Rialto    IdT

 

Frederic de Sicilia, Ges per guerra no·m chal aver consir (BdT 160.1),

Coms d’Empuria, A l’onrat rei Frederic terz vai dir (BdT 180.1)


 

Circostanze storiche

 

 

 

Lo scambio di sirventesi tra Federico III di Sicilia e il conte d’Empúries Pons Uc (Ponç Huc) è da collocarsi nel quadro dello scontro che, dopo la morte del padre Pietro III d’Aragona (1285) e del fratello maggiore Alfonso III (1291), oppose Federico al fratello secondogenito Giacomo per il regno di Sicilia. Ancora non del tutto chiari i dettagli storici, pur in presenza di un quadro generale che ormai appare delineato nella bibliografia specialistica. I due sirventesi risalgono, a seconda degli studiosi, al 1296 o al 1298: a mio avviso al 1298, giacchè (come argomenterò in un prossimo intervento) con ogni probabilità ci si riferisce a uno scambio diplomatico tra Federico e Giacomo nel 1298 per il tramite di Montaner Pérez de Sosa (della questione avevano già fatto cenno Amari 1843, II, p. 114; e Sobrequés i Vidal 1957, pp. 90-91; si veda poi, da ultimo, Riquer 1975, pp. 1687-1688).

Va chiarita in primis la questione della numerazione dinastica di Federico: II o III? E qui la risposta sta nella prospettiva imperiale in cui Federico volle porsi autodefinendosi “terzo”. Federico di Aragona, acclamato re di Sicilia prima a Palermo nel dicembre 1295, poi a Catania nel gennaio 1296, si autoqualifica «Fredericus tercius, rex Siciliae, Ducatus Apulie ac Principatus Capue» (Guida - Larghi 2014, p. 195). Già Bastero 1724, p. 82, dedica una scheda a «Federigo III, Re di Cicilia», attirando l’attenzione sul fatto che, «benché sia egli appellato col solo nome di Don» nella rubrica del ms., nella risposta del conte sia indicato come «Rei Frederic terz» e dunque «chiaramente apparisce, che egli fu il re di Cicilia Federigo III» (tornerò in altra sede su quella che a me pare una certa tendenziosità ‘guelfa’, o comunque filofrancese, nella rubrica attributiva, in una sezione del canzoniere nella quale sono peraltro raramente presenti rubriche attributive). Per ogni altra notizia su Federico III rimando, oltre che a De Stefano 1956, alla bibliografia qui di séguito citata e discussa. Non si scordi, in ogni caso, che la figura di Federico è davvero di peso nella storia (siciliana, italiana, europea e imperiale) negli anni tra la fine del XIII secolo e la sua morte (avvenuta nel 1337). E andrà sottolineato con Vatteroni 1999, p. 82, come «attorno alla figura di Federico III d’Aragona» si diffonda «in ambienti ghibellini e spirituali» una «tradizione millenaristica antiangioina e antipapale» (fissa bene i termini della questione federiciana Cambi 2015).

Di rilievo il fatto che esiste un corpus, esiguo ma significativo, di testi occitanici legati a Federico III: perché andrà considerato anche Seigner n’enfantz, s’il vos platz, BdT 461.219 (tràdito dal solo F), conselh ed esortazione all’Infante Federico (da collocarsi nel 1295 secondo la BEdT). A parere di Tobler 1900, pp. 239-240, l’autore è catalano; De Bartholomaeis 1931, II, pp. 294-295, avanza l’ipotesi che possa trattarsi dello stesso «Ugo de Empurias» del nostro scambio di sirventesi (cfr. anche De Bartholomaeis 1943, p. 304). Va però rilevato che i motivi linguistici (supposte deviazioni dalla norma su cui si era soffermato Stengel 1878, col. 63), in base ai quali Tobler ipotizza una catalanità dell’autore, sono giustamente revocati in dubbio da Ruggieri 1953, p. 212, nota 19.

