Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Rigaut de Berbezilh
Pauc sap d’Amor qui merce non aten
Rigaut de Berbezilh
Pauc sap d’Amor qui merce non aten
Testo

Edizione: Alberto Varvaro 1960; note: Francesco Carapezza. – Rialto 5.v.2004.

Mss.

I 89r, K 72v, a1 424, d 339v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Camille Chabaneau - Joseph Anglade, Les chansons du troubadour Rigaut de Barbezieux, Montpellier 1919, p. 76 (cf. Joseph Anglade, «Les chansons du troubadour Rigaut de Barbezieux», Revue des langues romanes, 60, 1920, pp. 201-310, a p. 277); Rigaut de Barbezieux, Le canzoni. Testi e commento, a cura di Mauro Braccini, Firenze 1960, p. 64 (VII); Rigaut de Berbezilh, Liriche, a cura di Alberto Varvaro, Bari 1960, p. 179 (VII).

Nota filologica

Al ms. a1 si oppone la coppia IK (più d, copia di K) per via dello «strafalcione grafico» (Braccini, p. 64) quanz invece di avanz al v. 11 (= 13 di Varvaro); comune a tutti i codici è l’erronea inversione delle parole-rima aten : consen in fondo alla quarta e al principio della quinta strofa, come pure «la perdita del verso 36 [= 31 di Braccini] e l’ipometria del v. 30 [= 26]» (Varvaro, p. 180). Lo stemma è dunque bipartito. – Braccini introduce le seguenti mende congetturali: qu’il 2 su «quel», non necessaria leggendo, come fa Varvaro, qu’el; no ai’alcun’e. 17, correzione indotta dal «barbarismo qualcuna con la conseguente (non classica) elisione di no» (p. 64), entrambi mantenuti da Varvaro (n’aia qualcun’e. 20) «perché non ci soccorre una congettura convincente» (p. 185 n. 20; Ziltener, pp. 400-401, propone una diversa interpretazione dell’intera strofa III che non risolve comunque il problema linguistico); l’integrazione, per motivi semantici, dell’avv. no 25 seguito da un’improbabile sinalefe (cf. p. 67 n. 24-25) è evitata da Varvaro che interpreta la prop. incidentale (v. 29) come «concessiva esclamativa, naturalmente con significato negativo» (p. 185 n. 29): ‘e avesse pur altra speranza che non la morte’ (p. 182); non 27 (= 31) per no·l, ma il pronome tràdito potrebbe riferirsi a la gran dolor del verso precedente (cf. Varvaro, p. 186 n. 31); laissetz 36 (= 41) per laissatz: «l’uso dell’indicativo per l’imperativo negativo sarà forse italianismo di copista» (Varvaro, p. 186 n. 41). Divergenze di scansione sono infine no n’a. 1 vs non a. e sen esmenda 23 (= 27) vs senes menda (cf. Varvaro, p. 185 n. 27; Ziltener, p. 401 n. VII:27, è con Anglade e Braccini).

Metrica e musica

Metrica: a10 a4 b6’ b10’ c10 c10 a10 a10 (Frank 161bis:1, unicum), così Varvaro; oppure a10 (a)b4+6’ b10’ c10 c10 d10 d10 (Frank 678a), così Braccini, ma a torto secondo Werner Ziltener, Zeitschrift für romanische Philologie, 78, 1962, pp. 393-405, a p. 400. Cinque coblas unissonans e una tornada di quattro versi; otto mots-refrain si alternano secondo un originale procedimento di retrogradatio, «forse più complesso della stessa sestina» (Varvaro, p. 34): «Le parole-rima dei vv. 3-4 e 5-6 di ogni strofe si invertono ogni volta reciprocamente, mentre quelle dei versi 7-8 passano nella strofe seguente alla posizione 1-2, per tornare poi ai vv. 7-8, ma in ordine inverso. A differenza della sestina, dunque, il movimento non è generale ma per gruppi di due o quattro versi; la ripetizione dello schema iniziale si verifica però solo dopo nove scambi» (p. 35), sicché l’ordine della prima strofa è lo stesso della quinta ed ultima. La diversa interpretazione metrica del secondo e terzo verso di ogni strofa (un quaternario e un senario contro un unico decenario con parola-rima interna) è causa della divergenza nel computo dei versi presso i due editori.

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