I.
II.
III.
IV.
V.
I. Poiché gli uccelli si uniscono l’uno all’altro in lai, stridi, gorgheggi e canti, e per amore si rallegrano nell’aria, e i ruscelli che scorrono per la vallata sono limpidi, allora sono ben folle io che non mi impegno nell’amore, e non sono lieto e non canto. Poiché è così io canto e mi rallegro, e poiché vedo rinverdire il bosco e il prato.
II. Grazie a voi, Amore, ogni uomo migliora, perché ne è [è reso da amore] generoso e cortese e sa fare ogni clemenza, e grazie a voi fa l’amore in camera con la donna, sua intima. Io sono ben corrucciato, perché grazie a voi non miglioro e perché non ho ancora saputo che cosa bisognasse fare: non ho saputo che cosa fossero corteggiare e il corteggiamento, perché la mia signora si è del tutto allontanata.
III. Ella si eleva per ogni buona qualità, e dunque peggiora perché non vuole attrarre a sé pietà. Ora che farò, poiché non concede pietà? Io aspetterò, questo le ho assicurato, che lei voglia migliorare prima che io peggiori; e se le piacesse degnarsi di accogliermi, dal momento che mi consegno a lei come uomo ligio, sarebbe bene se l’orgoglio in lei fosse abbassato.
IV. Poiché quando si specchia, non si cura di alcuno che potrebbe amarla, né darebbe ascolto a chi la vedesse: per questo io vorrei che lo specchio fosse una spada. Posso giurarvi, signora, che non mi curo d’altro che di voi, di cui sono perfetto innamorato: quando guardo e vedo la vostra bella persona, mi pare che ci sia Dio nella regione.
V. Ahi, nobile creatura, non causatemi tanta privazione, poiché sapete che non posso sottrarmi: quando penso a voi, e non so come sia, mi brucia tutto di dolore il ventre con le viscere. Ragione certo non vuole che ci si indurisca verso chi non può esimersi da amare e servire lei, ovunque sia; ma questa ragione a voi non piace.
Edizione e traduzione: Luciana Borghi Cedrini 2008; note: Luciana Borghi Cedrini. – Rialto 31.iii.2014.
a (p. 246).
Edizione critica: Luciana Borghi Cedrini, Il trovatore Peire Milo, Modena 2008, p. 447.
Altre edizioni: Carl Appel, «Poésies provençales inédites tirées des manuscrits d’Italie (suite)», Revue des langues romanes, 39, 1896, pp. 177-216, a p. 187 (come per 349.4, Appel dichiarava d’aver rinunciato a dare un testo critico, «assez difficile à faire» a causa dell’assetto linguistico del componimento, e di aver arrecato solo piccole correzioni al manoscritto).
Metrica: 10a’(α) 10b(β) 10c’(γ) 10d’ 10e(α)10f ’(β) 10g(γ) 10d’ (Frank 877:1). Schema unico, con una rara «alternance ternaire» di coppie derivative (cfr. Dominique Billy, Amour et contrafacture dans la poésie des troubadours, in Lessico, parole-chiave, strutture letterarie del Medioevo romanzo, a cura di Simonetta Bianchini, Roma 2005, pp. 11-32, a p. 25-26), tre delle quali costituite da due diversi infiniti di uno stesso verbo, secondo un modo di derivazione che nella lirica d’oc si ritrova solo nei descortz. Tutti i rimanti non derivativi hanno il timbro -ea < -ÀTA, che pare di ascendenza epica, e alcuni di essi hanno qualche diffusione solo in poemi epici.
Canzone.