Rialto

401.1

 

 

 

Raimon Gaucelm de Beziers

 

 

 

 

 

 

I.

 

 

Ab grans trebalhs et ab grans marrimens

 

 

veirem hueimais Cristiantat estar,

 

 

pus mortz es selh qu’era del mon ses par,

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qui valia sobre totz los valens,

 

 

qu’era de cor, per Jhezu Crist, issitz

 

 

del sieu pais contr’als fals Turcx aunitz.

 

 

E Dieus a·l pres e trach d’aquesta vida,

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pero non l’er trop esta mortz grazida.

 

 

 

 

 

II.

 

 

Mortz es lo reis, don em trastotz perdens,

 

 

tan que lunhs hom no pot ben adismar.

 

 

E ges per so sa mortz no·ns deu mermar,

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ans devem mielhs pus afortidamens

 

 

totz anar lai, ab armas gent garnitz,

 

 

per secorre a selhs qu’elh a gequitz

 

 

e per amor que·l dans e la fallida

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restauressem en alquna partida.

 

 

 

 

 

III.

 

 

Ar fora temps qu’om se crozes breumens,

 

 

e clercia o degra prezicar

 

 

per tot lo mon, e tal perdon donar

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qu’om se·n crozes pus afortidamens,

 

 

et enaissi los Francx foran seguitz

 

 

et aiudatz e trop pus afortitz.

 

 

Mar la Gleiza esta tan endurmida

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que de passar negus homs no·n covida.

 

 

 

 

 

IV.

 

 

Ans vos dirai que fan cominalmens

 

 

selhs que la crotz solian far levar:

 

 

elhs per deniers, la fan a moutz laissar,

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e degron mielhs prezicar a las gens!

 

 

Quar moutz n’estan sai flacx et adurmitz?

 

 

Quar del crozar nulhs prezicx no·i ’s auzitz!

 

 

E del prezic degra·s movre tals crida

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per que·s crozes la gens pus afortida.

 

 

 

 

 

V.

 

 

Si per lo mon fos bos acordamens

 

 

que Cristias se denhesson amar

 

 

e·s volguesson contr’als Turcx acordar,

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non lur foro ja pueis trop defendens,

 

 

ans cre fosso totz mortz o escofitz,

 

 

e la terra, on ilh se so noiritz,

 

 

per Cristias fora leu conquerida

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que ja lunh Turc non trobera guandida.

 

 

 

 

 

VI.

 

 

Maires de Dieu, Verges emperairitz,

 

 

pus pres avetz aquelh que·ns era guitz,

 

 

al rei Felips donatz longamens vida

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e gardatz lo de dan e de falhida.

 

 

English translation [LP]

I. Henceforth we shall see Christendom in great trouble and distress, since the one who had no equal in the world is dead. He was valiant above all the valiant, for he bravely set out from his own land against the treacherous wicked Turks for the sake of Jesus Christ. But God has taken him and called him from this life, even though He will not be greatly thanked for this death.

II. The king is dead, from which we all suffer loss, so much so that no man can calculate the extent of the harm. But his death should not reduce our courage on this account; instead we should rush there with greater vigour, equipped with fine armour, to help those he has left leaderless, and to try and repair the damage and the failure, at least in part.

III. Now would be the time to take the cross without delay, and the clergy should preach this everywhere, and grant such an indulgence that people would take the cross with greater energy, so that the French would be followed and aided and hugely invigorated. But the Church is so torpid that it rouses none to make the passage.
IV. But I’ll tell you what is generally done by those who once used to make people take the cross: they convince many of them abandon it in exchange for money, when they ought instead to be preaching to the people! Why do so many stay here, flabby and inert? Because no preaching of the crusade is heard! But preaching ought to provoke such an outcry as to fire people up to take the cross more fervently.
V. If there were concord throughout the world, and Christians knew how to love one another and were willing to unite against the Turks, these would not then be able to hold out against them much longer, but I believe that instead they would all be dead or overcome, and the land where they have prospered would be easily conquered by Christians so that no Turk would find refuge.
VI. Mother of God, Virgin Empress, since you have close beside you the one who used to be our leader (king Louis), grant long life to king Philip, and protect him from damage and failure.

