Rialto    IdT

 

Bertran de Born, Be·m platz car trega ni fis (BdT 80.8)


 

Circostanze storiche

 

 

 

 Il principale evento storico che fa da cornice al componimento è la terza crociata (1189-1192), che vide i protagonisti della scena politica occidentale, Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto (a cui va aggiunto naturalmente Federico Barbarossa, che morì però nel 1190), impegnati nel tentativo di sottrarre Gerusalemme al Saladino. In particolare, fu Riccardo Cuor di Leone a ottenere i maggiori risultati, recuperando San Giovanni d’Acri nel luglio 1191. Proprio la spartizione del bottino e il riconoscimento della responsabilità nell’assedio e nella resa di San Giovanni d’Acri (insieme a pareri divergenti sul futuro erede al trono di Gerusalemme) furono all’origine di dissidi tra Riccardo, Filippo e Leopoldo V d’Austria, al quale spettò il comando delle truppe imperiali alla morte di Federico Barbarossa e Federico VI di Svevia. In seguito a tali scontri, nell’agosto 1191, Filippo e Leopoldo lasciarono la Terrasanta, mentre nel settembre 1192 Riccardo giunse a una tregua col Saladino, benché Gerusalemme fosse rimasta in mano ai musulmani. Il 9 ottobre Riccardo lasciò la Terrasanta e sulla strada di ritorno fu catturato dal duca Leopoldo V d’Austria, con cui – come accennato – c’erano stati contrasti già al tempo della battaglia di San Giovanni d’Acri. Riccardo Cuor di Leone fu ceduto all’imperatore Enrico VI di Svevia, che nel frattempo era salito sul trono imperiale in quanto figlio del Barbarossa, e fu rilasciato dopo quindici mesi in seguito al pagamento di un riscatto di 150.000 marchi d’argento (cfr.  Runciman 1951, vol. III, pp. 73-75).

Nel 1192, proprio durante l’assenza di Riccardo Cuor di Leone e dopo il ritorno anticipato di Filippo Augusto, i nobili dell’Aquitania ne approfittarono per insorgere in una rivolta. In particolare i baroni ribelli appartenevano alla regione compresa tra il Poitou e la Guascogna, come il conte del Périgord e il visconte di Brosse, mentre l’insurrezione fu chiaramente alimentata dai nemici di Riccardo, come il conte di Tolosa. Al siniscalco di Aquitania, Pierre Bertin, venne in aiuto anche il cognato di Riccardo Cuor di Leone, Sancho di Navarra, con un ampio manipolo di cavalieri: insieme i due riuscirono a guidare l’offensiva, invadendo Tolosa. Intanto, la cattura di Riccardo Cuor di Leone favorì anche Filippo Augusto, con cui i rapporti si erano inaspriti durante la crociata. Filippo, infatti, approfittando dell’assenza del re inglese, cercò di sottrargli diversi possedimenti e per prima cosa si impegnò a negoziare con il suo fratello più piccolo, Giovanni senza Terra, il quale era a sua volta desideroso di succedere a Riccardo. Nell’aprile 1193 Filippo Augusto cinse d’assedio, pur senza successo, Rouen; in seguito, con il trattato di Mantes stipulato il 9 luglio 1193, i rappresentanti del trono di Riccardo confermarono l’egemonia di Filippo su tutti i territori che aveva conquistato e su buona parte della Normandia orientale, mentre il conte Aimar d’Angoulême, che aveva giurato fedeltà a Filippo Augusto, veniva rilasciato dalla prigionia che gli era stata imposta durante la repressione della rivolta del 1192 (cfr. Turner - Heiser 2000, pp. 226-227).