Va sottolineato, infine, che il nostro scambio di sirventesi è immediatamente preceduto sul ms. da un altro sirventese (Ja non cugei qe m’aportes ogan, BdT 461.141: anch’esso unicum di P e ascrivibile al 1276-7), che, con orientamento ghibellino, si scaglia contro Carlo d’Angiò e i francesi e parla dell’Enfan don Pier (il futuro Pietro III d’Aragona, padre di Federico) e della Sicilia. Trascrivo la terza cobla (quella dedicata, appunto, a Pietro) dall’ed. fornita da Blasi 1931, p. 45 (vv. 15-21):

 

L’enfan don Pier se degra trar enan,
Per gran esforz, a[b] ses Aragones,
Car son arditz, e tan d’armas apres,
Don pro vasal li rendon per veniansa;
E ge chuit q’il faran faitz valens
Ver sella part ond lor vien duol chucenç,
Es autramen non vivran ab onransa

«L’infante Don Pietro si dovrebbe portare avanti, con grande impeto, insieme coi suoi Aragonesi, perché sono arditi e tanto destri nelle armi, per cui i vassalli gli rendono servizio, mentre fanno la loro vendetta, ed io credo che essi compieranno gesta nobili verso quella parte (la Sicilia) donde loro viene un dolore cocente; e diversamente non vivranno con onore» (Blasi 1931, p. 46).

 

Più in generale andrà rilevato che tutti i tre i sirventesi (lo scambio qui oggetto di analisi e Ja non cugei qe m’aportes ogan, BdT 461.141) si trovano sul manoscritto all’interno di un gruppo di «diversi componimenti di argomento politico» che «in forma [...] esplicita rinviano all’Italia» e che «appaiono, sia adespoti che provvisti di rubriche, tutti comunque integri e in testimonianza unica, frammisti alle poesie di matrice provenzale o angioina» (Asperti 1995, p. 179). E tenendo conto della datazione dello scambio tra Federico e il conte, da collocarsi, come si è detto, nel 1296 o nel 1298, comunque a stretto ridosso della data di confezionamento del canzoniere, apparirà chiaro come ancora a fine secolo il sirventese e la poesia provenzale tutta rivestano un’importante funzione politica e anzi siano strumento di azione politica, come già aveva ben visto Amari 1843, p. 192: «ambo i componimenti, se non han pregio di poesia, servono alla istoria, perché fedelmente dipingono l’animo di Federigo e le sue condizioni politiche» (nella stessa direzione poi anche Ruggieri 1953 e Riquer 1975; e si ricordi che già in occasione della crociata antiaragonese Pietro III, il padre di Federico, aveva rivolto «in versi provenzali un appello alla lealtà degli Aragonesi e dei Catalani»: Ruggeri 1953, p. 207). Bisognerà dunque insistere sul fatto che Federico erge consapevolmente a proprio modello Guillem de Berguedan, il più importante dei trovatori catalani, i cui sirventesi, nei quali emergono le lotte interne tra nobili e l’inimicizia con il re Alfonso, sono tra le più importanti esperienze di poesia come strumento di lotta politica. E d’altro canto, come scrive Asperti 1999, «la presenza di un ambiente riconducibile ai sovrani ricorre dunque, in forma continua, sull’arco di più di un secolo, tra XII e XIII, e riemerge con rinnovata forza a metà del XIV: è un tratto caratterizzante e in qualche misura distintivo della tradizione catalana dei trovatori in lingua d’oc».