 

Italian translation [AR]

I. In grande pena e grande smarrimento, vedremo d’ora in avanti trovarsi la Cristianità. giacché è morto colui che era senza eguali al mondo, che era il più valoroso tra i valorosi, che aveva coraggiosamente lasciato il suo paese nel nome di Cristo, (per andare) contro gli infedeli Turchi felloni. Ma Dio lo ha preso e richiamato da questa vita, sebbene questa morte non gli sarà molto gradita.
II. Morto è il re, per cui tutti ci sentiamo perduti, tanto che nessuno è in grado di valutare appieno il danno. Ma non per questo la sua morte deve diminuire il nostro coraggio, anzi, dobbiamo piuttosto andare tutti là con maggior vigore, armati e ben equipaggiati, per soccorrere coloro che egli ha lasciato senza guida e per cercar di risarcire almeno in parte il danno e la perdita.
III. Ora sarebbe il momento di prendere la croce senza perder tempo, e il clero lo dovrebbe predicare ovunque, e concedere un’indulgenza tale da persuadere a partire con entusiasmo, così i Franchi sarebbero seguiti e aiutati e molto più rinvigoriti. Ma la Chiesa è talmente intorpidita che non induce nessuno ad attraversare il mare.
IV. Anzi, vi dirò cosa fanno di solito coloro che una volta facevano prendere la croce: per denaro convincono molti ad abbandonarla, e dovrebbero invece predicarla alle genti! Perché molti se ne stanno da questa parte, fiacchi e inerti? Ma perché qui non si ode nessun incitamento a partire crociati! Mentre dal pulpito dovrebbe alzarsi un invito così pressante da convincere alla spedizione gli uomini più agguerriti.
V. Se per il mondo ci fosse concordia, e i Cristiani sapessero amarsi e volessero riconciliarsi contro i Turchi, questi non resisterebbero poi molto a lungo, anzi credo sarebbero già tutti morti o sconfitti, e la terra sulla quale hanno prosperato sarebbe conquistata dai Cristiani in così breve tempo che nessun Turco troverebbe scampo.
VI. Madre di Dio, Vergine incoronata, poiché avete accolto presso di voi colui che era la nostra guida, concedete lunga vita al re Filippo e proteggetelo dal danno e dalla sconfitta.

 

 

 

Testo: Radaelli 1997 (VII). – Rialto 10.xii.2005; tradd. 20.5.2012.


Ms.: C 333r.

Edizioni critiche: Gabriel Azaïs, Les troubadours de Béziers, Béziers 1869, VIII, p. 33; Anna Radaelli, Raimon Gaucelm de Béziers. Poesie, Firenze 1997, p. 194.

Altre edizioni: François Just-Marie Raynouard, Choix de poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. IV, p. 137; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1853, vol. III, p. 160; Raymond Th. Hill – Thomas G. Bergin, Anthology of the Provençal Troubadours, New Haven 1975, p. 246.

Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 c10 d10’ d10’ (Frank: 577:73). Cinque coblas unissonans di otto versi e una tornada di quattro versi. La contraffazione metrico-rimica del componimento è individuabile nel planh di Raimon Menudet, Ab grans dolors et ab grans marrimens (BdT 405.1, Frank 577:74), che presenta anche un esordio assai simile e varie corrispondenze intertestuali (cfr. Anna Radaelli, «Il planh di Raimon Menudet», Istituto Lombardo. Accademia di Scienze e Lettere. Rendiconti, 128, 1994, pp. 489-514). A sua volta il modello metrico di Raimon Gaucelm sarebbe da individuare nella canzone di Sordello, Aitan ses plus viu hom quan viu jauzens (BdT 437.2).

Nota: Canzone di crociata composta nel 1270 in occasione della morte di Luigi IX avvenuta a Tunisi il 25 agosto dello stesso anno. Il re francese era partito da Aigues Mortes nel luglio 1270, ma dopo essere sbarcato a Tunisi, da dove intendeva proseguire per l’Egitto e la Palestina, fu colpito dalla peste che ne causò la morte e ne decimò l’esercito. (Sulla figura leggendaria di Luigi IX cfr. Jacques Le Goff, «I gesti di San Luigi: incontro con un modello e una personalità», in Il meraviglioso e il quotidiano nell’occidente medievale, Bari 1983, pp. 65-80). L’esordio è quello tipico del planh ma già dalla seconda strofa si rivelano i motivi topici di un canto di esortazione alla crociata: il compianto per la perdita del re e la sua figura esemplare potrebbero o dovrebbero diventare pretesto e motivazione per indire una nuova spedizione in Terrasanta. Le speranze di Raimon Gaucelm si indirizzano allora verso Philippe III le Hardi (il rei Felips del v. 43), figlio di Luigi IX, salito al trono alla morte del padre. Ma le sue aspettative rimarranno ancora una volta deluse: nel 1275, infatti, in seguito alla convocazione da parte di papa Gregorio X del II concilio di Lione (1274), indetto allo scopo di organizzare la nona crociata, Philippe presterà giuramento e prenderà la croce a Parigi, ma non partirà. – Alla morte di Luigi IX dedica un planh anche Guilhem d’Autpol (BdT 206.2) (o Daspol BdT 122.1): Fortz tristors es e salvaja retraire, sulla cui posizione cfr. Paul Meyer, Les derniers troubadours de la Provence, Paris 1871, pp. 36-45 e William D. Paden, «The Poems of the Troubadours Guilhem d’Autpolh and “Daspol”», Romance Philology, XLVI, 1993, pp. 407-452.

[sr]


BdT    Raimon Gaucelm de Beziers

Canzoni sulle crociate