2 enois los ms., enoios
Chab., Cresc., enois dels App., Mou 5
don corretto su dom (Bert) 10
pesanza corretto su presenza (Bert)
12 li [Bert = Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale di Bernart Amoros (sezione riccardiana), Fribourg (Suisse), 1911, p. 65]
Traduzione [GB]
I. Grazie a Dio sono scampato al grande
golfo di mare e ai porti fastidiosi e al pericoloso faro; perciò posso dire e
raccontare che vi ho sofferto molti disagi e molti tormenti. E poiché piace a
Dio che con cuore gioioso io me ne torni in Limosino, da dove partii con
afflizione, devo rendere grazie a Lui del ritorno e dell’onore, perché Egli me
lo consente.
Text: Giorgio Barachini, Rialto 29.i.2015. Ms.: a1 (f. 166; Gaucelms faiditz). Edizioni critiche: Camille Chabaneau, «Poésies inédites», Revue des langues romanes, 32, 1888, pp. 550-551 (=Chab.); Vincenzo Crescini, Manuale per l’avviamento agli studi provenzali, Milano 1926, pp. 220-221 (=Cresc.); Carl Appel, Provenzalische Chrestomathie, Leipzig, 1930(6), p. 112 (=App.); Jean Mouzat, Les poèmes de Gaucelm Faidit, Paris,1965, pp. 474-475 (=Mou.). Altre edizioni: Joseph Anglade, Anthologie des Troubadours, Paris 1927, pp. 112-114; Jean Audiau, Nouvelle anthologie des troubadours, revue par René Lavaud, Paris 1928, pp. 127-129; André Berry, Florilège des troubadours, Paris 1930, pp. 244-247; Francesco Piccolo, Primavera e fiore della lirica provenzale, Città di Castello 1948, pp. 206-208; Gianluigi Toja, Trovatori di Provenza e d’Italia, Parma 1965, pp. 201-203; Alfredo Cavaliere, Cento liriche provenzali, Roma 1972, pp. 197-199; Pierre Bec, Nouvelle anthologie de la lyrique occitane du Moyen Age, Avignon 1972, pp. 236-239; Raymond T. Hill, Thomas G. Bergin, Anthology of the Provençal Troubadours (second edition), 2 voll. New Haven-London 1973, vol. I, pp. 128-129; Aurelio Roncaglia, Antologia delle letterature medievali d’oc e d’oïl, Milano 1973, pp. 364-367; Martin De Riquer, Los Trovadores: Historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975, vol. II, pp. 778-780. Metrica: 6a 6b 6a 6b 6a 6’c 8d 8d 8d 6’c 6’c 8d (Frank 291:1). Schema unico. Note: La canzone non contiene elementi di datazione. Questa, tuttavia, può essere ipotizzata sulla base degli altri testi di crociata di Gaucelm Faidit, in particolare Ara nos sia guitz (BdT 167.9), che pone la partenza del trovatore limosino come pellegrino nel 1202 (quarta crociata) con ritorno programmato per il maggio del 1203 (Walter Meliga, «Gaucelm Faidit et la (les) croisade(s)», in Gaucelm Faidit: amours, voyages et débats, Ventadour 2011, pp. 28-31; Kurt Lewent, Das altprovenzalische Kreuzlied, Erlangen 1905, p. 25 posticipa al biennio 1203-1204 con partenza da Marsiglia). Il canto di ritorno va dunque collocato alla metà del 1203 o poco oltre. Inaccettabile la datazione di Mouzat che riferisce la canzone al rientro dalla terza crociata, alla quale è del tutto inverosimile che Gaucelm abbia partecipato: si vedano Meliga, Gaucelm Faidit; Robert Lug, Gaucelm Faidit et Maria de Ventadorn, vivaient-ils encore en 1235?, in Gaucelm Faidit: amours, voyages et débats, Ventadour 2011, pp. 71-131; e inoltre le nostre datazioni di Mas la bella de cuj mi mezeis tenh (BdT 167.36) e dello scambio di coblas tra Elias d’Ussel e Gaucelm Faidit (BdT 136.3; 167.13; 136.2; 167.3a). – Il canto di ritorno dal viaggio in Terrasanta (vv. 37-39) si caratterizza anzitutto come ringraziamento a Dio per il buon esito del viaggio (str. I) e celebra in secondo luogo la protettrice ritrovata in patria (str. II; la patria, il Limozi, è al v. 9) e le gioie della vita cortese, contrapposte ad un lungo dipanarsi di insidie che si affrontano viaggiando per mare e che spesso costituiscono elementi topici della rappresentazione della navigazione, già a partire dall’età classica: le soste nei porti, lo stretto di Messina, il mal di mare, il pericolo o l’incostanza dei venti, il mare mosso, la pirateria, il terrore del naufragio. – 1. golfe: PD «gouffre», SW, IV, 145 «Schlund, Abgrund», ma qui probabilmente