Testo: Luca Gatti, Rialto 18.i.2018. 1. I precedenti editori leggono nel verso due battute di dialogo: «Chantar vuilh – per qe? – ja·m platz». Si preferisce snellire il costrutto verbale: non a caso, un verso con all’interno due battute si rinverrà solo alla sesta cobla (v. 42), nel climax del tormento interiore. La lettura era già stata in parte suggerita da Appel, «Poésies provençales inédites», p. 9: «On pourrait lire aussi sans interruption». 3 Qin’. Da quina, per cui cfr. PD, s.v. quinh, «quel, de quelle sorte» (ma vedi Appel, «Poésies provençales inédites», p. 9). 7 no·t. Al fine di correggere l’ipermetria si accoglie la soluzione più economica proposta da Appel, «Poésies provençales inédites», p. 9: «Une syllabe de trop. On peut corriger n·ot [poi corretto in no·t nella seconda edizione] creiria ou no·l te creira». L’emendatio è accolta anche da Shepard - Chambers. 9 sas. Si corregge la flessione dell’aggettivo possessivo (come Appel e Shepard - Chambers), per cui vedi almeno En mon cor ai tal amor encobida (BdT 16.14), v. 32: «car totz lo mons enveia sas beutatz». 14-15. Si preferisce l’interpunzione stabilita da Appel, dal momento che la segmentazione proposta da Shepard - Chambers («– Si be. – Doncz, de qe·m mescres / sai? – Si es. – Platz mi e sos bes») prevede enjambement, altrove non attestato nel testo. Inoltre, Appel, «Poésies provençales inédites» p. 10, prevede la possibilità di un intervento, pur non attuato: «Il faut, je pense, supprimer e, et, probablement, lire tos au lieu de sos». 16. Il passo sembrerebbe sottintendere il verbo chantar, le cui ragioni sono dibattute nei versi precedenti. 17 s’aisi no fos. L’interpretazione di Appel «sai, si no fos», sebbene plausibile, non trova riscontro nella citazione di Berenguer de Noya (cfr. anche Shepard - Chambers, The Poems, p. 108) e, in secondo luogo, parrebbe una parziale ripetizione del v. 15. 19 tan ni qan. La traduzione di Shepard - Chambers, The Poems, p. 108, «at all», è erronea; il senso della locuzione è stato invece correttamente inteso da Negri, Aimeric de Peguillan, p. 71, che traduce «almeno un poco». Vedi anche N’Elyas, conseill vos deman (BdT 10.37 = 136.5), v. 23: «cill que non amon tan ni qan». 29. Nel manoscritto il verso in realtà corrisponde al v. 32: «Cre me tu qe merseian. A/man siruen (et) preian. Conqer hom amia. La on gares not ualdria». Lo scambio fra i vv. 29 e 32 è necessario per ragioni metriche, nonché per il senso generale del passo. 41. Si preferisce la soluzione interpuntiva di Shepard - Chambers (Appel propone invece «e·ls afans qe m’a tardatz»), dal momento che anche la quinta cobla presenta aposiopesi nel verso iniziale. – tardatz. Appel, «Poésies provençales inédites», p. 10, reputa plausibile anche la lezione cargatz: «Il était plus usuel de dire don m’a cargatz, mais la construction que m’a cargatz n’est pas impossible». 42 cum. La svista nel copista (cun per cum) non è segnalata nelle edizioni precedenti, nonostante sia stato messo sempre a testo cum. 47 grans. I precedenti editori correggono la flessione in granz; ad ogni modo, la grafia grans risulta maggioritaria nel corpus lirico dei trovatori ed è qui preferita. 48 medgia. Il sostantivo, particolarmente rilevante nel canzoniere di Aimeric, trova piena espressione in En aquelh temps que·l reys mori, N’Amfos (BdT 10.26), vv. 43-44: «Al bon metge maiestre Frederic / di, meggia, que de meggar no·s tric». A quest’ultimo testo allude espressamente Guillem Figueira in Bertram d’Aurel, se moria (BdT 217.1b), vv. 8-10: «Pero ben fez la metgia / e dis del rei gran lauzor, / sol que s’o tenha ad honor». [LG] |