Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Aimeric de Belenoi
Consiros, com partis d’amor
9.
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Aimeric de Belenoi
Consiros, com partis d’amor
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Aimeric de Belenoi
Trans. it.
Trans. en.
Apparatus
Notes

I. Inquieto, come [colui che è] separato da amore canto, avendo in me gioia e pianto: perché dolore e pianto e tristezza mi viene dal conte, mio signore, che è crociato per servire Dio; ed ho gioia perché Dio l’innalza e vuole che la cristianità torni, grazie a lui, alla felicità, ed esserne [Dio] lodato e ringraziato.

II. E giacché Dio, per la sua grande bontà, ci concede una tal guida, è ben codardo e malvagio colui che rimane qui, e separato da onore, e colui che parte [è] amato e onorato: perché l’andare è speranza di bene e gioia e doni e ringraziamenti, valore nella corte e onore e liberazione dai peccati.

III. Che i possedimenti che i nostri predecessori conquistarono in Terra Santa, perdiamo, se non c’è chi vi porti in fretta soccorso, e [perdiamo] la croce su cui Gesù ricevette dolore e morte – e vi fu innalzato per noi! – E chi rimane qui nell’irrisolutezza, pur avendo la possibilità, e follia lo trattiene, di andare alla sua liberazione ...

IV. ... se a Dio piace, e chi non corre alla liberazione [della Terra Santa] difficilmente sarà da lui [Dio] liberato e difficilmente Dio si ricorderà di coloro da cui è stato dimenticato, [coloro] i quali restano contro il suo volere per far male e non certo per la pace.

V. Che così come sono i principi più in alto e Dio ha dato loro più valore, [così] chi rimane qui è maggiormente colpevole; e chi, per accrescere la sua ricchezza, quando udirà che gli altri sono partiti, rimane e reca loro danno, [costui] ha deliberato contro Dio e Dio ne prenderà vendetta tale che sarà messo in matto nell’angolo della scacchiera.

VI. Molto devono essere impavidi, sicuri e valenti in armi coloro che partiranno, che sempre gli sarà a fianco San Giorgio e Dio sarà con loro, che li ha assolti e inviati. E chi morrà, senza dubbio, sarà incoronato martire in cielo, che ne dà garanzia il Signore che è chiamato Dio e re e uomo.

VII. Colui cui Dio diede intelligenza e forza e ha l’onore di tutte le virtù che è conte e sarà chiamato re (o che è conte ed ora è chiamato re) presta per primo aiuto e soccorso al sepolcro in cui Dio fu deposto. E Dio per la sua grande pietà, così come è vera Trinità, lo guidi e gli fornisca protezione dai falsi turchi pagani.

I. Anxious, as one separated from love, I sing in a mixture of joy and weeping: for I feel grief and tears and pity for the count, my lord, who has taken the cross to serve God; and I feel joy because God exalts him and wishes that Christendom should return to gladness through him, and may He be thanked and praised for it.

II. And since God in his great kindness grants us such a leader, anyone who stays behind is most cowardly and wicked, and separated from honour, and anyone who goes there is loved and honoured: for to go means hope of advantage and joy and gifts and thanks, merit in courts, and honour, and deliverance from sins.

III. For we are losing the conquest won by our ancestors in the Holy Land, if no-one goes quickly to its aid, and [we are losing] the holy cross where God suffered pain and death – and was placed there for our sake! And whoever stays here hesitating, if he has the ability to go, and considers it madness to go to his deliverance, ...

IV. ... if it please God, and whoever does not hasten towards the deliverance [of the Holy Land] will hardly receive deliverance from Him, and God is unlikely to remember those by whom He is forgotten, who stay behind, to His displeasure, to do evil and certainly not for the sake of peace.

V. For just as princes are more important and God has given them more prestige, one who stays behind is more guilty; and if someone stays to increase his riches when he hears the others have gone overseas, and does them damage, he has decided against God, and God will take such revenge that he will be checkmated in the corner of the chessboard.

VI. Those who go should be most fearless, confident and warlike, for St George will be on their side, and God who has absolved and sent them will be with them. And whoever dies will undoubtedly be crowned as a martyr in heaven, for the Lord who is called God and King and Man guarantees this.

VII. He to whom God gave intelligence and strength and who possesses all excellent qualities, who is count and will be [or is now] called king, is the first to help and aid the sepulchre where God was laid. And may God in his great compassion, as He is the true Trinity, guide him and grant him protection against the false pagan Turks.

