Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Peire Cardenal
Ben volgra, si Dieus o volgues
335.
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Peire Cardenal
Ben volgra, si Dieus o volgues
Trad. it.
Note

I. Vorrei, Dio lo volesse, che avessimo recuperato la Siria, e il prode imperatore avesse recuperata la Lombardia, e il valoroso conte, duca e marchese avesse qui recuperato il Vivarais; così mi piacerebbe, dal momento che mi ha preso questo desiderio: che in ogni circostanza vorrei ciò che è giusto.

II. Marsiglia, Arles e Avignone percorrano là la stessa via, e Carpentras, Cavaillon, Valence e Die, Vienne e il Pupetz e il Dromos abbiano per re il più eccellente che di qui fino in Turchia porti schinieri e speroni, perché se non gliene venisse vantaggio invano sarebbe prode.

III. Come in mare vale di più una nave che una barca o un battello, e vale di più il leone del cinghiale e più un dono che un rifiuto, il conte vale di più di ogni altro signore, perché togliendo ai falsi e donando alle persone sincere segue la via del valore, e sale nel pregio senza discendere, ed è maestro nel compiere nobili azioni.

IV. Il conte di Tolosa vale tanto e tanto fa e accresce, che non tratta malevolmente nessuno al mondo, chiunque esso sia; è così come io lo voglio, generoso, ardito, amante dell’allegria, nobile, amabile, sincero, custode di giustizia, leale senza menzogna, bello, affabile nel parlare.

V. A Tolosa c’è un tal Raimondo – il conte che Dio guida – che come nasce acqua da fonte nasce da lui cavalleria, perché dagli uomini peggiori che ci sono egli si difende, e dal mondo intero, cosicché né i Francesi né il clero né l’altra gente gli possono tenere testa, ma coi buoni prende un atteggiamento umile e i malvagi confonde.

VI. E il suo valore eleva nel mondo tanto in alto la sua signoria – perché ha la fama di conte duca – che lo significa il suo nome stesso, che vuol dire: «Raggio del mondo».

1-10. Nella prima strofe il trovatore esprime il desiderio che si verifichino alcuni eventi che egli reputa giusti. Il termine cobrar, ripetuto da Peire a più riprese e applicato a diversi contesti, fa parte del lessico specifico della poesia politica dei trovatori; su questo si veda Karen W. Klein, The Partisan Voice: A Study of the Political Lyric in France and Germany, 1180-1230, The Hague - Paris 1971, pp. 66-68.

2. Il sirventese riflette l’attenzione della Cristianità per la situazione dei Luoghi Santi. Il toponimo Suria, infatti, è utilizzato nelle canzoni di crociata di trovatori e trovieri per indicare genericamente la Terrasanta, cfr. Linda Paterson, «La letteratura occitanica e la Terrasanta», Rivista di studi testuali, 5, 2003, pp. 73-98, alle pp. 84-85. Questo riferimento spinge a datare il testo al periodo precedente alla crociata di Federico, avvenuta tra 1228 e 1229, al termine della quale Gerusalemme passò di nuovo in mano cristiana grazie alla pace stipulata tra l’imperatore e il sultano al-Kamil.

3-4. Peire si dimostra schierato al fianco di Federico contro i Comuni italiani che non rispettavano i diritti imperiali. Federico manifestò la sua intenzione di ristabilire il proprio potere in Italia settentrionale sia nel 1226 a Borgo San Donnino sia nel 1235, nel corso della dieta di Magonza.

5. Si allude qui chiaramente a Raimondo VII di Tolosa con il riferimento a tutti i suoi titoli. Egli infatti era duca di Narbona e conte di Tolosa in quanto discendente della casata di Saint-Gilles e marchese di Provenza, feudatario dell’imperatore per alcune zone del regno di Arles e di Vienne.

6. Vivaires. L’antica regione del Vivarais, corrispondente grosso modo all’attuale dipartimento francese dell’Ardèche, prendeva il nome dalla città più importante, Vivieres, e confinava con la contea di Provenza a est e con quella di Gavaudan a ovest. Essa costituiva un feudo dei conti di Tolosa e fu colpita fin dal 1213 dalle operazioni militari della crociata contro gli Albigesi; cfr. Michel Roquebert, L’Épopée cathare. III. Le lys et la croix 1216-1229, Paris 2007, pp. 48-49.

