Rialto    IdT

 

Aimeric de Pegulhan, Ades vol, de l’aondanssa (BdT 10.2),

Chantar vuilh per qe ja·m platz (BdT 10.16),

Qui la vi en ditz (BdT 10.45)


 

Circostanze storiche

 

 

 

 Nel corpus lirico di Aimeric de Pegulhan, oltre ai componimenti dedicati sia a Beatrice d’Este sia a Guglielmo Malaspina, si rinviene un unico testo indirizzato, in modo manifesto, esclusivamente a Beatrice d’Este: Chantar vuilh per qe ja·m platz (BdT 10.16). È possibile ipotizzare che la canzone sia stata composta anteriormente a quelle dedicate a entrambi i personaggi – Atressi·m pren quom fai al joguador (BdT 10.12), En Amor trop alques en qe·m refraing (BdT 10.25), Longamens m’a trebaillat e malmes (BdT 10.33), Maintas vetz sui enqueritz (BdT 10.34) e Per solatz d’autrui chant soven (BdT 10.41) –, proprio perché in Chantar vuilh per qe ja·m platz (BdT 10.16) manca il riferimento a Guglielmo Malaspina e, inoltre, dalla lettera del testo non si evince alcun invio da lontano: la composizione del testo sarà quindi avvenuta in territorio estense.

Vi sono inoltre due liriche di Aimeric indirizzate a una Beatrice non meglio specificata. Il descort Qui la vi en ditz (BdT 10.45) è dedicato a Na Biatritz (v. 3). Nel testo non si scorgono indizi che possano ricondurre la dedicataria a Beatrice d’Este. Il metro, tuttavia, viene ripreso nella tenzone fra Guillem Raimon e Ferrarino da Ferrara, Amics Ferrairi (BdT 229.1a = 150.1), con ogni probabilità composta in ambito estense; Guillem Raimon, fra l’altro, aveva dialogato con Aimeric sul nuovo marchese d’Este in N’Aimeric, qe·us par d’aqest novel marqes? (BdT 229.2 = 10.35; si veda Canettieri 1992, pp. 164-165).

La canzone Ades vol, de l’aondanssa (BdT 10.2) è parimenti dedicata a una Na Biatritz (v. 41); in questo caso, però, non è possibile avanzare alcuna ipotesi convincente sull’identificazione, poiché il riferimento onomastico è indistinto e non vi sono né elementi testuali né metrici utili a dirimere la questione. Beatrice d’Este rimane, all’interno del canzoniere di Aimeric, la Beatrice più celebrata. Quantunque sia possibile ravvisare in Na Biatritz la figlia di Azzo VI per un semplice criterio probabilistico, occorrerà in ogni caso considerare come nel planh De tot en tot es er de mi partitz (BdT 10.22) sia compianta una Beatrice nella quale è stata riconosciuta, pur con qualche dubbio, Beatrice di Mangona (cfr. le Circostanze storiche relative al testo).

In conclusione, è possibile affermare che la composizione di Chantar vuilh per qe ja·m platz (BdT 10.16) e Qui la vi en ditz (BdT 10.45) sia da riferire a un arco temporale precedente rispetto a quello delle canzoni con il doppio invio a Beatrice d’Este e a Guglielmo Malaspina, il cui termine ante quem è probabilmente la morte Azzo VI (novembre 1212), in seguito alla quale le trattative di nozze tra le due famiglie furono interrotte (vedi Bettini Biagini 1981, p. 39): è infatti del tutto inverosimile che i due testi possano essere stati composti dopo il soggiorno di Aimeric a Oramala dal 1213 al 1220 (per cui vedi almeno Caïti-Russo 2005, pp. 85-87). Quanto ad Ades vol, de l’aondanssa (BdT 10.2), l’identificazione non sicura della dedicataria impedisce di approdare a conclusioni più stringenti: qualora si trattasse di Beatrice d’Este, la datazione dovrà allinearsi a quella di Chantar vuilh per qe ja·m platz (BdT 10.16) e Qui la vi en ditz (BdT 10.45).

 

 

 

Bibliografia

 

Bettini Biagini 1981

Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981.

 

Caïti-Russo 2005

Gilda Caïti-Russo, Les troubadours et la cour de Malaspina, Montpellier 2005.

 

Canettieri 1992

Paolo Canettieri, «Na Joana e la sezione dei descortz nel canzoniere provenzale N», Cultura neolatina, 52, 1992, pp. 139-165.

  

Luca Gatti

18.i.2018


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