I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
I. Poiché mi viene dal cuore farò canzoni, e poiché vedo sbocciare di nuovo i fiori, e poiché vedo rallegrarsi gli uccelli che vanno cantando sull’albero nel fogliame, e poiché li vedo godere l’uno dell’altro, posso ben avere preoccupazione e cruccio perché mai, neppure un giorno, ebbi gioia dall’amare e per mal d’amore non posso tirarmene fuori.
II. Signora, in voi ho trovato la stessa ricompensa che ricevono dal lupo il capriolo e l’agnello quando gli corrono incontro senza riserve e abbandonano le pecore e i montoni: così io, signora, al primo incontro pensai di scegliere voi come, a mio giudizio, la migliore; tuttavia ho visto spesso un giocatore che riesce a giocare anche se all’inizio della partita fa l’invito e poi un lancio (di dadi) che lo destina a perdere.
III. Ah, mia signora, la vostra persona orgogliosa deponga d’ora in poi sia il corruccio sia la ritrosia e mi faccia, se vi piace, buon viso, e dopo ciò io non sarò più assillante. Mi meraviglio del fatto che, mentre io la amo e desidero tanto, lei non vuole ascoltare, per pietà, neppure una preghiera: eppure il signore Iddio ebbe pietà di un ladro che sulla croce seppe chiedergli pietà.
IV. Povero me, che farò? Morirò così angosciato? Sì, perché non posso avere appello da lei, e quanto più ogni giorno le sono fedele, tanto più la trovo astiosa nei miei confronti, e quando la vedo venirmi incontro, io vado verso di lei con molta gioia per servirla, allora lei si mostra riluttante a giocare (la partita amorosa): ma ho già visto il tempo scuro farsi poi ben chiaro.
V. Ora io sono nell’oscurità, in un carcere di cui non ho visto l’eguale né in mura né in castelli, perché non posso trovare una chiave né un martello che mi possa sottrarre agli artigli leonini; e poiché non trovo in lei la pietà che sarebbe stata la chiave per aprire, sono sconfitto, certamente; ma non per questo rinuncerò ad amare, perché ho già visto vincere chi era sconfitto.
VI. Ahi, creatura crudele, Dio vi conceda di pentirvi del male che mi fate, con cui mi avete fatto incanutire: perché così come ogni acqua dolce perde il suo nome nel mare, così Amore lo perde in voi, mi pare.
Edizione e traduzione: Luciana Borghi Cedrini 2008; note: Luciana Borghi Cedrini. – Rialto 31.iii.2014.
I 148r, K 133v, N 103v, a (p. 240), z’ 1v, ω (palinsesto, 64r – 61v – 64r).
Edizioni critiche: Carl Appel, «Poésies provençales inédites tirées des manuscrits d’Italie (suite)», Revue des langues romanes, 39, 1896, pp. 177-216, a p. 190 (su INa); Luciana Borghi Cedrini, Il trovatore Peire Milo, Modena 2008, p. 462.
Altre edizioni: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours, in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1856-1873, vol. I, n. 289 (N), e vol. III, n. 918 (I); Edmund Stengel, «Le chansonnier de Bernart Amoros», Revue des langues romanes, 45, 1902, pp. 44-64, 120-151, 211-275, a p. 253 (a); Monica Longobardi, «Frammenti di un canzoniere provenzale nell’Archivio di Stato di Bologna», Studi mediolatini e volgari, 36, 1990, pp. 29-55, a p. 35 (z’); Cesare de Lollis, «Un frammento di canzoniere provenzale», Studi Medievali, I, pp. 561-579, a p. 573 (ω).
Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 c10 d10 d10 (Frank 577:33). Cinque coblas unissonans di otto versi e una tornada di quattro versi.
Canzone. – Immagini e paragoni decisamente inconsueti costellano il testo.