indica, secondo l’etimologia, l’insenatura, quindi la percezione della vastità del mare. – 2. Il ms. legge e dels enois los portz; se non si tratta d’un caso regime assoluto di nome comune con valore affettivo, valgano le correzioni già proposte: Chabaneau e Crescini adottavano l’emendamento a testo, Appel e Mouzat proponevano e dels enois dels portz. Le proposte si equivalgono e indicano la noia delle attese negli scali portuali e probabilmente il carattere non tranquillo, anzi molesto, degli stessi. – 3. La lezione far si può intendere come infinito sostantivato “fatto, azione” riferito alla navigazione, ma è preferibile assumerlo nel senso di “faro”, riferito per sineddoche probabilmente a Messina e al relativo stretto, adeguatamente designato come perillos (così Crescini, Manuale, p. 394, Riquer, Los trovadores, p. 778; invece Appel, Provenzalische Chrestomathie, p. 254 e p. 331, dà entrambe le possibilità). La rotta da e per l’Oriente attraverso lo stretto di Messina era obbligata per chi provenisse da o navigasse verso il Tirreno. – 11. onranza è riferito all’onore (o al beneficio) d’aver potuto completare cotanto viaggio. – 16-18. Preferisco mantenere uns paucs al v. 16 con il valore di locuzione di quantità, seguita dunque da de (“un po’ di, qualche”), anziché intenderlo come articolo e aggettivo (così tutti gli editori: uns paucs ortz “un piccolo orto”). La lezione doir del ms. supporta la mia proposta; la declinazione, non strettamente necessaria in locuzioni di tal genere, risponde a una tendenza grammaticalizzante del ms. Del resto l’opposizione con i versi seguenti non è basata sull’estensione, ma sulla quantità: estar rics d’autra terra: “avere abbondanza di terra altrove” è opposto a “un po’ di giardino” in Limosino, con ortz plurale secondo l’uso del latino horti e con probabile allusione alla dama, poi esplicitamente indicata ai vv. 19-23 e opposta di nuovo ad autra terra al v. 24. – 28. Possibile, ma meno convincente, la lettura qar zo es vostra cortz (così nel ms.) “perché tale è la vostra corte”. – 29. Nella lezione del ms. E la font el ris clar mal si comprende l’inserzione delle risa in una descrizione della natura (fonti prati giardini), che segue un’enumerazione codificata. Muto pertanto le risa nei rivi, ruscelli; dato poi che la font sarebbe l’unico singolare in tale enumerazione, lo passo al plurale, adottando dunque il testo di Appel e Crescini. – 32-33. Seguo Riquer (p. 779) nell’indicare un enjambement tra i due versi con ven da legare agli aggettivi seguenti. Garbi(n) (dall’arabo gharbī “occidentale, proprio del Maghrib”) “garbino”, è il vento di sud-ovest, altrimenti detto libeccio; maïstre è il maestrale, vento di nord-ovest; ponen è naturalmente il vento che spira dall’ovest. – 36. La galea era una delle tipologie navali più comuni nel Medioevo, per lo più a remi, ma anche a vela, usata per fini bellici e commerciali, di forma lunga e stretta con ampia governabilità. Il corsier, più che designare un corsaro, indica invece la tipologia della sua imbarcazione: corsier è la nave veloce, da guerra e da caccia, usata per la guerra di corsa, attività che sfuma per tutto il Medioevo nella pirateria (cfr. vv. 41-42), ma che con essa non coincide, essendo i corsari teoricamente autorizzati dal governo di bandiera. Appel (Provenzalische Chrestomathie, p. 231) traduceva «Art Kriegsschiff», Crescini (Manuale, p. 373), e Riquer (Los Trovadores, p. 779) «saettìa» che era un tipo specifico di galea veloce per lo più da guerra. Il concetto della rapidità è ribadito da corren in figura etimologica. – 41-45. Il periodo è lievemente anacolutico, come rilevava Appel che si chiedeva se al v. 41 non occorresse emendare cel in s’es. Il verbo s’avenir regge di solito la preposizione a, ma cel qi varrà qui come dativo o come il qi del v. 37 con cui forma un’evidente struttura simmetrica. – 48. cor vale “vita”, ma non ingiustificata è la correzione di Appel, Crescini e Riquer in cors “corpo” opposto alla precedente arm(a) “anima”. [GB, lb] |