Per quanto riguarda il sirventese di responsiva A l’onrat rei Frederic terz vai dir, BdT 180.1, appare problematico definire la numerazione dinastica per il conte d’Empúries Pons Uc (Ponç Huc), che oscilla tra IV e V a seconda degli studiosi (per esempio, Ponç Hug V in due studi di Cingolani 2009 e 2010; Ponç Hug IV nel programma del recente XXVI Festival Terra de Trobadors de Castelló d’Empúries. Castelló d’Empúries, 8-11 settembre 2016: «Ramon Llull i el pensament medieval»); e ancor più problematiche (perché fondamentali per interpretare e datare lo scambio di sirventesi) la questione del preciso momento della disputa che oppose Federico al fratello Giacomo in cui collocare lo scambio di versi; e quella della reale natura del rapporto tra i due corrispondenti (alleati o facenti parti di schieramenti opposti? o entrambe le cose in momenti differenti?). Più in particolare, non è chiaro da quale parte si schierasse il conte in occasione della battaglia di Capo d’Orlando (4 luglio 1299, che in qualche modo segna l’inizio del tramonto della stella di Federico). Leggendo la bibliografia in proposito (soprattutto Amari 1843; Milá y Fontanals 1861; De Bartholomaeis 1931; Ruggieri 1953; Cluzel 1957-8; Fodale 1995), la situazione è caotica. Ora mettono un certo ordine Guida - Larghi 2014, p. 433: Pons Uc, «così come gli ascendenti del suo casato, fu fedele ai legittimi detentori della corona d’Aragona; al fianco del re Pietro III partecipò alla “crociata” del 1282 e alla difesa dall’invasione francese nel 1285 [...]. In seguito alla morte del sovrano e all’improvvisa scomparsa del figlio primogenito Alfonso, P. U. si schierò dal lato di Giacomo II nei contrasti che l’opposero al fratello minore Frederic (III) de Aragon e per il suo attaccamento ottenne la nomina ad ammiraglio della flotta regia. In tale quadro si recò in Sicilia nel 1291, proprio nella fase più acuta della discordia fra i due cadetti del lignaggio aragonese, ma fece ritorno in terra iberica nel 1292, lasciando nell’isola il fratello Ughetto che lo aveva accompagnato nella spedizione. Quando, nel 1298 (o, secondo alcuni studiosi, nel 1296), Federico, proclamato re di Sicilia, tentò un’estrema via di conciliazione col fratello Giacomo II ricorrendo persino alla composizione di due cobbole di otto decenari (più una tornada) per convincere i baroni aragonesi delle sue buone ragioni e per indurli ad intervenire sul monarca perché desistesse dai suoi preparativi di guerra, P. U. rispose con un testo di eguale lunghezza e medesima struttura metrico-rimica nel quale con grande garbo ricordò i legami di fedeltà dinastica e augurò una pacifica soluzione della vertenza. [...] Nel luglio 1299, durante la battaglia navale di Capo d’Orlando, P. U. si dispose ancora con le sue galee dalla parte di Giacomo II, mentre il fratello Ughetto ritenne più giusto battersi per la causa di Federico. Anche i rapporti tra P. U. e Giacomo II entrarono però in crisi nel primo lustro del ’300 e il conte dovette subire l’ostracismo del re». Sull’equivoco, in cui sono incorsi molti studiosi, circa la collocazione di Pons Uc in occasione della battaglia di Capo d’Orlando dovette pesare la confusione tra Uc e Ughetto, così come dimostra, per esempio, un’annotazione di Heinrich Finke, il quale, ricordando che in una lettera dell’agosto 1299 diretta a G. de Solanis, scriptor di Giacomo II, si dice tra l’altro, parlando della battaglia di Capo d’Orlando: «dolendum est quia Hugo Dampuris, en Blasco [...] et alii Catalani et Aragonenses tantum erraverunt propter infamiam patrie» (Finke 1908, p. 64), scrive (ibidem, nota) che Hugo Dampuris «ist der katalanische Dichter». La figura del conte d’Empúries andrà collocata all’interno del notevole centro di produzione di testi in volgare che dovette essere tra l’ultima parte del XIII secolo e i primi decenni del XIV Castelló d’Empúries, come rivela la raccolta di una trentina di testi in volgare databile tra il 1288 e il 1339 e presente tra le coperte pergamenacee dei protocolli che provengono da uno dei due fondi notarili pubblici della città e ora conservati presso l’Archivio storico di Girona (la raccolta è stata pubblicata da Pujol i Canelles 2001; si attende ora la nuova edizione a cura di Anna Radaelli). Non solo: il casato è cantato da Raimon Vidal de Bezaudun in Abril issi’ e mais intrava, vv. 823 e ss. (la data di composizione è compresa tra il 1196 e il 1213: cfr. Tavani 1999, pp. 38-39 e Lazzerini 2001, p. 220). Così come in uno dei suoi ensenhamens (En aquel mes de Mai) Amanieu de Sescas definisce il nostro conte «emperaire d’Amor» (vv. 676-677: e·l coms Enpurias, / enperaire d’amor, ed. Sansone 1977, p. 229).

 

 

Bibliografia

 

Amari 1843

Michele Amari, La guerra del Vespro siciliano, o Un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII, seconda edizione accresciuta e corretta dall’autore e corredata di nuovi documenti, Paris 1843.

 

Asperti 1995

Stefano Asperti, Carlo I d’Angiò e i trovatori. Componenti «provenzali» e angioine nella tradizione manoscritta della lirica trobadorica, Ravenna 1995.

 

Asperti 1999

Stefano Asperti, «I trovatori e la corona d’Aragona. Riflessioni per una cronologia di riferimento», Mot, So, Razo, 1, 1999, pp. 12-31.

