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Uc de Saint Circ, Un sierventes vuelh far en aquest son d'En Gui (BdT 457.42)


 

Circostanze storiche

 

 

 

Un sierventes vuelh far en aquest son d’En Gui (BdT 457.42), fu composto tra il 26 agosto 1240 e il 14 aprile 1241, durante il lungo assedio di Faenza (v. 2) da parte delle truppe imperiali (cfr. Zingarelli 1899, p. 3; De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 153; Meliga 2005). Il testo, definito da Folena 1990, p. 96 «manifesto singolarmente importante e rivelatore del guelfismo italiano», è indirizzato agli esponenti più in vista del Comune di Faenza (vv. 3-4) per spronarli alla resistenza contro Federico II.

Nei piani dell’imperatore l’assedio della città costituiva l’avvio dell’occupazione militare della Romagna, regione cruciale per il controllo dell’Italia settentrionale dove si erano accesi molto focolai di opposizione antimperiali. L’intervento di Federico si era reso necessario a seguito dei numerosi successi guelfi che il movimento di secessione aveva ottenuto proprio in Romagna. Qui, infatti, nel corso del 1240 una coalizione composta da milanesi, veneziani e bolognesi, appoggiati da importanti signori italiani come Azzo VII d’Este, Paolo Traversari e dal legato papale Gregorio di Montelongo, aveva fatto perdere a Federico il controllo delle due importantissime città di Ravenna e Ferrara (cfr. Stürner 2009, pp. 907-909; Roversi Monaco 2005; Vasina 2005). Esponente rilevante della fronda antimperiale era Alberico da Romano (v. 32), che dopo la seconda scomunica di Federico era passato al partito guelfo, assumendo il potere nella città di Treviso (Canzian 2017). Con questo sirventese Uc de Saint Circ traduce in versi la prospettiva del suo signore Alberico, impegnato a fronteggiare il potente fratello Ezzelino, vicario imperiale in Italia settentrionale, e per questo alla ricerca dell’appoggio del papa e della feudalità italiana incerta fra il partito guelfo e quello ghibellino come i Savoia, menzionati in tornada (vv. 41-42).

Per far fronte alle numerose sconfitte patite, l’imperatore raggiunse l’Italia settentrionale dal regno di Sicilia alla testa di un grande esercito con l’obiettivo di portare un rapido attacco a tutto il fronte guelfo romagnolo e di colpire direttamente l’odiata città di Bologna. Tuttavia Federico, pur riuscendo a riconquistare in soli sei giorni Ravenna, fu bloccato nell’assedio di Faenza per ben otto mesi in quanto la città, avamposto di Bologna in Romagna, si difese vigorosamente grazie al sostegno di truppe bolognesi, veneziane e milanesi ma anche dei guelfi fiorentini guidati dal conte Guido Guerra (v. 3). La sorprendente resistenza della città di fronte all’attacco imperiale sorprese i ghibellini e fu considerata alla stregua di una vittoria nella prospettiva guelfa, nonostante l’inevitabile capitolazione della città nell’aprile 1241 (cfr. Lazzari 2005).

Un sierventes vuelh far en aquest son d’En Gui fu concepito proprio per rinvigorire gli animi degli assediati e per esaltare la missione che questi svolgevano nel sostenere la Chiesa contro l’imperatore (vv. 9-10). A tale scopo, Uc riprende le accuse che dovevano circolare negli ambienti guelfi sul conto di Federico in seguito alla divulgazione dell’anatema da parte di Gregorio IX: egli è dipinto come l’avversario assoluto della Chiesa, uomo senza fede che non crede nella vita dopo la morte ed è capace di render vile qualsiasi cosa abbia valore (vv. 11-16).

In un’operazione dalla vasta portata propagandistica, il trovatore si rivolge poi a Raimondo VII di Tolosa (v. 17) e a Luigi IX di Francia (v. 25) per spronarli a schierarsi contro Federico. Offrendo una rilettura di parte degli eventi storici relativi alla crociata contro gli albigesi, Uc cerca di dissuadere Raimondo dal sostenere l’imperatore e gli ricorda, quasi come monito, la perdita dei territori che Simon de Montfort gli aveva conquistato con la vittoria di Muret durante la quale aveva perso la vita Pietro II d’Aragona (vv. 22). Il tentativo di condurre il conte di Tolosa al campo guelfo fu portato avanti direttamente dal pontefice che, scrivendogli a più riprese, riuscì infine a ottenere il suo sostegno nel marzo 1241 (cfr. Huillard-Bréholles 1852-1861, vol. V, p. 1101) ma solo per un breve periodo.

