Testo: Di Luca 2008 (X). – Rialto 10.xii.2009. Ms.: T 223v. Edizione diplomatica: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1856-1873, vol. IV, n. 1758. Edizioni critiche: Carl Appel, Provenzalische Inedita aus Pariser Handschriften, Leipzig 1890, p. 224; Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 42 (IX); Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 173. Metrica: a7 b5 a5 b5 a7 a7 a7 a7 b7 c7’ d5 d7 c5’ (Frank 214:1). Canzone composta da cinque coblas unissonas polimetriche di tredici versi, più una tornada di quattro versi; rim derivatiu ai vv. 10-11 e 12-13 di ogni cobla, con alternanza di uscite maschili e femminili. Schema unico. Note: La canzone, anonima, è esemplata all’interno del ms. T fra un componimento di Sordello, Per re no·m puesc d’amor cuydar (BdT 437.23), e So don me cudava bordir (BdT 330.17) di Ricas Novas. Appel, primo editore di Tut van canson, la attribuisce a Sordello per una serie di motivi: l’elogio dei lombardi presente nella prima cobla; l’affermazione Lonbart sai eser che compare al v. 14, e che è parsa allo studioso una specie di autonominatio dell’autore; la dedica della canzone a Beatrice di Savoia, moglie di Raimondo Berengario V, interpretata come testimonianza delle relazioni, ben documentate, fra l’altro, che Sordello strinse alla corte di Aix. Questi argomenti non convincono, tuttavia, Cesare De Lollis, che non inserisce Tut van canson nell’edizione delle poesie di Sordello da lui curata (Vita e poesie di Sordello da Goito, Halle 1896). Boutière assegna la paternità del componimento a Ricas Novas, confutando le argomentazioni di Appel. A ragione, infatti, l’editore interpreta l’elogio dei lombardi come un topos del tutto tradizionale, inserito da Ricas Novas in Tut van canson allo scopo di elogiare Sordello, con cui, all’epoca della composizione della canzone, doveva essere ancora in buoni rapporti. Per quanto riguarda la presunta autonominatio del v. 14, Boutière sa cogliere il carattere antonomastico dell’affermazione, che non vuol essere affatto un riferimento alla provenienza geografica dell’autore del componimento, ma assume piuttosto il senso figurato di ‘saper essere cortese, galante’. Le argomentazioni di Boutière vengono condivise e pertanto riproposte dai successivi editori dei due trovatori (Marco Boni, Sordello, le poesie, Bologna 1954, p. CXL; Di Luca, Il trovatore, p. 173). – La canzone è databile fra il 1233, anno in cui è attestata la presenza di Sordello in Provenza, e il 1237, anno della morte di Blacatz. Successivamente a questa data si consumò, infatti, il duel poétique fra Ricas Novas e Sordello: l’elogio che il primo trovatore fa del secondo in Tut van canson induce a credere che la canzone sia anteriore al litigio fra i due. – Il motivo dell’amante che insegue l’amata in fuga, che qui viene sviluppato nella cobla III, è tipico della poesia erotica latina ed ha avuto una discreta fortuna in ambito trobadorico. I versi di Ricas Novas sembrano rifarsi, in particolar modo, alla riscrittura che Folquet de Marselha fa di questo topos ai vv. 17-20 di Ben an mort mi e lor (BdT 155.5). [PDL] |