Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Joan d’Albuzo
·
· Sordel
Digatz mi s’es vers zo c’om brui
265.
1a
= 437.10a
Joan d’Albuzo
·
· Sordel
Digatz mi s’es vers zo c’om brui
265.
1a
= 437.10a
IdT
·
Trad. it.
Note

I. «Ditemi se ciò di cui si vocifera è vero, Sordello, ovverosia che accettate le cose d’altri come se fossero doni» «Joan, non rifiuto la gioia d’amore che mi porta la moglie d’altri» «Sordello, si dice che la povertà vi porti a condurre vita da giullare» «Joan, non faccio il giullare se non per dire bene della mia amica»

II. «Dal momento che non siete giullare, Sordello, com’è che una volta accettaste dei drappi dal marchese?» «Joan, io non accettai [il dono] se non per arricchire l’abbigliamento d’un giullare» «Sordello, voi provvedeste a un certo giullare che io so che vi segue notte e giorno» «Joan, per amore sono cortese e dono: combatterei per questo»

III. «Sordello, non vi vedo donare nulla, ma vi vedo chiedere ed elemosinare» «Joan, in voi vedo un giullare assai noioso, non ve lo posso nascondere» «Sordello, il vostro mendicare in Lombardia è molto biasimato» «Joan, non sento [forse] accusarvi di inganno e di fellonia?»

IV. «Sordello, voi sapete rispondere molto bene, a guisa di giullare inesperto» «Joan, io rispondo educatamente a chi altrettanto educatamente mi capisce» «Sordello, ci mettete troppo tempo a trovare moglie, e non so proprio perché» «Joan, è perché colei che amo mi ricambia, e [dunque] io non desidero [altra] compagnia».

1. brui. Il verbo letteralmente significa ‘rumoreggia’: cfr. PD, s.v. brugir: «faire du bruit, bruire» (vedi anche Arnaldon, per na Johana, BdT 461.27a, v. 15).

10. antan. Diversamente da Harvey - Paterson, che traducono con «last year», si preferisce ricondurre l’avverbio all’accezione più vaga di «jadis» (cfr. PD, s.v.).

14. Joan d’Albuzo si sta evidentemente riferendo allo stesso Sordello; per Schultz-Gora, Ein Sirventes, p. 51, invece, è chiaro che «diese Person wird eben Cunizza sein, welche, ebenso wie ein Joglar einen Trobador überallhin begleitet, dem Sordel stetig nachfolgt, und zwar auch in der Nacht, wie Joanet vielleicht nicht ohne Bosheit bemerkt», ma tale interpretazione è legata alla sua emendatio al v. 16 (su cui vedi infra).

11-12. Elsa Gonçalves, «… soo maravilhado / eu d’En Sordel …», Cultura neolatina, 60, 2000, pp. 371-386, a p. 380, nonché Gérard Gouiran, «S’aisi son tuit freich cum el l’autre Lombart, non son bon ad amor ou La mauvaise réputation de Sordel», in Études sur la littérature occitane du Moyen Âge, textes réunis et présentés par Gilda Caïti-Russo, Limoges 2016, pp. 165-189, alle pp. 174-175, leggono nel passo un riferimento alla presunta omosessualità di Sordello.

16. La ricostruzione del verso è assai complessa e ha ricadute sull’interpretazione dell’intero testo. Il ms. legge e donei enconbatria: fedele a tale lezione («e donei en combatria») è Bertoni. Boni segue il suggerimento di Alfred Jeanroy, rec. a Bertoni, «Nuove rime di Sordello di Goito», Annales du Midi, 14, 1902, pp. 208-209, a p. 209: «il faut certainement lire em, c’est-à-dire “je suis disposé à combattre” (me est explétif)». Boni stampa «e donei, e·m combatria», e traduce «e ho fatto doni, e sarei disposto a combattere (?)». Ipotesi assai arrischiata di Schultz-Gora è quella di leggere nel verso un riferimento esplicito a Cunizza: «e don’ ei en Conh’ a tria». Tale soluzione è accolta da De Bartholomaeis che così traduce: «e da Cunizza ricevo doni a scelta». Ulteriore possibilità è proposta da Harvey - Paterson, The Trobadour, vol. II, p. 75: «An alternative possibility is to see in donei en an incorrectly divided e jen: Sordel would be maintaining that because of love he is a gentleman (cortes) and therefore both generous and ready to take up arms if required to do so». Il senso del passo non pare limpidissimo ma, come che sia, sarà da preferire la lezione messa a testo da Harvey - Paterson: quanto all’emendatio di Boni (e·n al posto e·m), occorre notare che l’intervento sul ms. è a tutti gli effetti superfluo.

