I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
I. Con gioia comincio la mia canzone, perché il mio cuore e il mio spirito sono nella gioia, giacché la gioia d’amore, che vince le altre gioie, mi prega, mi ordina e mi richiede di cantare, e io ho una valida ragione, dal momento che il mio pensiero è rivolto all’amore, di comporre delle melodie gioiose e leggere, perché colei di cui tesso le lodi è veramente tale che il mio canto sgorga per necessità dal cuore.
II. Così mi sgorga dal cuore perché non penso ad altro che a voi, bella creatura amabile, franca e niente affatto menzognera, con tutte le buone qualità e senza alcun difetto: chi rivolge il suo pensiero verso un essere che vale è veramente salvo; e quando penso alla vostra figura, a chi siete voi e a chi sono io, riconosco che il mio ardimento è enorme perché ripongo l’amore in un così alto luogo.
III. Dama, Mercé, Pietà e Amore, che eleggo a tutori, possano vincervi e donarvi una buona disposizione affinché voi siate, o dama, benevola nei miei riguardi, perché io sono nei vostri confronti obbediente, e franco, fedele e leale, e vostro buon amico sincero, e celebro ed esalto volentieri il vostro pregio che è autentico e irreprensibile.
IV. Irreprensibile, perfetto e autentico è il vostro nobile pregio naturale che non si può fare altro che dirne del bene; tanto è leale e giusto che è assolutamente il primo fra i migliori; e tanto siete cortese e amabile, bella, gaia e saggia che non vi manca nessuna buona qualità, eccetto il fatto che mi dite di no.
V. Verso Donna Maria d’Oramala vattene, o canzone, veloce a spron battuto, perché con le più nobili entra in gara, in guerra e in tenzone per il donare, per lo spendere e per le meritorie azioni onorevoli; perciò il suo pregio ne è sempre più elevato, giacché ne odo tessere lodi sia dai virtuosi che dai malvagi, e ben sia apprezzata dal momento che è tale.
VI. Se per compiere meritorie azioni onorevoli e per essere un buon cavaliere bisogna eccellere tra i prodi, Guglielmo Malaspina è tale.
37-45. L’ultima cobla contiene l’invio della canzone a Maria d’Oramala, sorella di Guglielmo Malaspina, della quale è celebrata la virtù e la liberalità.
37. Ves indica la direzione.
38. Gianfranco Folena, Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete, in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137, a p. 89, mette in discussione che la destinataria possa essere Maria d’Oramala e interpreta d’Auramala come moto da luogo, ritenendo che Albertet si trovava, all’epoca della stesura del pezzo, presso la dimora dei Malaspina, dalla quale avrebbe inviato a spron battuto il componimento ad una non ben identificabile Maria lontana, probabilmente la medesima dama cantata anche da Uc de Saint Circ, Na Maria de Mons es plasentera (BdT 457.22), e Alberico da Romano, Na Maria, pretz e fina valors (BdT 16a.2). In questo caso, tuttavia, l’ipotesi di Folena appare poco convincente, in quanto Na Mari’ ... / d’Auramala sembra essere una comune tmesi e anche in altre canzoni si riscontra una costruzione piuttosto simile: si confronti ad esempio con Ab son gai e leugier (BdT 16.2), vv. 51-52.
39-42. In questi versi sembra contenuto un accenno al tema della guerra e della competizione tra dame, sviluppato in termini allegorici, come fa notare anche Caïti-Russo, nel celebre componimento di Raimbaut de Vaqueiras, Truan, mala guerra (BdT 392.32).
49. Nel congedo è menzionato Guglielmo Malaspina, di cui è elogiato il valore e la prodezza.
Edizione: Francesca Sanguineti 2012; traduzione e note: Francesca Sanguineti. – Rialto 9.vi.2015.
A 54r, Aa = M 269r, C 235v, D 77r, E 91, F 41v (solo il v. 1 e i vv. 10-18), G 80v, I 133v, K 119v, M 124r, O 19, R 40v, Sg 55v, a2 439, κ 130 (solo i vv. 46-49).
Edizioni critiche: Adolf Kolsen, Dichtungen der Trobadors auf Grund altprovenzalischer Handschriften, Halle 1916-1919, p. 84; Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 234 (estratti di testo secondo la lezione del ms. A); Jean Boutière, «Les poésies du troubadour Albertet», Studi medievali, 10, 1937, p. 38; Gilda Caïti-Russo, Les troubadours et la cour des Malaspina, Montpellier 2005, p. 185; Francesca Sanguineti, Il trovatore Albertet, Modena 2012, p. 77.
Metrica: a8 b8 b8 a8 a8 c8 c8 d8 d8 (Frank 504:17). Cinque coblas capcaudadas di nove ottonari, più una tornada di quattro. Rime: -on, -als, -ens, -iers, -on (a), -ens, -iers, -on, -als, -ens (b), -iers, -on, -als, -ens, -iers (c), -als, -ens, -iers, -on, -als (d). Corrispondenza dello schema rimico tra le strofi I-V. Un collegamento interstrofico diretto che segue i dettami delle coblas capfinidas è presente esclusivamente tra le strofi I-II e III-IV, sicché si tratta di un collegamento capfinit non sistematico. La prima cobla è costruita secondo i principi delle coblas refranchas, come provato dalla ripetizione, sebbene sporadica, della parola joi.
Canzone d’argomento cortese, che attesta il passaggio di Albertet in Italia settentrionale e la sua relazione con la potente famiglia feudale dei Malaspina. L’elogio di Guglielmo Malaspina, racchiuso nella tornada, consente di datare la canzone prima del 1220, anno della morte di Guglielmo. Insieme a Guglielmo Malaspina è celebrata, nella quinta cobla, la sorella Maria d’Auramala, alla quale è indirizzato il pezzo. Gli stessi protettori, il marchese Guglielmo e sua sorella Maria, sono invitati a pronunciare un giudizio nelle due tornadas con cui si conclude il partimen tra Albertet e Peire, En Peire, dui pro cavallier (BdT 16.15 = 322.1). Si vedano anche le Circostanze storiche.