I.  9 sian] sian dieus E (+1?).

II.  11 bail’ aital] baylha tal C    13 qui·n] qui C; e] om. E (-1)    14 e qu’i] e sel quei E (+1)    16 de ben de ioy e de gratz C (-1), de be . ioi dos e gratz E (-2)    17 e de ualor e donransa C, ualor cortz . (et) onransa E (-1).

III-IV fuse in un un’unica strofa di quindici versi in E.

III.  19 nostr’] nostri E    20 conqueiron en] conquisteren C, conquisteron en E (+1)    21 perdem] perdetz E; no·i] nol C    22 e·ill] el C; sanct’on Dieus] on Jhesus C, sancta don dieus E (+1)    24 rest’] resta CE    26 om. C    27 om. CE.

IV.  In ultima posizione in C    28-29 om. CE    30 om. C.

V.  39 qui·n] qui C    41 autres] autre E    42 los] lost E.

VI.  54 et hom om. C (-2).

VII.  56 et a] ca E (-1)    58 secor] seor E    61 vera] vers e E    62 fass’] fassa E    63 desbateiatz] non bateiatz C.

6-9. Tutti gli editori precedenti stampano, al verso 9, sia·n Dieus secondo il testo di E; i riscontri interni al corpus di Aimeric de Belenoi depongono però con certezza in favore della lezione di C, con sia bisillabo: tutte le occorrenze di sia in posizione interna nei testi del trovatore sono infatti bisillabe (tutte le citazioni a seguire dal testo di Poli 1997; fra parentesi quadre il numero di sillabe richiesto dallo schema metrico): BdT 9.4 v. 38: non es par que sia feingnenz [8]; BdT 9.6 v. 37: gia sia poestatç [6]; BdT 9.21, v. 43: e no·l bat tant entro qu’en sia lassa [10’]; v. 45: ni no sia lonc temps fresca ni grassa [10’]; v. 50: del Carret vuelh que sia seignoressa [10’]). Le subordinate dei vv. 6-9 saranno quindi: due causali coordinate enansa e vol, aventi entrambe per soggetto Dieus, dalla seconda delle quali dipendono i congiuntivi presenti torn e sia, il primo avente per soggetto crestiandatz, il secondo con soggetto sottinteso. Potenzialmente, il soggetto di sia è individuabile tanto in Deus quanto nel coms menzionato al v. 4. Depongono in favore della prima possibilità da un lato la presenza di Deus in E – verosimilmente una glossa esplicativa – dall’altro il fatto che la dittologia grazitz e lauzatz è prioritariamente impiegata in contesti religiosi, e in particolare riferita a Dio e alla Vergine: cfr. BdT 242.24 vv. 4-6: e chascus ponh a plan esfortz / com sia lauzatz e grazitz / tan adrechs guitz; BdT 248.12 vv. 11-12: E Dieus, a cuy dreitz sap bo / sia·n grazitz e lauzatz; At de Mons, Essenhamens, v. 1128-1131: Doncx Dieus a tot saber / e a gaug e a plazer, / e vol esser grazitz / e lauzatz e servitz; Poemetto di argomento geomantico edito da Gianfranco Contini, vv. 1543-1548: don fau gracias e lauzor / a Jesu Crist nostre senhor, / que·m donet lo comensamen / e fah venir al feniment, / e sia·n lauzatz e grazitz; Vida de sant Honorat, vv. 8760-8761: de que sia grazitz e lauzatz / le glorios sant Honorat e v. 9662: Dieus en sia grazitz e lauzatz.

13. Qui·n: per en avverbio di luogo, cfr. SW II, p. 411 e relativi riferimenti, i riscontri desumibili dalla COM2 (BdT 290.1, vv. 19-20: e donc albir se, pois tals es lo rezos, / si s’en rema, toz so q’om en diria; BdT 449.4, vv. 8-10: ... Era·m digatz lo ver, / qal li val mais: q’enaissi s’en remaigna / o qe lai an e·n perda sa conpaigna) e BdT 70.31, v. 59: e ja no·l pes / quar n’ai estat tant longuamen (ma Carl Appel, Bernart de Ventadorn. Seine Liedern mit Einleitung und Glossar, Halle 1915, p. 193, traduce: «daß ich so lange fern von ihr geblieben bin»). Il ritorno del medesimo costrutto, ancora una volta nel solo E, al v. 39 è parsa una ragione aggiuntiva per conservare la lezione del ms.-base.

