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Edizione: Anna Radaelli 1997; note: Stefania Romualdi. – Rialto 10.xii.2005.
C 332r.
Edizione diplomatica: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, Berlin 1856-1873, n. 190.
Edizioni critiche: Gabriel Azaïs, Les troubadours de Béziers, Béziers 1869, II, p. 12; Anna Radaelli, Raimon Gaucelm de Béziers. Poesie, Firenze 1997, p. 94.
Altra edizione: Francisco J. Oroz Arizcuren, La lírica religiosa en la literatura provenzal antigua, Pamplona 1972, p. 398.
Metrica: a10 b10 b10 a10 c10’ d10 c10’ d10 (Frank: 612:5). Cinque coblas unissonans di otto versi e una tornada di quattro versi.
Canzone religiosa composta nel marzo del 1265 secondo la rubrica del manoscritto C, l’unico relatore: «Lo primier sirventes que fes .R. Gaucelm de Bezers en l’an m.cc.lxv. e mars». Azaïs, nella sua edizione, data erroneamente il componimento al 1 marzo 1275. Si tratta del primo dei due sirventesi di ispirazione religiosa e morale composti da Raimon Gaucelm (il secondo è Dieus m’a dada febre tersana dobla, BdT 401.5) scaturito dal clima di forte rinnovamento spirituale che, particolarmente acceso nella seconda metà del XIII secolo, fece della città di Béziers uno dei centri più importanti di propagazione della dottrina dei nuovi Ordini Mendicanti. È un canto di pentimento in cui ricorrono le tappe salienti della predicazione quaresimale: l’invocazione al Padre, la richiesta di perdono dei propri peccati e la supplica alla Vergine, mediatrice tra Dio e l’uomo. La tradizione salmodica e la devozione mVerdanae sono saldamente intrecciati ad altri motivi peculiari della letteratura ascetica e monastica come il memento mori, e l’ubi sunt. (Sulla tradizione romanza dei canti di penitenza, cfr. Costanzo Di Girolamo, «Canti di penitenza: da Stroński a Ausiàs March», Cultura neolatina, LXII, 2002, pp. 193-209).