In questo clima appare evidente che il rilascio di Riccardo Cuor di Leone, se da un lato non fu affatto gradito a Filippo Augusto o ai baroni aquitani che si erano sollevati, fu invece accolto con speranza da parte di chi, come Bertran de Born, gli era rimasto fedele. Quando Riccardo fu liberato, nel febbraio 1194, e rientrò in Inghilterra, il 13 marzo 1194, dovette darsi immediatamente da fare per ristabilire l’autorità che era stata indebolita durante la sua assenza. Proprio in prossimità dell’arrivo di Riccardo in Inghilterra si colloca la stesura di Be·m platz car trega ni fis (BdT 80.8), benché la varia lectio di cui disponiamo ci ponga dinanzi a una prima difficoltà di datazione.

Il problema è dato, nello specifico, dal v. 37, per il quale il ms. A legge Pois q’er vengutz d’Alamaigna (‘una volta che/dopo che sarà venuto dalla Germania’), mentre i restanti testimoni DFIK tramandano la lezione Pos F, Puois DK, vengutz (venguz DF) es d’A. (‘poiché/ora che è giunto dalla Germania’). Tale variante costituisce, come è evidente, un elemento in grado di incidere sulla valutazione delle coordinate cronologiche del componimento. L’occasione che lo ha originato oscillerebbe infatti tra il rientro di Riccardo dalla prigionia in Germania e l’aspettativa di un suo prossimo rientro (dunque il testo sarebbe stato composto immediatamente dopo il 13 marzo 1194 o immediatamente prima). Alla lezione del v. 37 si aggiunge la razo trasmessa dal ms. F, in cui vengono narrate le circostanze che sarebbero all’origine del componimento (desiderio del trovatore di vedere vendicati da parte del re gli abusi e le ingiustizie perpetrate a suo danno in Limosino durante la sua assenza) e la stesura del sirventese sembra essere collegata al fatto che Bertran avrebbe appreso che Riccardo era ormai prossimo ad essere liberato («E qan Bertrans de Born saup que·l reis devia essir de preison, molt fo alegres per lo gran ben q’el sabia q’el auria del rei e per lo dan que seria a son enimics»; testo Gouiran 1985, vol. II, p. 699).

Secondo Gouiran, che basa il testo critico sul ms. A e pubblica il sirventese preceduto dalla razo di F, «on peut donc penser que Be·m platz car trega ni fis a été composé aux alentours de l’arrivée de Richard en Angleterre (sans doute avant, d’après le v. 37 du ms. A, dont DFIK semblent présenter une version modifiée à la suite de l’élargissement de Richard)» (Gouiran 1985, vol. II, p. 697).

Diversa, invece, è l’opinione di De Bartholomaeis, che riproduce il testo Thomas e Stimming 1892 leggendo al v. 37 «puois vengutz es d’Alamanha», e argomenta «da’ vv. 25-6, 37 appare che il re è già stato liberato: egli non si trova più in Allemagna; dunque, si trova in Inghilterra, donde B. de B. vorrebbe che passasse nei domini di terraferma. La poesia è quindi posteriore al 23 marzo 1194, nel quale giorno Riccardo rientrò in Londra» (De Bartholomaeis 1931, vol. I, p. 40). Per quanto concerne, invece, la discrepanza legata al commento che precede il testo in F, secondo cui il sirventese sarebbe anteriore al 2 febbraio 1194, De Bartholomaeis parla di una inesattezza della razo, probabilmente legata al fatto che l’autore di essa fu un italiano, come tante se ne trovano nella produzione biografico-esegetica che accompagna la poesia dei trovatori.

Paden - Sankovitch - Stäblein 1986, che accolgono a testo la lezione di A leggendo al v. 37 «Pois q’er vengutz de la Maigna», ipotizzano d’altra parte che «Bertran waited impatiently for Richard to retourn to the Limousin (vv. 26, 37), which he did not do».

