Rialto    IdT

 

Anonimo, Glorios Dieus, don totz bens ha creysensa (BdT 461.133b)


 

Circostanze storiche

 

 

 

 Il testo del compianto e la vignetta che l’accompagna, con cui è in relazione strettissima, nel ms. Paris, BnF, fr. 1049 raccontano l’incoronazione di Andrea d’Ungheria, mai avvenuta nella realtà storica. Infatti, nel testamento stilato quattro giorni prima di morire re Roberto stabiliva, anzi ribadiva, che i diritti ereditari della dinastia, anche in Provenza, sarebbero passati alla nipote diretta Giovanna mentre il pronipote Andrea, prossimo marito di Giovanna, avrebbe sempre goduto del solo titolo di principe di Salerno. Ma il testo del compianto e la vignetta raccontano un’altra storia. Essi si fanno infatti illustrazione e portavoce di un convincimento diffuso fin dal 1333 – quando re Carlo I d’Ungheria (Caroberto) era giunto a Napoli per sancire il contratto di matrimonio tra i due bambini – che Andrea sarebbe stato il successore di Roberto, il prossimo re di Sicilia e conte di Provenza. Entrambe le rappresentazioni ci mostrano di fatto in maniera iconica che la questione della successione al trono, accesa dalle turbolenze seguite alla morte di Carlo di Calabria (Napoli 1328), era ancora molto calda, specialmente nelle regioni provenzali. La designazione al trono della giovane nipote del re con la manifesta contravvenzione alla coustume françoise (che sarebbe diventata la legge salica) che vigeva in quelle terre richiedeva un appello accorato ai Provenzali perché si stringessero intorno a un erede maschio. È plausibile dunque che la combinazione di immagine e testo abbia utilizzato gli strumenti cari alla politica di propaganda angioina per promuovere la legittimità dinastica di uno dei membri della Casa che non fosse l’erede designata.

L’anonimo autore del compianto, un arlesiano su cui l’ambiente culturale della corte napoletana ha esercitato una influenza decisiva, fa parte dell’entourage provenzale della corte italiana dei del Balzo-de Baux. Le opinioni degli studiosi antichi su chi egli possa essere variano tra coloro che pensano a un testimone oculare (Bartsch 1856, p. viii; Bartsch 1872; p. 77, Springer 1895, p. 73) e chi a un riferitore di seconda mano ma affidabile. Tra questi, De Bartholomaeis pensa a un mercenario provenzale dell’esercito angioino di stanza a Napoli che, venuto a conoscenza dei dettagli delle ultime ore del re, compone il testo a Napoli per poi inviarlo in Provenza seguendo l’itinerario tracciato dagli invii (De Bartholomaeis 1931, vol. I, p. lxxx e vol. II, nota a p. 315; Lewent 1936, p. 224; Jeanroy 1949, p. 650). Di parere contrario Pellegrini 1934, §§ 6-8 e §§ 22-23, che pensa a un preciso poeta che scrive lontano dalla corte napoletana, a un provenzale legato ai del Balzo e portavoce dei sentimenti della Contea per la casa reale, il nizzardo Guilhem Boyer. Lo studioso avanza questa identificazione sulla scorta di una citazione di Jean de Nostredame nelle Vies des plus celebres et anciens poetes provensaux (ed. Chabaneau - Anglade 1913, cap. lxx, §§ 8 e 22-23). Guilhem Boyer, matematico e naturalista al servizio di Carlo II e Roberto, che gli avrebbe assegnato la podesteria di Nizza, fu trovatore altrimenti sconosciuto, che pare avesse composto canzoni dedicate agli Angiò oltre che una in lode di una dama di Berre, territorio dei de Baux. L’ipotesi di Pellegrini trova una sua plausibilità nella recensione di Pelaez 1935, pp. 188-189, mentre viene variamente respinta nei rendiconti di Lewent 1936, pp. 122-124, Hoepffner 1936, pp. 520-521, e Jeanroy 1936, p. 329. Riprendendo l’argomento, Pellegrini 1963, p. 80, attenua ma non abbandona la sua proposta. Non è da escludere piuttosto che l’autore della conplancha possa essere un minorita. La semplicità d’espressione che accompagna la naïveté della scena e degli atti rappresentati nella miniatura ricorda infatti le elementari e immediate figurazioni francescane. La miniatura a c. 14v che rappresenta re Roberto con il mantello regale indossato sopra il saio, come nel suo monumento funebre commissionato e realizzato dai fratelli fiorentini Pacio e Giovanni Bertini per la Chiesa del Convento di Santa Chiara a Napoli tra il 1343 e il 1346, valorizza l’ipotesi (cfr. Radaelli 2016, cap. 2, §§ 3-5).

