutto il contesto rituale in cui si inserisce, da uno stato di ubriachezza» (p. 175).

15. Lanza marqes: Mandredi I Lancia, fu marchese di Busca e conte di Loreto, attestato a partire dal 1160 e morto probabilmente intorno al 1215; è oggetto di accuse e di invettiva da parte di Peire Vidal anche nella canzone Pus ubert ai mon ric thesaur (BdT 364.38), ai vv. 61-84. Come infatti sottolinea Fortunata Latella, le coblas VI-VII di questa canzone «segnano un brusco passaggio a toni più seri e violenti, con un utilizzo coerente dell’elemento geografico ed etimologico ma un intento volto al vituperio e all’attacco personale. Anche in questo caso l’opacità dei riferimenti non ha permesso altro che congetture, ma esiste un generale accordo sul destinatario delle invettive nella persona di Manfredi I Lancia» («Pus ubert ai mon ric thesaur (BdT 364.38)», Lecturae tropatorum, 8, 2015, pp. 32, a p. 2). Sui problemi di datazioni posti da questa canzone di Peire Vidal, la cui redazione è stata ricondotta anche a due fasi distinte, nonché sul rapporto tra essa e lo scambio di coblas qui esaminato si rimanda alle Circostanze storiche di Neus ni gels ni ploja ni faing (BdT 364.30), Pos ubert ai mon ric tezaur (BdT 364.38), Quant hom es en autrui poder (BdT 364.39), curate da Alessandro Bampa.

Testo

Edizione: d’Arco Silvio Avalle 1960; traduzione: Giuseppe Noto; note: Francesca Sanguineti – Rialto 26.vi.2024.

Mss.

Da 208v, H 54r.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Karl Bartsch, Peire Vidal’s Lieder, Berlin 1857, p. 65; Giulio Bertoni, I Trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915, p. 203; Joseph Anglade, Les poésies de Peire Vidal, Paris 1923, p. 66; Vincenzo Crescini, Manuale per l’avviamento agli studi provenzali, Milano 1926, p. 235; d’Arco Silvio Avalle, Peire Vidal, Poesie, Milano-Napoli 1960, p. 415; Giuseppe Noto, «Lo scambio di coblas tra Manfredi I Lancia e Peire Vidal (e alcune riflessioni sull’‘Occitania’ ligure-piemontese)», in Poeti e poesia a Genova (e dintorni) nell’età medievale. Atti del Convegno per Genova capitale della cultura europea 2004, a cura di Margherita Lecco, Alessandria 2006, pp. 163-188, a p. 172 (riprende di fatto l’ed. Avalle, ma con ritocchi grafici e un nuovo apparato).

Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 65 (testo Bartsch, Anglade e Crescini); Francesco A. Ugolini, La poesia provenzale e l’Italia, Modena 1949, p. 15 (testo Bertoni).

Metrica e musica

Metrica: a10’ b10’ a10’ b10’ c10 c10 b10’ (Frank 361:2). Scambio di coblas, le prime due del Marchese Lancia (la seconda assente nel ms. H) e la terza di Peire Vidal; tre coblas unissonans di sette decenari ciascuna. Il modello metrico è la canzone di Peire Vidal, Quant hom honratz torna en gran paubreira (BdT 364.40; Frank 361:5). Rime: -era, -anza, -os.

Informazioni generali

Scambio di coblas dal tono ingiurioso. Il marchese Manfredi I Lancia (autore di due coblas, di cui la seconda assente in H) accusa infatti Peire Vidal di un atteggiamento spaccone, mentre Peire lo rimprovera di meschinità e grettezza. La datazione comunemente accolta, formulata da Francesco Torraca, «Pietro Vidal in Italia», in Studi di storia letteraria, Firenze 1923, pp. 65-107 (già in Atti della Regia Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, n. s., 4, 1915), a p. 92, e accettata da Avalle, Poesie, p. 417, fissa la composizione dello scambio intorno al 1196, ma sono state suggerite anche probabili proposte di datazione più tarde, intorno al 1204-1206, per cui si vedano le Circostanze storiche.

[F S]
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