14. Sel que i di E è inaccettabile in quanto ipermetro; tenendo conto da un lato della lezione qui·n del verso precedente, dall’altro del testo erroneo di E – che è verosimile considerare una glossa esplicativa – è parso opportuno scandire qui di C, adottato a testo, come qu’i, in modo da garantire l’opposizione “chi rimane qui” / “chi va li”.

16-17. In E, de bei joi dos e gratz / valor cortz et onransa, entrambi i versi sono difettosi dal punto di vista metrico e variamente carenti quanto al senso; C ha de ben de joy e de gratz / e de valor e d’onransa, con il primo verso ipometro. Tutti gli editori precedenti si sono attenuti al testo di C, salvo ripristinare la misura correggendo in de ben [e] de joy e de gratz. Dal momento che il danno comune a C ed E al v. 16 attesta che la tradizione di questi versi è compromessa, e che il costrutto anaforico de ... de ... de ... de ... de di C – in cui non trovano riscontro dos e cortz relati da E – appare facilior, è parso lecito il sospetto di un intervento a posteriori di C. Si è di conseguenza deciso di emendare a partire dal testo di E: il v. 16 è stato ricondotto alla corretta misura sillabica mediante l’inserzione di due congiunzioni: de be [e] joi [e] dos e gratz; il v. 17 mediante la preposizione en: valor [en] cortz et onransa.

20. Il testo di E, conquisteron en Terra Major, è ipermetro; quello di C, conquisteren Terra Major, comporta Terra Major apposizione di conquist. Sebbene il testo di C sia accettabile, si è preferito mettere a testo conqueiron en Terra Major, sottintendendo reazione da parte di entrambi i testimoni – o forse del loro comune modello: C potrebbe aver eliminato senza difficoltà en onde ripristinare la corretta misura sillabica – al perfetto conqueiron. Per quanto riguarda la locuzione Terra Major (per cui cfr. cfr. SW VIII, p. 183, e TL V, coll. 931-932), andrà notato che essa in provenzale è molto meno attestata che in francese: cfr. BdT 80.11, vv. 15-16: del pauc rei de Terra Major / me platz, e Chanso de la crozada, xv, vv. 17-21: Pero no·l vigui anc mas una vetz, laor / quant lo coms de Tholoza pres dona Elionor, / la plus bona reina, tota la belazor / que sia en Crestias ni en la paianor, / ni tant can lo mons dura tro en Terra Major. In francese Terra Major indica la terra avita, l’entità politica di appartenenza di una persona o di un popolo, accezione che torna in Bertran de Born, Cortz e gestas e joi d’amor; il significato “Terra Santa”, che è l’unico praticabile per Consiros (da cui LR V, p. 355), è supportato, sebbene in senso lato, dall’occorrenza nella Chanso de la crozada, dove Terra Major vale per luogo lontano, alla fine del mondo, e, sull’asse della prossimità-lontananza individuato dal binomio en Crestias ni en la paianor, si colloca nettamente dal lato di quest’ultima.

21. Perdetz di E non è parso ricevibile: lungo tutto il componimento non vi sono altre quinte persone, mentre è abituale l’uso della quarta (cfr. vv. 11, 19) ad indicare la comunità cristiana chiamata alla crociata di cui il poeta è parte integrante. Quanto all’opposizione fra no·l e no·i, il fatto che secorre + i non abbia riscontri non è parsa ragione sufficiente per rifiutare una lezione che pare pienamente corretta sul piano morfosintattico.

22-23. Il richiamo alla crocifissione come riscatto dell’uomo dal peccato è anche in Seignor, sachiez, qui or ne s’an ira di Thibaut de Champagne, str. IV: Deus se lessa por nos en croiz pener / Et nos dira au jor ou tuit vendront: / ‘Vous qui ma croiz m’aidastes a porter, / Vos en iroiz la ou mi angre sont’...).