Ancora più ingannevole risulta essere la strofa dedicata al re di Francia. Nello spingere Luigi IX contro Federico, il trovatore denuncia un accordo tra questi ed Enrico III d’Inghilterra, al quale sarebbe stato promesso il recupero dei territori francesi persi dalla corona inglese nella battaglia di Bouvines del 1214 (vv. 26-30). I rapporti tra l’imperatore e il re inglese si intensificarono senz’altro in seguito al terzo matrimonio di Federico con Isabella d’Inghilterra, celebrato nel 1235 (cfr. Stürner 2009, pp. 700-708), tuttavia non ci è pervenuta alcuna fonte documentaria che testimoni un accordo simile a quello cui si allude nel componimento, se si eccettua un trattato di alleanza del giugno 1242 in cui non vi è però alcuna intenzionalità apertamente antifrancese (Huillard-Bréholles 1852-1861, vol. VI, p. 33). L’illazione, come si scopre in chiusura di cobla, era esclusivamente funzionale ad attrarre il potente re di Francia nel campo guelfo, al fianco dei milanesi (v. 31) e di Alberico da Romano (v. 32), presentato come ultimo baluardo italiano capace di impedire l’invasione della Francia da parte delle truppe imperiali.

Il discorso suasorio di Uc trova il suo culmine nell’ultima strofe, laddove Federico è dipinto come il nemico principale non solo della Chiesa ma della stessa corona francese. Agli occhi del trovatore, questi due poteri devono coalizzarsi con i guelfi italiani per organizzare una vera e propria crociata e occupare il regno di Sicilia, affidato a mani tanto indegne (vv. 37-40).

Il sirventese, oltre ad offrirci un vivace spaccato della prospettiva dei signori guelfi in Italia e in particolare di Alberico da Romano, testimonia della capacità della propaganda papale di penetrare anche nei versi di un trovatore come Uc de Saint Circ, costretto a lasciare il Midi per l’Italia settentrionale durante gli anni della crociata contro gli Albigesi. Inoltre, Un sierventes vuelh far en aquest son d’En Gui comprova in maniera chiara il mutamento che intorno alla metà del XIII secolo aveva subito l’idea di crociata e il suo deciso slittamento sul versante politico che, iniziato con il pontificato di Innocenzo III, si sarebbe ulteriormente rafforzato con i successori Gregorio IX e Innocenzo IV (cfr. Peron 1991, pp. 23-26).

 

 

Bibliografia

 

Canzian 2017

Dario Canzian, «Da Romano Alberico », in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 2017, versione in rete (www.treccani.it).

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Folena 1990

Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137.

 

 Huillard-Bréholles 1852-1861

Historia diplomatica Friderici II sive constitutiones, privilegia, mandata, instrumenta quae supersunt istius imperatoris et filiorum eius, 6 voll., a cura di Jean Louis Alphonse Huillard-Bréholles, Paris 1952-1861.

 

Lazzari 2005

Tiziana Lazzari, «Faenza», in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, Roma 2005, versione in rete (www.treccani.it).

           

Meliga 2005

Walter Meliga, «Trovatori provenzali», in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, Roma 2005 versione in rete (www.treccani.it).

 

Peron  1991

Gianfelice Peron, «Trovatori e politica nella Marca Trevigiana», in Il medioevo nella Marca: trovatori, giullari, letterati a Treviso nei secoli XIII e XIV. Atti del Convegno (Treviso, 28-29 settembre 1990), a cura di Maria Luisa Meneghetti e Francesco Zambon, Treviso 1991, pp.11-44.

 

Roversi Monaco 2005

Francesca Roversi Monaco, «Ferrara», in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, Roma 2005 versione in rete (www.treccani.it).

 

Stürner 2009

Wolfgang Stürner, Federico II e l’apogeo dell’Impero, Roma 2009.

 

Vasina 2005

Augusto Vasina, «Ravenna», in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, Roma 2005, versione in rete (www.treccani.it).

 

Zingarelli 1899

Nicola Zingarelli, Intorno a due trovatori in Italia, Firenze 1899.

 

Francesco Saverio Annunziata

27.i.2018


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