Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
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Peire Vidal
Ges quar estius
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Peire Vidal
Ges quar estius
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Trad. it.

I. Anche se l’estate è bella e dolce non sono contento, perché un’angoscia mi viene da lì, dove solevo avere il cuore lieto; per questo apprezzo poco aprile e maggio, perché non si cura più di me colei che soleva onorarmi e tener caro. E se io perdo le mie buone canzoni, le belle parole e le belle melodie che solevo per amor suo fare, non so di cosa mi debba rallegrare.

II. Mai in vita mia ho infranto gli accordi né i comandamenti, se non che troppo lentamente sono tornato in qua, dove la sua bella persona soggiorna e giace; e perciò temo che mi sia dannoso il vile calunniatore, che fa soffrire gli amanti e le dame ed avvilirsi e decadere la gioia. Ma poiché sono ingegnoso nel celare, il mio merito dovrebbe risultare maggiore, mi pare; eppure vuol trovare occasioni.

III. Mai ha avuto greco tanto malanimo né tanta crudeltà, a quanto pare, come colei che so io: e perciò sono addolorato e ho una paura tale che per poco non mi cavo gli occhi quando la vedo, e mi fa tanta paura che non oso neanche dirle cose piacevoli. E dunque poiché accordarsi con me non le piace, che sia come se niente mai fosse successo, perché io non la posso forzare a niente se non benedicendola e amandola.

IV. Perciò ho detto cinquecento belle lodi di fiumi e di persone per lei che mi tratta peggio che può, perciò non dirò altro che bene, perché non potrò [fare diversamente]. E se potessi volerle male, che Dio mi protegga, per quanto potessi sarei cattivo e orgoglioso nei suoi confronti; ma non ne posso essere capace, perché con un sorriso e uno sguardo mi fa dimenticare di me stesso.

V. È per me terribile il parlare, perché mi ferisce a morte e mi vince, tanto che il mio senno fugge e se ne va; né mai farò canzone, perché non ne ho per niente diritto e ragione. E poiché non ne ho cuore né volontà, come posso cantare e avere gioia? Da lei infatti non ho una risposta positiva, anzi quando penso di dire parole d’amore lei fugge, perché non mi vuole ascoltare: guardate quanto devo sforzarmi!

VI. E un uomo disonorato sarà difficilmente ricco, mentre mercé e comando con cuore verace fanno felice il perfetto amante, quando si conviene. E se uno prende ciò che Amore gli concede, anche se è poco, purché speri di più, non può mancare che non gliene venga una grande ricompensa quanto gli piace: per cui io lodo gli onori e i doni e il collo e le mani che mi fece baciare colei che sa rimediare alle perdite.

VII. Donna Vierna, sono molto amareggiato, perché spesso non posso vedervi.

VIII. Signor Agout, non so dire lodi di voi, ma di voi indoro il mio canto.

Testo

Edizione: d'Arco Silvio Avalle 1960; traduzione e note: Antonella Martorano. – Rialto 27.i.2004.

Mss.

A 98r; C 38v; D 27r; H 6v; I 44r; K 31v; L 135v (adespota); M 54v; Q 76r; R 47v; b3 31; c 73r; e 45.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Karl Bartsch, Peire Vidal’s Lieder, Berlin 1857, p. 55 (XXVIII) (secondo CIKMQR); Joseph Anglade, Les poésies de Peire Vidal, deuxième édition revue, Paris 1923 (Les classiques français du moyen âge, 11), p. 92 (XXIX) (aggiunge varianti di AHc); Peire Vidal, Poesie. Edizione critica e commento a cura di d’Arco Silvio Avalle, 2 voll., Milano-Napoli 1960, vol., I, p. 72 (VII) («testo secondo il codice antico»).

Metrica e musica

Metrica: a4 b4 b4 b4 c4 c8 c8 d8 d8 e8 e8 f8 f8 (Frank 661:1). Canzone di sei coblas unissonans di 13 versi, con un rim estramp all’inizio di ogni cobla, e due tornate di due versi (il Bartsch e l’Anglade invece dividono la cobla in 11 versi con due rimalmezzo nei primi due versi).

Informazioni generali

Il terminus ante quem della canzone è il 1204, anno della morte di Raimon d’Agout, signore di Sault in Valchiusa, cui è dedicato il componimento nella seconda tornata (v. 81) (cfr. Avalle 1960, p. 80, nota 81; Ernest Hoepffner, Le troubadour Peire Vidal. Sa vie et son oeuvre, Paris 1961, pp. 35-36).

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