22. Il testo di E, e·ill cros sancta don Dieus pres dolor, è ipermetro; quello di C, e·l crotz on Ihesus pres dolor, con crotz maschile e Ihesus in luogo di Dieus, è corretto dal punto di vista metrico ma variamente sospetto. Per quanto riguarda l’opposizione Ihesus / Dieus, sebbene Ihesus di C sia giustificabile in virtù del richiamo alla crocifissione, la lezione di E appare superiore per ragioni inerenti la struttura retorica del testo. Tutte le coblas del componimento, infatti, chiamano in causa almeno una volta Dio (str. I: vv. 5 e 6; str. II: v. 10; str. IV: vv. 30 e 33; str. V: vv. 38, 43 e 44; str. VI: vv. 49 e 54; str. VII: vv. 55, 59 e 60), e solo optando per Dieus di E la str. III si allinea sulle altre. Rimane la difficoltà relativa alla misura sillabica. La possibilità di adottare, con C, crotz maschile, emendando sancta in san così da venire a capo della sillaba sovrannumeraria, è sconsigliata dal fatto che crotz maschile non ha riscontro nella COM2 (il riferimento di Lewent 1908, p. 424, a BdT 323.22, str. 8 v. 2, è improprio: il testo Lo chans tenra deves Suria / e·l crotz on Dieus nos rezemia è frutto di una correzione di Rudolf Zenker, Die Lieder Peires von Auvergne, Halle 1910 al testo ipermetro e la crotz on Dieus nos rezemia trasmesso dal ms. unico, ancora una volta E). Si è deciso di ripristinare la corretta misura sillabica mediante l’elisione sanct’ on, pur nella consapevolezza della sua rarità.

26. L’aggettivo sa può essere riferito sia a qui sai rest’en balansa del v. 24 che – forse con maggiore probabilità – alla cros sanct’on Dieus pres dolor del v. 22 (per il quale cfr. nota precedente); non si ha modo di venire a capo della questione, stante anche la caduta del successivo v. 27.

35. A sa pezansa: Lewent interpreta «die zurückbleiben zu seinem Verdrusse», Poli «che restano nella loro pena»; il possessivo sa andrà però, con Lewent, riferito a Dio, e pezansa interpretato nel senso di “contrarietà”, in linea con SW VI, pp. 302-303. L’argomentazione di Poli, che contesta l’interpretazione di Lewent, appare poco centrata, e sembra soprattutto aver frainteso il significato del v. 36, per mal far e non ges per patz, e del successivo vv. 40-42, per creisser sa ricor ... resta: «gli ultimi due versi non contengono affatto una generica parenesi o una constatazione di ordine morale, ma un preciso riferimento all’interpretazione del momento storico svolta da Gregorio VIII, e perdono completamente il loro significato se considerati in modo isolato. La pezansa è il dolore dei cristiani per il giudizio di condanna pronunciato da Dio contro di loro, reso esplicito dalla disfatta crociata in Terra Santa. Tali condanna e dolore non sono però l’ultima parola: i cristiani possono ancora, tramite la conversione e l’intrapresa della crociata, cambiare il dolore in exultatio. [...] Chi invece continua ad agire male (mal far), cioè nel dolore (restar a sa pezansa), e non può più sperare che la pezansa lo conduca, per mezzo del riconoscimento dell’errore, alla gioia (patz)».

39. Qui·n di E è stato messo a testo, come già al v. 13, per le ragioni illustrate nella nota relativa a quest’ultimo verso.

42. Le due lezioni, l’ost dezenansa di E e los dezenansa di C, determinano interpretazioni completamente diverse. La prima (“e diminuisce l’esercito”) si riferisce alle conseguenze militari della mancata partecipazione dell’aristocrazia alla crociata; la seconda (“nuoce loro”) andrà interpretata in riferimento ai danni che qui·n rema infligge ai possedimenti di quanti sono passatz oltremare. Si è deciso di accordare preferenza a questa seconda lettura, che sembra garantire un miglior svolgimento argomentativo, accordandosi in particolare agli immediatamente precedenti vv. 36 – dove si dice che chi rimane agisce per mal far e non ges per patz – e 40 – dove si afferma esplicitamente che quanti non sono partiti mirano a creiser sa ricor.

45. Per la locuzione el corn del taulier n’er mat, cfr. TL V, coll. 1245-1246, e Silvio Melani, «Metafore scacchistiche nella letteratura medievale di ispirazione religiosa: i “Miracles de Nostre Dame” di Gautier de Coinci», Studi mediolatini e volgari, 25, 1989, pp. 141-172, a p. 159 nota 40 (con riferimento a Murray [1913]): «il matto portato a uno dei due re in uno degli angoli della scacchiera [...] “stands for the most decisive of all events” [...]. [Murray] non cita però un passo da cui risalta chiaramente il carattere vergognoso di un simile matto per chi lo riceve: “Li mas en l’angle est molt honteus; / molt est plus biax li mat en roie” (Gui von Cambrai, Balaham und Josaphas..., hsg. von C. Appel, Halle, 1907, vv. 7094-5: la roie [...] è il nome di una qualsiasi delle traverse della scacchiera): esso è vergognoso perché dimostra il dominio strategico esercitato dall’avversario» (a p. 170, Melani cita anche Consiros, appunto per il riferimento a «Dio che infligge il “matto nell’angolo”».).

