I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
3. Il verbo recalivar vale ‘ricadere’, come nel citato passo di Peire Vidal: al v. 5 il medesimo verbo, usato come transitivo, significa invece ‘provocare una ricaduta, riaccendere o acuire nuovamente (un male)’.
11. Correggo in totz m’es l’edizione Boni, che stampa totz·m es.
14. Boni non sa decidere se l’espressione ses estraire del v. 14 sia da tradurre ‘completamente’ o ‘per sempre’.
16. Boni corregge in merceiarai la forma merceierai tràdita dal ms., dopo aver constatato la rarità del passaggio da a ad e nelle forme future dei verbi della prima coniugazione (passaggio in verità attestato, contrariamente a quanto egli afferma, nella lingua lirica).
21. De Lollis stampava adreich.
29. Si noti prendre con il dativo della persona: questa costruzione, normale quando il soggetto è un sentimento o un’emozione, ricorre più volte nelle liriche di Sordello (si veda BdT 437.5, v. 4; si consulti in proposito anche il glossario allestito da Boni, p. 288, s.v. prendre).
32. La relazione del v. 32 fra la distanza dagli occhi e quella dal cuore, che secondo un noto proverbio sarebbero direttamente proporzionali, è argomento più volte adoperato dai trovatori, che generalmente ne negano la validità nel loro caso specifico: il motivo torna nella canzone di Sordello Tos temps serai (BdT 437.36, vv. 29-30); per una rassegna di altri passi si legga la nota di Boni (p. 58, n. 32).
35. Boni, sulla base del v. 35, ricostruisce una vicenda biografica per cui Sordello avrebbe amato una donna non identificabile, prima di dedicarsi a Guida di Rodez (pp. lxvi-lvii).
42. Ho emendato in camjatz la lezione camjar del manoscritto, inaccettabile per ragioni di rima (ma messa a testo da Boni, così come De Lollis e Wilhelm). L’errore è indotto dalla ripetizione a breve distanza di tre forme del verbo, per un artificio retorico adottato da Sordello ai vv. 42-43: per un analogo uso del medesimo verbo camjar si veda il passo di Gui d’Uissel citato anche da De Lollis (p. 285), che commentava però l’artificio del mot tornat, di cui secondo la sua edizione si avrebbe un esempio in questo punto. Il senso del verso non risulta sostanzialmente modificato: intenderei ‘...lei che, cambiando, mi cambiò’.
Edizione: Marco Boni 1954; note: Elisa Guadagnini. – Rialto 31.vii.2006.
H 4v.
Edizioni critiche: Cesare De Lollis, Vita e poesie di Sordello, Halle 1896, p. 188; Marco Boni, Sordello, le poesie, Bologna 1954, p. 55; James J. Wilhelm, The Poetry of Sordello, edited and translated, New York - London 1987, p. 38.
Metrica: a10 b10 a10 b10 c10 c10 d10 d10 (Frank 382:16). Cinque coblas unissonans di otto versi di dieci sillabe con una tornada di quattro versi: lo schema metrico è piuttosto comune, ma nessun componimento presenta le medesime rime della canzone di Sordello.
La canzone non presenta sicuri elementi datanti. La tornada, inviata a Restaur, fa ipotizzare una composizione provenzale all’indirizzo di Guida di Rodez: per il senhal si legga la nota al planh Planher vuelh en Blacatz (BdT 437.24). – La similitudine del malato posta in incipit deriva secondo Boni da Peire Vidal, S’eu fos en cort (BdT 364.42), vv. 21-22: «e malautes que soven recaliva / gueris mot greu, ans mor, quan sos mals dura». Sulla malattia d’amore si veda anche Maurizio Perugi, Trovatori a Valchiusa. Un frammento della cultura provenzale del Petrarca, Padova 1985, p. 35.