Rialto

364.21

 

Peire Vidal

 

 

 

 

Estat ai gran sazo Sono stato un gran tempo smarrito e in pena, ma ora sono contento più di un uccello o di un pesce, perché la mia dama mi ha fatto sapere che mi posso considerare un amante. Ah! che dolce sapore ha per me che si degni di volere che io torni a ben sperare.

marritz e cossiros,

mas ar sui delechos

plus qu’auzel ni peisso,

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pus ma don’a·m trames

messatge, que·m tengues

a guiza d’amador.

A! tan dousa sabor
m’a, quar denha voler
10 qu’eu torn en bon esper.

 

Que, si Dieus mi perdo, E, Dio mi perdoni, non posso essere gioioso finché non torni velocemente nella dolce prigione in cui mi ha messo la sua bellezza, poiché lei è d’aspetto cortese e gioioso e dolce; per questa ragione non voglio ricchezza di terre né di averi tanto quanto fare ciò che le piace.

no puesc esser joyos,

tro que m’en torn cochos

en la dousa preizo

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on sa beutatz me mes,

qu’es de semblans cortes

e de gaug ab dousor;

per qu’ieu non vuelh ricor
de terra ni d’aver
20 tan cum far son plazer.

 

Que tan m’es bell e bo, E mi piace a tal punto, quando guardo il suo viso e i begli occhi pieni d’amore, che non so affatto dove sono; a tal punto mi ha preso al laccio e vinto e conquistato, che non posso volgere altrove gli occhi né il mio amore, e invece quando posso vederla divento tutto allegro. 

quant remir sas faissos

e·ls bels huelhs amoros,

que re no sai on so;

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si m’a lassat e pres

e vencut e conques,

que mos huelhs ni m’amor

no puesc virar alhor,
ans quant la puesc vezer
30 del tot mi alezer.

 

Dona, per Dieu del tro, Signora, per il Dio del firmamento, poiché mi rendo a voi così, umile e volenteroso, misericordia e mercé e le preghiere e la buona fede mi concedano la vostra amicizia; e farete il vostro onore: davvero ho una gran paura che mi vinca il desiderio, di fronte al quale non posso essere padrone di me stesso.

pus aissi·m ren a vos,

humils e volontos,

vostr’amistat me do

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chauzimens e merces

e precs e bona fes;

e faretz vostr’honor:

que mout ai gran paor
que·l talans m’apoder,
40 ab cui no·m puesc tener.

 

Que·l cor ai tan fello E ho il cuore tanto rancoroso verso di lei che sia maledetta, perché per un conte rosso mi ha abbandonato. Davvero mi sembra una lupa, perché si è innamorata di un conte e si allontana da un imperatore, uno che ha fatto conoscere la sua lode in tutto il mondo: ma se uno mente non dice il vero.

vas liei qu’anc mala fos;

quar per un comte ros

m’a gitat a bando.

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Be·m par que loba es,

quar ab comte s’empres

e·s part d’emperador,

qui fag a sa lauzor
per tot lo mon saber:
50 mas qui ment no ditz ver.

 

Dieus sal l’onrat marques Dio salvi l’onorato marchese e la sua bella sorella, che con il suo amore leale ha saputo ben conquistarmi e meglio trattenermi.

e sa bella seror,

qu’ab sa leial amor

me saup gen conquerer

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e plus gent retener.
   
Filha de rei, be·m pres, Figlia di re, mi è andata bene, perché ho perduto un falso amore e ne ho guadagnato uno migliore e che meglio sa valere e fare e dire cose piacevoli.
quar perdiei fals’amor,
qu’e·n gazanhei melhor
e que miels sap valer
60 e far e dir plazer.

 

 

 

Testo: Peire Vidal, Poesie. Edizione critica e commento a cura di d’Arco Silvio Avalle, 2 voll., Milano-Napoli 1960, vol. I, p. 91 (IX).

Traduzione di Antonella Martorano. – Rialto 13.ii.2004.


Testo

BdT    Peire Vidal