24. auz. Gli editori precedenti a Harvey - Paterson interpretano il verbo nel significato di ‘oso’. È tuttavia più probabile che, poiché ai vv. 22-23 Joan attacca Sordello circa la sua reputazione, la risposta di quest’ultimo si attenga a tale ambito: auz varrà dunque ‘sento’.

Testo

Edition: Ruth Harvey and Linda Paterson 2010, con modifiche di Luca Gatti limitate alla punteggiatura; note: Luca Gatti. – Rialto 8.v.2018. 

Mss.

a1 539.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Giulio Bertoni, «Nuove rime di Sordello di Goito», Giornale storico della letteratura italiana, 38, 1901, pp. 269-309, p. 285 (correzioni e integrazioni all’apparato in Id., Il canzoniere provenzale di Bernart Amoros (Complemento Càmpori). Edizione diplomatica preceduta da un’introduzione, Fribourg 1911, p. 369), Oskar Schultz-Gora, Ein Sirventes von Guilhem Figueira gegen Friedrich II, Halle a.S. 1902, p. 55; Sordello, Le Poesie, nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario a cura di Marco Boni, Bologna, 1954, p. 72; Ruth Harvey - Linda Paterson, The Troubadour “Tensos” and “Partimens”. A Critical Edition, 3 voll., Cambridge, 2010, vol. I, p. 863.

Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 71 (testo Schultz-Gora); Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizione vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, p. 83 (testo Boni); Bernard Bonnarel, Las 194 cançon dialogadas dels trobadors, Paris 1981, p. 156 (testo Boni); The Poetry of Sordello, edited and translated by James J. Wilhelm, New York - London, 1987, p. 52 (testo Boni).

Metrica e musica

Metrica: a8 a8 a8 a8 a8 b7’ a8 b7’ (Frank 19:3; unicum). Quattro coblas singulars di otto versi. Rime: -ui, -es, -ar, -en (a), -ia (b). Il testo, appartenente al genere della tenzone, è costituito da brevi scambi di battute, di due versi ciascuna. Il metro è originale, pur presentando qualche affinità con Bel m’es quan son li fruich madur (BdT 293.13), su cui si veda BEdT, s.n. 265,001a.

Informazioni generali

Tenzone fra Joan d’Albuzo e Sordello, di tono giullaresco. Sulla questione dei drappi ricevuti in dono da un marqes (vv. 9-12), nonché sulle possibili allusioni a Cunizza da Romano (v. 16), si rimanda alle Circostanze storiche. – Quanto all’autore del testo, che viene semplicemente chiamato Joan da Sordello, la critica è di fatto concorde nell’identificarlo con Joan d’Albuzo (cfr. Giulio Bertoni, «Nuove rime di Sordello da Goito», Giornale storico della letteratura italiana, 38, 1901, pp. 269-309, a p. 285, Id., I Trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915, a p. 76, Francesco Alessandro Ugolini, La poesia provenzale e l’Italia, Modena 1949, nota a p. XXXI, Sordello, Le Poesie, p. 72, Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137, a p. 60, e Saverio Guida - Gerardo Larghi, Dizionario biografico dei trovatori, Modena 2013, p. 322); Schultz-Gora, Ein Sirventes, p. 43, invece, riconduce Joan a Çoanet lo Menor, che compare in N’Aimeric, laissar poria (BdT 79.1) al v. 2; fra le due possibilità si mostra incerto De Bartholomaeis, Poesie provenzali, vol. II, p. 71. Come che sia, l’attribuzione a Joan d’Albuzo è ad ogni buon conto da preferire, poiché lo stesso Joan ha composto non solo il dibattito En Nicolet, d’un sogne qu’eu sognava (BdT 265.2 = 310.1), databile fra il 1231 e il 1232, ma anche un sirventese satirico rivolto allo stesso Sordello, Vostra dompna, segon lo meu semblan (BdT 265.3), ideato «per informare Sordello che, mentre lui sta ottenendo successi e onori in tutta l’Europa occidentale, la sua amata Cunizza non è da meno, intenta com’è a peregrinare in Europa orientale» (Paolo Di Luca, «La poesia comico-satirica dei trovatori in Italia», in L’Italia dei Trovatori, a cura di P. Di L. e Marco Grimaldi, Roma, Viella, 2017, pp. 121-162, p. 140). L’ipotesi di identificare Çoanet lo Menor con lo stesso Joan d’Albuzo è stata avanzata da Folena, «Tradizione e cultura trobadorica», p. 63, nonché da Guida - Larghi, Dizionario, p. 322.

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