Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
349.
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Peire Milo
Si con lo metges fa crer
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Peire Milo
Si con lo metges fa crer
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Peire Milo
Trad. it.

I. Come il medico fa credere al malato, che grida e si lamenta, quando gli dice «ti salverò», e sa per certo che morirà, e però lo abbandona prima che sia morto e non va da lui così spesso com’era solito quando egli si avvicina alla fine,

II. così la mia signora mi aveva promesso e detto che avrei tratto gioia dalle pene che ho sofferto, per cui io avevo mutato il mio pianto in riso, perché pensavo di avere ciò che mi piace senza inganni; ora vedo che lei non sopportava di vedermi con i suoi begli occhi.

III. E tuttavia non dispero né mai dispererò né sarò disperato, anzi tengo ferma in lei la mia speranza, perché grazie alla buona speranza molte volte il povero si arricchisce, mentre per aver disperato Giuda traditore non ebbe il Paradiso.

IV. Dio, perché ho messo il mio cuore là da dove non avrò mai gioia, dal momento che viene meno alla sua promessa e il «no» contraddice il suo «sì»? Per questo il mio dolore raddoppia e cresce notte e giorno; ma questo mi sembra una gran colpa, promettere e non volere [mantenere].

V. E per questo non mi curerò più del desiderio che ho di lei. Folle, che cosa ho detto? Non lo farò, perché non lo vuole chi mi ha in suo potere, per cui io persevero nella sua compagnia, perché l’amore per lei mi lega così strettamente che mi ha del tutto conquistato.

VI. Io sono colui che non desiste a causa dell’attesa, anzi aspetterò e non mi darò mai per vinto, anzi sarò del tutto sottomesso: perché nel mondo non c’è nessun bene per il quale, se qualcuno mi donasse ricchezza, io preferirei essere in potere suo [piuttosto che della donna] mattina e sera.

VII. Canzone, Dio mi consenta di vederti andare direttamente dalla mia signora, senza fallo, a farle sapere la mia sofferenza.

Testo

Edizione e traduzione: Luciana Borghi Cedrini 2008; note: Luciana Borghi Cedrini. – Rialto 19.v.2014.

Mss.

I 147v, K 133r, N 103r, a (p. 242), z’ 1r.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Carl Appel, «Poésies provençales inédites tirées des manuscrits d’Italie (suite)», Revue des langues romanes, 39, 1896, pp. 177-216, a p. 198 (su IKNa); Luciana Borghi Cedrini, Il trovatore Peire Milo, Modena 2008, p. 486.

Altre edizioni: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours, in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1856-1873, vol. I, n. 288 (N); Edmund Stengel, «Le chansonnier de Bernart Amoros», Revue des langues romanes, 45, 1902, pp. 44-64, 120-151, 211-275, a p. 255 (a); Monica Longobardi, «Frammenti di un canzoniere provenzale nell’Archivio di Stato di Bologna», Studi mediolatini e volgari, 36, 1990, pp. 29-55, a p. 34 (z’).

Metrica e musica

Metrica: a7b7b7a7c7d5’d7’c7, con er ~ is, ai, is ~ er, ia (Frank 624: 90). Sei coblas alternadas di otto versi con una tornada di quattro. Tra i novantadue esemplari dello schema, solo questo e la canzone di Peirol, BdT 366.9, inseriscono un verso 5’ fra versi 7 e 7’, e ibridano la tecnica delle coblas unissonans con quella delle capcaudadas, commutando a ogni cobla il timbro delle rime estreme, e oltre a realizzare il tutto con le stesse rime mostrano condivisioni lessicali e affinità tematica: pare quindi evidente che vi sia una contrafactura tra i due componimenti, della quale però, come nei casi di BdT 349.1 e 349.7, resta incerto quale sia il modello e quale l’imitazione.

Informazioni generali

Canzone. – Vi si alternano energiche denunce delle false promesse dell’amata, e fermi propositi di continuare comunque a servirla.

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