Si propone di considerare come termine post quem per la datazione il 19 febbraio 1344 (un anno dopo la morte di Roberto e un mese dopo l’entrata della regina Sancia nel convento di Santa Croce a Napoli), quando, per volere di Clemente VI fu concesso ad Andrea il titolo reale, ma non l’investitura del Regno (si spiegherebbe così l’espressione «rey c’uey es» dei vv. 109 e 137), e come data ante quem il 28 agosto 1344, giorno dell’omaggio solenne di Giovanna al cardinale Aimeric de Châtelus, legato pontificio, che le conferiva in via esclusiva l’investitura feudale e le prerogative di una regina in Santa Chiara a Napoli (cfr. Radaelli 2018, pp. 43 e 58) .
 

 

Bibliografia

 

Andrews 1977

Antonio da Tempo, Summa Artis Rithimici Vulgaris Dictaminis, a cura di Richard Andrews, Bologna 1977, pp. 77-80.

 

Bartsch 1856

Karl Bartsch, Denkmäler der provenzalischen Literatur, Stuttgart 1856.

 

Bartsch 1872

Karl Bartsch, Grundriss zur Geschichte der provenzalischen Literatur, Elberfeld 1872.

 

Boutière 1936

Jean Boutière, recensione a Pellegrini 1934, Romania, 62, 1936, pp. 122-124.

 

Hoepffner 1936

Ernst Hoepffner, recensione a Pellegrini 1934, Revue des langues romanes, 67, 1936, pp. 520-521.

 

Jeanroy 1936

Alfred Jeanroy, recensione a Pellegrini 1934, Annales du Midi, 48, 1936, p. 329.

 

Jeanroy 1949

Alfred Jeanroy, «Complainte sur la mort de Robert d’Anjou, comte de Provence et roi de Naples», Histoire littéraire de la France, XXXVIII, Paris 1949, pp. 645-652.

 

Lewent 1936

Kurt Lewent, recensione a Pellegrini 1934, Zeitschrift für französische Sprache und Literatur, 60, 1936, pp. 224-236.

 

Monaci 1889

Ernesto Monaci, Testi antichi provenzali, Roma 1889.

 

 Pelaez 1935

Mario Pelaez, recensione a Pellegrini 1934, Studj romanzi, 25, 1935, pp. 188-189.

 

Pellegrini 1934

Silvio Pellegrini, Il “Pianto” anonimo provenzale per Roberto d’Angiò, Torino 1934.

 

Pellegrini 1962

Silvio Pellegrini, «Un topos letterario-storiografico. A proposito del compianto provenzale per Roberto d’Angiò», Critica storica, 1, 1962, pp. 10-22 (poi in Id., Studi rolandiani e trobadorici, Bari 1964, pp. 203-221).

 

Pellegrini 1963

Silvio Pellegrini, «Ancora sul ‘pianto’ provenzale per Roberto d’Angiò», Studi francesi, 19, 1963, pp. 79-81.

 

Radaelli 2016

Anna Radaelli, Il “Libre de Barlam et de Josaphat” e la sua tradizione nella Provenza angioina del XIV secolo, Roma 2016.

 

Radaelli 2018

Anna Radaelli, «Tra finzione e realtà: la conplancha per Roberto d’Angiò, una voce per un re immaginato», Lecturae tropatorum, 11, 2018, 70 pp.

 

 Spinger 1895

Hermann Springer, Das altprovenzalische Klagelied, Berlin 1895.

 

Anna Radaelli

11.ix.2018


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