48. Entrambi i manoscritti sono in accordo sulla forma sigmatica (sels E, selhs C): tenuto anche conto della datazione avanzata del testo, si è preferito non ripristinare l’atteso sill. Per la declinazione bicasuale in aocc., le oscillazioni che la interessano e soprattutto l’interrelazione fra lingua degli autori e lingua dei manoscritti, cfr. William D. Paden, «Declension in twelfth-century Occitan: on editing early troubadours, with particular reference to Marcabru», Tenso, 18, 2003, pp. 67-115, che a p. 100 osserva: «if the scribes of manuscripts C and E were native speakers of Occitan, as they probably were, their own language lent unsteady support to declension in two cases».

49. Il richiamo alla figura di San Giorgio è perfettamente coerente in un testo di crociata, cfr. il v. 146 della Canso d’Antioca, (Canso d’Antioca, ed. Carol Sweetenham and Linda M. Paterson, Ashgate 2003): S. Giorgi los guida e lo cors S. Daunis. Si ricordi che il culto del santo e la leggenda, ad esso connessa, della lotta contro il drago prese piede nell’Occidente latino proprio a seguito delle spedizioni crociate: cfr. San Giorgio e il Mediterraneo. Atti del 2. Colloquio internazionale per il 17. centenario, Roma, 28-30 novembre 2003 a cura di Guglielmo De’ Giovanni-Centelles, Città del Vaticano, 2004.

54. C è erroneo, omettendo una delle tre figure trinitarie.

56. È stata messa a testo la lezione et a di C; il testo, ipometro, di E (ca), è riportabile a confusione fra e e c.

61. Il costrutto vers e Trenitaz di E, con aggettivo e sostantivo coordinati in funzione di predicato nominale, è parso poco difendibile; ci si è attenuti alla soluzione, più piana, vera Trenitatz di C, per il quale cfr. BdT 206.1, v. 60, Poésies réligieuses de Wolfenbuttel, vv. 440 e 2930, Fierabras, vv. 2867, 3504, Guerre de Navarre, vv. 1, 668, 1285,  2915, e 4537, e Chanso de la crozada, clxviii v. 4, clxxiv v. 9, clxxxi v. 9, ccxi v. 176.

Text

Edition, italian translation and notes: Caterina Menichetti; english translation: Linda Paterson. – Rialto 23.xii.2013.

Mss.

C 148v (Aymeric de belhen), E 89r (Aimeric de belenuei).

Critical Editions / Other Editions

Critical editions: Kurt Lewent, «Das altprovenzalische Kreuzlied», Romanische Forschungen, 21, 1908, p. 421; Stanislav Stroński, Le troubadour Folquet de Marseille, Cracovie 1910, p. 106; Maria Dumitrescu, Poésies du troubadour Aimeric de Belenoi, Paris 1935, p. 153; Andrea Poli, Aimeric de Belenoi. Saggio di edizione critica (BdT 9.5, 9.9, 9.10, 9.21 e 16.13), Napoli 1992, p. 1; Aimeric de Belenoi, Poesie, ed. Andrea Poli, Firenze 1997, p. 113.

Other editions: François Juste Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. V, p. 5; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours, in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1886, vol. III, p. 86.

Metrics and music

Versification: 8a 8a 8b 8a 8b 7c’ 8b 7c’ 8b (Frank 126:1), -or, -atz, -ansa; seven coblas unissonans.

General info

The leader «who is count and will be [or is now] called king» (v. 57) is unlikely to be Richard the Lionheart, as was previously thought, but is most probably Thibaut IV, count of Champagne and king of Navarre. The song dates from after 1230, when Thibaut first publicly declared his intention to go on crusade in anticipation of the end of the truce arranged by Frederick II and the sultan al-Kamil in 1229. Thibaut became king of Navarre in 1234 and set out on crusade in 1239. If v. 57 is interpreted as «who is count and will be called king» the song would date more specifically from 1230-1234, or if it means «who is count and is now called king», then from 1234-1239. As Menichetti states in her notes, purely syntactic considerations make the former interpretation more likely as it is hard to accept the use of the adverb er in the absence of a verb; on the other hand it has been argued that the emphatic allusion to the recrezens, and particularly the arguments presented in vv. 37-42 – the moral and religious responsibility of non-participation in the crusade being much more serious in those of higher social status, and those who remain behind do so to increase their wealth – make a date closer to 1239 more likely. For further discussion see Menichetti’s notes.

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