Un ulteriore richiamo storico, in ragione del quale questo sirventese è inserito nel corpus dei componimenti relativi alla storia d’Italia, è contenuto nella tornada, in cui il trovatore spiega che Federico Barbarossa non si sarebbe mai dato a un affare simile a quello di suo figlio Enrico, quando quest’ultimo catturò dei pellegrini, cosa che gli avrebbe consentito di impossessarsi della Puglia e della Romagna. Il riferimento è, chiaramente, all’impegno di Enrico VI in Italia per assicurarsi l’eredità sveva e normanna. Egli, infatti, aveva ricevuto in moglie Costanza d’Altavilla, erede al trono di Sicilia; a contestare a Enrico il potere sul regno normanno fu tuttavia Tancredi di Lecce, nipote illegittimo di Ruggero II. Grazie anche al finanziamento ricevuto con il riscatto di Riccardo Cuor di Leone, Enrico VI potette dedicarsi nuovamente, nel 1194, alla conquista della Sicilia, dopo una prima spedizione militare fallita nel 1191.

Secondo De Bartholomaeis 1931, vol. I, p. 42, due possono essere gli avvenimenti storici ai quali fanno accenno, nello specifico, i versi della tornada. Il primo potrebbe essere proprio la cattura di Riccardo Cuor di Leone nel 1192: se infatti tale cattura avvenne da parte di Leopoldo V d’Austria, la consegna del sovrano inglese a Enrico VI fa sì che egli fosse avvertito come il diretto responsabile; questa ipotesi appare oltretutto supportata dal fatto che nel componimento è fatta allusione alla prigionia di Riccardo e al suo rilascio. L’altro episodio, invece, consisterebbe nello sfruttamento, da parte di Enrico VI durante la sua discesa in Italia nel maggio 1194, di un manipolo di pellegrini diretti in Siria, che avrebbero aiutato l’imperatore a conquistare il regno di Sicilia. Secondo lo studioso, infine, che come abbiamo visto ritiene che il sirventese sia posteriore al rientro in Inghilterra di Riccardo Cuor di Leone, «mentre il poeta scriveva, l’imperatore era già tornato nel Nord, attraverso la Marca d’Ancona e la Romagna. Siamo pertanto dopo il giugno 1195, e avanti la morte di Aimaro, della quale non conosciamo il giorno, ma che seguì entro il detto anno» (De Bartholomaeis 1931, vol. I, p. 43).

Secondo Paden - Sankovitch - Stäblein 1986, p. 434, «this song was written some time between September 15 (v. 53) and the death of Aimar the Younger of Limoges in 1195 (v. 38)». Per gli editori, infatti, il v. 53 farebbe allusione al fatto che Enrico VI, durante la sua discesa al sud, fece una pausa a Bologna per sedare alcuni disordini civili, mentre dopo la vittoria a Salerno (15 settembre 1194), egli ricevette l’omaggio delle città di tutta la Puglia (cfr. anche Toeche 1867, pp. 331-336).

A seconda dell’interpretazione di diversi elementi (attendibilità o meno della razo di F; lezioni concorrenti di A e di DFIK per il v. 37 e suoi ipotetici riferimenti; decifrazione della tornada, che ricordiamo potrebbe essere anche un’aggiunta posteriore) il sirventese può essere datato prima del febbraio 1194 (prima cioè della liberazione di Riccardo) e dopo l’estate del 1194 (tra maggio e giugno infatti l’armata di Enrico VI discese verso il sud).

 

 

Bibliografia

 

De Bartholomaeis 1931

 Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Gouiran 1985

Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’oeuvre de Bertran de Born, 2 voll., Aix-en-Provence 1985.

 

Paden - Sankovitch - Stäblein 1986

William D. Paden - Tilde Sankovitch - Patricia H. Stäblein, The poems of the Troubadour Bertran de Born, Berkley - Los Angeles 1986.

 

Runciman 1951

Steven Runciman, A History of the Crusades, 3 voll., Cambridge 1951.

 

Toeche 1867

Theodor Toeche, Kaiser Heinrich VI, Leipzig 1867.

 

Turner - Heiser 2000

Ralph V. Turner - Richard R. Heiser, The Reign of Richard Lionheart: Ruler of Angevin Empire 1189-99, London and New York 2000.

  

Francesca Sanguineti

3.iv.2017


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