Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
335.
2
Peire Cardenal
Aissi com hom planh son filh o son paire
335.
2
Peire Cardenal
Aissi com hom planh son filh o son paire
335.
2
Note

6. La locuzione de mal plan, non attestata dai lessici, è interpretata dall’editore ‘di mal ceppo’: conforta la sua ipotesi il DAO, fasc. 3, n. 379, che esplicitamente registra sotto il lemma jeune plante anche l’ant. prov. plant (con prima attestazione, invero, piuttosto tarda).

38. Il sostantivo Malfatz vale ‘diavolo’, come intende l’editore: Lavaud traduceva invece ‘méchanceté’.

44. La locuzione part pro, non attestata dai lessici, vale ‘oltre, al di là di ciò che è sufficiente’.

46. Il verso, che nell’edizione Lavaud risulta de la valor non calria retraire, è ricostruito promuovendo a testo la forma ren, con la nasale, attestata da MTIK: posto che IKCR omettono no (R anche la), l’insieme delle testimonianze porta a credere che la sillaba ripristinata da IKC si debba identificare con quella iniziale di retraire, e non col primo ren, che al contrario appare garantito da MT.

54. Il termine mazan (attestato anche in un altro componimento del Cardenal, BdT 335.68) significa ‘pena, tormento, molestia’, ma anche ‘rumore, baccano’. Secondo Oskar Schultz-Gora, «Vermischte Beiträge zum Altprovenzalischen», Zeitschrift für romanische Philologie XLIV, 1924, pp. 129-50, (Mazan, n. 7, pp. 147-50), che accetta REW  7024, il prov. mazan deriverebbe dall’arabo ramadan; FEW  VI/i, p. 570 propone, invece, l’etimo celtico *medâ- ‘Wage’, da cui a. pr. mazantar, ‘soupeser’, ‘agiter’, ‘palper’.

59.60. Per l’espressione di carattere sentenzioso si confronti Eugen Cnyrim, Sprichwörter, sprichwörtliche Redensarten und Sentenzen bei den provenzalischen Lyrikern, Marburg 1888, nn. 150-7.

69. Per l’espressione ‘indorare il canto’ si confrontino Arnaut Daniel (BdT 29.10, vv. 5-6) e la nota di Le canzoni di Arnaut Daniel, edizione critica a cura di Maurizio Perugi, 2 voll., Milano-Napoli 1978, vol. II, p. 335.

70. Il verso viene ricostruito dall’editore a partire dal com (qan MIK, con T) seran di tutta la tradizione, considerato errore d’archetipo. Lavaud stampava, secondo T, mas per aital con seran (‘sauf selon telle manière qu’ils seront’), lezione che non dà senso; l’editore propone per aital com senan, ‘perché ci si elevi, ci si possa elevare’, notando che, come nell’estribot, anche qui viene recuperata una superiore giustificazione pedagogica della maldicenza.  

Testo

Edizione: Sergio Vatteroni 1993; note: Elisa Guadagnini. – Rialto 8.vii.2005.

Mss.

C 281v, R 70v , I 166v, K 151v, T 96v, Db 234v, M 211v, d 324v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: LR, vol. I, p. 449; Carl A. F. Mahn, Die Werke der Troubadours, in provenzalischer Sprache, mit einer Grammatik und einem Woerterbuche, 4 voll., Berlin 1846-1886, vol. II, p. 211; René Lavaud, Poésies complètes du troubadour Peire Cardenal (1180-1278), Toulouse 1957, p. 246; Sergio Vatteroni, «Le poesie di Peire Cardenal II», Studi mediolatini e volgari 39, 1993, pp. 105-218, p. 208. 

Nota filologica

La parentela dei mss. IKCR è dimostrata dagli errori dei vv. 29-30 (IKC car hi estan tan laire / e car si son enganat e perdut contro DbMT car es fals e trichaire / raubaire / e qar son sen a camiat e perdut / car lo senz an camiat e perdut) e del v. 46 (omissione di no). Quanto ai restanti mss., contro le conclusioni di Lavaud, l’editore rileva l’assenza di errori comuni a DbTM, che pertanto non costituiscono una famiglia contrapposta a IKCR. L’archetipo è dimostrato dall’errore del v. 70, comune a tutti i testimoni salvo C, che manca dell’intero verso (seran, emendato dall’editore in senan). L’editore ipotizza uno stemma tripartito: IK C R - M - Db T.

Metrica e musica

Metrica: a10' b10 b10 a10' c5 c5 d5 c5 e5 f5' f5' c5 c5 c7 (Frank 576:2). Cinque coblas unissonans di 14 versi e una tornada di 5 versi. Il componimento condivide schema metrico, rime e diverse parole-rima con la canzone No·m puosc sufrir d’una leu chanso faire di Peire Raimon de Tolosa (BdT 355.9), e col planh Mon chan fenis ab dol et ab maltraire di Bertran de Born (BdT 80.26). L’inventore della forma metrica potrebbe essere Peire Raimon de Tolosa (cfr. i vv. 13-4: farai derenan / un nou chantaret prezan), ma secondo Dietmar Rieger, Gattungen und Gattungsbezeichnungen der Trobadorlyrik. Untersuchungen zum altprovenzalischen Sirventes, Tübingen 1976, pp. 299-300, come già per F. W. Maus, Peire Cardenals Strophenbau in seinem Verhältniss zu dem anderer Trobadors, Marburg 1884, e Lavaud (p. 246), il modello di Cardenal deve identificarsi nel planh di Bertran de Born:  il componimento di Cardenal illustrerebbe in maniera esemplare la correlazione funzionale tra i generi del sirventese e del planh

Informazioni generali

Il sirventese non presenta elementi datanti; Lavaud, senza argomentazioni convincenti, riconduce il testo al periodo 1204-1208 (p. 250).

[]
chevron-down-circle