 

Bastero 1724

La Crusca provenzale, ovvero le voci, frasi, forme, e maniere di dire, che la gentilissima, e celebre lingua toscana ha preso dalla provenzale [...]. Aggiuntevi alcune memorie, o notizie istoriche intorno agli antichi poeti provenzali padri della poesia volgare [...] cavate da mss. Vaticani, Laurenziani e altronde. Opera di don Antonio Bastero [...]. Volume primo [e unico edito], Roma 1724.

 

BEdT

Bibliografia elettronica dei trovatori, a cura di Stefano Asperti, in rete, 2003ss

 

Blasi 1931

Ferruccio Blasi, «Un serventese contro Carlo d’Angiò», Archivum romanicum, 15, 1931, pp. 35-46.

 

Cambi 2015

Matteo Cambi, «Bindo Guascappa copista per la Corona siculo-aragonese: l’apporto pisano al mito di Federico III», eHumanista/IVITRA. Literatura, Llengua i Cultura de la Corona d’Aragó, 7, 2015, pp. 3-20.

 

Cingolani 2009

Stefano Cingolani, «El comte Ponç Hug V i la invasió francesa de 1285», Mot, So, Razo, 8, 2009, pp. 27-40.

 

Cingolani 2010

Stefano Maria Cingolani, «Encara sobre Ponç Hug V i el rei Pere», Mot so razo, 9, 2010, pp. 39-46.

 

Cluzel 1957-58

Irénée M. Cluzel, «Princes et troubadours de la maison royale de Barcelone-Aragon», Boletín de la Real Academia de Buenas Letras de Barcelona, 27, 1957-58, pp. 321-373.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, a cura di, 2 voll., Roma, 1931.

 

De Bartholomaeis 1943

Vincenzo De Bartholomaeis, Primordi della lirica d’arte in Italia, Torino 1943.

 

De Stefano 1956

Antonino De Stefano, Federico III d’Aragona re di Sicilia (1296-1337), Bologna 1956.

 

Finke 1923

Heinrich Finke, Acta Aragonensia. Quellen zur deutschen, italienischen, französischen, spanischen, zur Kirchen-und Kulturgeschichte aus der diplomatischen Korrespondenz Jaymes II. (1291-1327), Band I, Berlin-Leipzig 1908.

 

Fodale 1995

Salvatore Fodale, «Federico III d’Aragona, re di Sicilia», in Dizionario biografico degli italiani, versione online, www.treccani.it

 

Guida - Larghi 2014

Saverio Guida - Gerardo Larghi, Dizionario biografico dei trovatori, Modena 2014.

 

Lazzerini 2001

Lucia Lazzerini, Letteratura medievale in lingua d’oc, Modena 2001.

 

Milá y Fontanals 1861

Manuel Milá y Fontanals, De los trovadores en España. Estudio de lengua y poesía provenzal, Barcelona 1861.

 

Pujol i Canelles 2001

Miquel Pujol i Canelles, Poesia occitanocatalana de Castelló d’Empúries. Recull de poemes de final del segle XIII i primer terç del XIV. Introducció, edició crítica, traducció, notes i glosari, Girona 2001.

 

Riquer 1975

Martín de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, 3 tomi, Barcelona 1975.

 

Ruggieri 1953

Ruggero M. Ruggieri, «La poesia provenzale alla corte di Federico III di Sicilia», Bollettino Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1, 1953, pp. 204-232.

 

Sansone 1977

Giuseppe E. Sansone, Testi didattico-cortesi di Provenza, Bari 1977.

 

Sobrequés i Vidal 1957

Santiago Sobrequés i Vidal, Els barons de Catalunya, Barcelona 1957.

 

Stengel 1878

Edmund Stengel, Die provenzalische Blumiense der Chigiana, Marburg 1878.

 

Tavani 1999

Raimon Vidal, Il “Castia-gilos” e i testi lirici, a cura di Giuseppe Tavani, Milano-Trento 1999.

 

Tobler 1900

Adolf Tobler, «Der provenzalische Sirventes “Senher n’enfantz, s’il vos platz (Bartsch Grundriss 461, 219”», in Sitzungsberichte der Könighlich preußischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin, Berlin 1900, pp. 238-244.

 

Vatteroni 1999

Sergio Vatteroni, “Falsa clercia”. La poesia anticlericale dei trovatori, Alessandria 1999.

 

Giuseppe Noto

22.i.2018


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