2 val] bal 4 c’aug] cauie; als bons dire] albons dire 5 es] ies 8 los] lo; setmana] settemana 10 ab na] amna 12 tant] tan; sapcha] sapz 15 ch’eu faz] chen fai; bruzir] bruzer 16 dreit] drit; per] part
Nota al testo Si veda L’altrer fui a Calaon (BdT 461.147).
Testo: Luca Gatti, Rialto 24.iii.2017. Ms.: Q 4v (te(n)ço(n)). Edizioni critiche: Kurt Lewent, «Drei altprovenzalische Gedichte auf Johanna von Este», Zeitschrift für romanische Philologie, 39, 1919, pp. 619-627, p. 621; Ferruccio Blasi, Le poesie del trovatore Arnaut Catalan, Firenze 1937, p. 51; Antonio Petrossi, Le “coblas esparsas” occitane anonime. Studio ed edizione dei testi, Tesi di Dottorato in Filologia Moderna, Università di Napoli Federico II, 2009, p. 340; Antonio Petrossi, «Na Iohana de pretç soverana: les troubadours à la cour de Calaone», Revue des langues romanes, 120, 2016, pp. 39-49, p. 46. Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 124 (testo Lewent); Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137, alle pp. 54-55 (testo Blasi); Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizione vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, p. 106 (testo Lewent). Metrica: a7’ a7’ a7’ b7 a7’ a7’ b7 a7’ (Frank 52:4). Scambio di coblas di otto versi ciascuna. Rime: -ana, -ir. Il modello metrico, con adattamento, è probabilmente La dousa votz si auzida (BdT 70.23) di Bernart de Ventadorn. Nota: Per la datazione e la questione attributiva vedi le Circostanze storiche. – I tre principali repertori della lirica trobadorica (BdT, Frank, BEdT) e Lewent, «Drei altprovenzalische Gedichte», p. 619, considerano Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a) come un testo monologico di due coblas di un autore anonimo, laddove Giulio Bertoni, «Di un trovatore in Italia (Arnaut Catalan) alla corte d’Este», Giornale Storico della Letteratura Italiana, 62, 1913, pp. 266-267, nota 2 a p. 267, lo interpreta come un testo dialogico fra un Arnalt e un Arnaldon, seguito da De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, vol. II, nota 1 a p. 125 (che lo definisce «tenzone»), Paolo Canettieri, «Na Joana e la sezione dei descortz nel canzoniere provenzale N», Cultura neolatina, 52, 1992, pp. 139-165, a p. 159, («frammento di tenzone»), Blasi, Il trovatore, p. xxvii («tenzone-elogio»), Folena, «Tradizione e cultura trobadorica», p. 54, Petrossi, «Na Iohana de pretç soverana», p. 40 («scambio di coblas»). Elemento a favore dell’unitarietà del testo è la sostanziale concordanza dello stile nelle coblas: se si volesse sposare questa ipotesi, si dovrebbe ipotizzare che a un solo Arnaut fossero indirizzate entrambe le coblas, e che quest’ultimo fosse dunque chiamato alternativamente Arnaldon e n’Arnalt per ragioni in parte dovute alla metrica e in parte dovute a una possibile ironia di matrice giullaresca. L’ipotesi formulata da Bertoni sembra tuttavia preferibile: si è favorevoli a distinguere n’Arnalt da Arnaldon (su cui si vedano le note ai vv. 1 e 9), e a ritenere Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a) un testo dialogico. – Blasi, Il trovatore Arnaut, p. 53 (riprendendo Lewent, «Drei altprovenzalische Gedichte», p. 624), pone in relazione l’esaltazione di Donna Giovanna con Canson ab gais motz plazens (BdT 236.2), vv. 101-104: «Na Joana·l rics ressos / e·l pretz bos / qu’es de vos, / fai lo nom d’Est cabalos». [LG] |