Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Peire Vidal
Bels Amics cars, ven s’en ves vos estius
Peire Vidal
Bels Amics cars, ven s’en ves vos estius
Trad. it.
Note

I. Bel caro Amico, l’estate vi viene incontro, e intorno a Natale vi porta i suoi fiori, e vince febbraio, cosicché è già tornata la primavera, e fugge via l’inverno, perché non vi è gradito. Dunque, poiché le stagioni sono al vostro comando, è davvero infelice e vuole farsi male chi non vi sa onorare e tener caro.

II. Ma a me piace a tal punto la vostra nobile signoria, che, quando sento dire di voi buone lodi, è per me gioia e diletto e piacere, così come per gli uccelli, quando si rallegrano nei nidi del tempo bello che vedono apparire; e voglio a tal punto vedervi, bel caro Amico, che a malapena posso trattenere qui i miei occhi.

III. E che sia entrato fra i gelosi folli così onorato accordo e così nobile valore per noi cortesi è penoso e doloroso; ma che nessuno si mostri ritroso per questo, se fra gente villana non può aver posto il nobile pregio, perché ai vili deve sempre dispiacere ciò che fanno i prodi, e perciò non si deve avere timore.

IV. Per il vostro danno, Amico, sono molto infelice, e perché la mia signora non mi presta alcun soccorso, e mi opprime così fortemente l’amore che ho per lei che penso di morire crucciato e pensieroso. L’ho amata a mio danno perché non deve toccare a me e perché non posso astenermi dal mio male; ora sono io quello che non ha potere di sé.

V. E così mostro di disdegnare le altre, tanto voglio il suo bene e tanto voglio il suo onore, e perciò non mi deve nuocere affatto la sua grande potenza. Mai da quando mi ebbe tutto sono stato oltraggioso nei suoi confronti, anzi l’amo di più con cuore leale e sincero, tanto che da nient’altro spero maggiore vera gioia; sarà un grande peccato, se decide di non curarsi di me.

VI. Il grande valore e il pregio rinomato e il dolce diletto che nascono a Marsiglia sono stati combattuti da disgraziati traditori, ma poi il crimine malvagio e i falsi rumori sono cessati. Perciò dovete aver nome di sorelle, perché entrambe insieme Dio vi fa valere di più, malgrado quelli che mi fanno dolere il cuore.

VII. E me ne andrò lì, dove Nostro Signore morì e risorse per noi tutti peccatori; e mi soccorra la sua grande dolcezza, per quanto è puro, amoroso e verace e misericordioso; e mi lasci fare completamente il suo volere. E al buon re doni Dio la forza e la possibilità di conservare così il suo buon pregio.

VIII. Donna Vierna, vorrei tornare e restare con voi, se me ne desse la possibilità il mio Chastiatz, ma troppo si fa temere.

1. Il Bels Amics cars dell’incipit (cfr. anche vv. 13 e 22) è una donna, come confermano i vv. 40-42 in cui il poeta si rivolge evidentemente a due donne, quella dell’incipit (probabilmente Eudossia di Costantinopoli, il cui dan [v. 22] è di essere stata ripudiata dal marito Guglielmo VIII di Montpellier) e Na Vierna (cfr. da ultimo Avalle, p. 27, p. 42, nota 90 e pp. 228-229, nota 43); diversamente Lejeune, che propone di identificare Bels Amics cars con Giraut Amic, castellano di Avignone, e Hoepffner, che pensa a Raimon Barral, signore di Marsiglia, per poi confessare di non capire cosa c’entrino le due donne dei vv. 40-42, difficoltà testuale contro cui urta anche l’ipotesi di Lejeune (cfr. Rita Lejeune, «Les personnages de Castiat et de Na Vierna in Peire Vidal», in Annales du Midi, 55, 1943, pp. 337-368, alle pp. 512-513; Ernest Hoepffner, Le troubadour Peire Vidal. Sa vie et son oeuvre, Paris 1961, p. 100 e p. 101, nota 1). 

3. Avalle ipotizza un errore d’archetipo (veus A; veg CR; veez D; veiz c) e ricostruisce la lezione venz contro veg delle edizioni precedenti.

18. Se faire esquiu vale «addolorarsi o adirarsi» secondo Avalle che così intende esquius («doloroso» o «ostile») anche al v. 29 (cfr. Avalle, p. 30, nota 18); in entrambi i casi intenderei piuttosto ‘schivo’ (cfr. SW III, p. 285, s. v. esquiu «scheu»; e REW, p. 660, 8002, s. v. germ. skiuhan da cui anche l’italiano schivare e l’aggettivo schivo), con sfumature di significato diverso e cioè ‘ritroso’ (v. 18) e ‘disdegnoso’ (v. 29).

29. Si potrebbe avere una sfumatura ipotetica, confortata dalla posizione di inizio cobla; tuttavia il contesto induce a preferire il valore conclusivo. 

48. Il bon rei potrebbe essere Alfonso II d’Aragona o anche Alfonso VIII di Castiglia; Avalle propende per il primo, dato che il componimento sembra essere stato scritto in Provenza e Alfonso II è anche signore di Provenza; con Avalle, da ultimo, Carlos Alvar (cfr. Avalle, p. 28 e Carlos Alvar, La poesía trovadoresca en España y Portugal, Barcelona 1977, pp. 78-79).

Testo

Edizione: d'Arco Silvio Avalle 1960; traduzione e note: Antonella Martorano. – Rialto 5.xii.2003.

Mss.

A 100r, C 42r, D 26v, R 17r, c 64v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Karl Bartsch, Peire Vidal’s Lieder, Berlin 1857, p. 61 (secondo CR); Joseph Anglade, Les poésies de Peire Vidal, deuxième édition revue, Paris 1923 (Classiques français du moyen âge, 11), p. 8 (aggiunge varianti di Ac); Peire Vidal, Poesie. Edizione critica e commento a cura di d’Arco Silvio Avalle, Milano-Napoli 1960, 2 voll., vol. I, p. 26 (II).

Altra edizione: Veronica Fraser, The Songs of Peire Vidal. Translation and Commentary, New York ecc., 2006, p. 187.

Metrica e musica

Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 c10 c10 (Frank 563:1). Canzone di sette coblas unissonans di sette versi e una tornada di tre versi. Rima identica ai vv. 18 e 29 (esquius) (cfr. Peire Vidal, Poesie, Indice linguistico, vol. II, p. 462, s.v. Rima, mot tornat en rim). Si osservi che la rima identica è nel subarchetipo di ACD (che si dimostra per la lacuna del v. 20); R ha antieus (‘vergognoso’), lezione di tutta la tradizione al v. 32 e perciò probabile errore d’anticipo; c onbrius.

Informazioni generali

La canzone è stata scritta sicuramente prima del 3 ottobre 1187, vale a dire prima della caduta di Gerusalemme, evento a cui manca qui qualsiasi accenno e che Peire Vidal commenta invece in altre canzoni. Importante dunque ai fini della datazione la cobla VII, con l’accenno al viaggio in Terra Santa, cobla assente nei mss. CR e quindi nell’edizione Bartsch e nella prima edizione Anglade. – Per l’identificazione dei personaggi citati ai vv. 50 e 52 si veda la nota relativa in BdT 364.10.

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