11. I tre principali comuni provenzali costituivano un appoggio fondamentale per i signori del sud della Francia che volessero imporre il loro potere in quella regione. Il rapporto di questi comuni con Federico II fu sempre molto complesso, si veda Simone Balossino, I podestà sulle sponde del Rodano. Arles e Avignone nei secoli XII e XIII, Roma 2015.

13-15. Le località provenzali enumerate facevano parte del regno di Arles e di Vienne, possedimento imperiale in Provenza.

16. rei. Il titolo di re di Arles e di Vienne spettava all’imperatore, tuttavia Peire non sembra riferirsi qui direttamente a Federico bensì al suo rappresentante in quella regione. L’imperatore infatti era solito attribuire il titolo di re o quantomeno il ruolo di vicario del regno a un esponente della nobiltà locale o a un suo uomo di fiducia. I trovatori sono soliti indicare questa figura direttamente con il titolo di re: cfr. Gui de Cavaillon, Seigneiras e cavals armatz (BdT 192.4), vv. 22-23: «Nostre mieitz princes s’es clamatz / reis de Viena coronatz».

21-24. L’elogio di Raimondo VII è introdotto dalla dichiarazione della superiorità del conte di Tolosa sugli altri signori condotta sulla base di una serie di comparazioni; su questo si veda Oriana Scarpati, Retorica del “trobar”. Le comparazioni nella lirica occitana, Roma 2008, pp. 49-51.

31-40. In questa strofe il trovatore, passando in rassegna le grandi doti cortesi di cui il conte di Tolosa è provvisto, dipinge Raimondo come modello di perfetto signore.

47-48. Vengono presentati qui i tradizionali bersagli polemici di Peire: Frances e clerguia. L’intento propagandistico del sirventese è qui più scoperto: è necessario ed anche utile sostenere Raimondo VII che difende gli uomini del Midi dai nemici, incapaci di tenergli testa.

49-50. L’espressione richiama il passo del vangelo di Luca (Lc, I, 52-53): «Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles» e ricorre anche nel planh di Aimeric de Peguilhan Ja non cugei que·m pogues oblidar (BdT 10.30) riferita a Azzo VI d’Este, v. 15: «humils als bos ez als mals d’orguelh ples».

55-56. L’elogio del conte di Tolosa si conclude con l’espediente retorico dell’interpretatio nominis, prassi frequente nei trovatori. Rai-mon starebbe per «raggio puro» oppure «raggio del mondo», o ancora «rischiara il mondo’, cfr. Vatteroni, Il trovatore, vol. I, p. 263.

Testo

Edizione e traduzione: Sergio Vatteroni 2013; note: Francesco Saverio Annunziata. – Rialto 25.v.2017.

Mss.

C 280r, I 166v, K 151v, M 222r, T 102v, d 324r.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: René Lavaud, Poésies complètes du troubadour Peire Cardenal (1180-1278), Toulouse 1957, p. 62; Sergio Vatteroni, «Le poesie di Peire Cardenal V», Studi mediolatini e volgari, 42, 1996, pp. 169-251, p. 216; Sergio Vatteroni, Il trovatore Peire Cardenal, 2 voll., Modena 2013, vol. I, p. 252.

Altre edizioni: François Juste Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris, 1816-1821, vol. V, p. 303 (parziale); Pèire Cardenal, Tròces causits, amb una introduccion e de notas per Carles Camprós, Montpelhier 1970, p. 46 (testo Lavaud); I trovatori e la Crociata contro gli Albigesi, a cura di Francesco Zambon, Milano - Trento 1999, p. 60 (testo Vatteroni 1996).

Metrica e musica

Metrica: a8 b6’ a8 b6’ a8 a8 b6’ a8 b6’ a4 (Frank 212:8). Cinque coblas singulars di dieci versi e una tornada di sei. Rime: I: -es; II: -os; III: -ar; IV: -an; V: -on; la rima b, -ar, è fissa mentre la rima a varia di stanza in stanza.

Informazioni generali

Sirventese composto presumibilmente nel sud della Francia tra la primavera e l’estate del 1226: si vedano le Circostanze storiche.

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