I. qe] qem c; platz] pladz c 3 oc] o c 5 sia] fia c 7 no·t] nol te c II. 9 sas] sa c III. 19 aque amors tant ne quant π 20 truan] truanço π 21 la per quam amaria π 29 il verso è dislocato erroneamente dopo il v. 32 c V. 36 conortz] conort c VI. 42 Cum] cun c 43 flors] flor c 44 las] la c 46 atens] aten c 47 grans] gran c 48 medgia] medgria c VII. 51 nafret] naifret c VIII. 54 las] la c
Nota al testo Si riproduce la grafia del manoscritto c. Si correggono gli errori morfologici; vengono altresì ricondotte alla norma alcune forme grafiche aberranti in sede di rima. Le varianti della citazione tratta dal Mirall de trobar, siglate π in apparato, sono prese da Berenguer d’Anoia, Mirall de trobar, a cura de Jaume Vidal i Alcover, Montserrat-Palma 1984.
Testo: Luca Gatti, Rialto 18.i.2018. Mss.: c 52v (Naimerig de pegugnan), π, vv. 17-21 (Neymerich de pugujla). Edizioni critiche: Carl Appel, «Poésies provençales inédites tirées des manuscrits d’Italie», Revue des langues romanes, 34, 1890, pp. 5-35, p. 7; The Poems of Aimeric de Peguilhan, edited and translated with introduction and commentary by William P. Shepard and Frank M. Chambers, Evanston (Illinois) 1950, p. 106. Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 230 (estratti testo Appel, vv. 1-12 e 53-36); Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, p. 48 (testo Shepard - Chambers); Aimeric de Peguillan, Poesie, a cura di Antonella Negri, Roma 2012, p. 70 (testo Shepard - Chambers). Metrica: a7 a7 b7 b7 c7’ b7 b7 c5’ (Frank 159:2). Sei coblas unissonans di otto versi; due tornadas di quattro versi. Rime: -atz, -es, -ia. Nota: Canzone cortese dedicata a Beatrice d’Este (cfr. i vv. 53-54): per la datazione, nonché per i rapporti con Ades vol, de l’aondanssa (BdT 10.2) e Qui la vi en ditz (BdT 10.45), si rimanda alle Circostanze storiche. – Il componimento è una «sorta di vivace dialogo interiore sulle ragioni del canto e del tormento d’amore» (Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137, a p. 44). Pare a tutti gli effetti ingiustificato il giudizio di Shepard - Chambers in The Poems, p. 108: «This poem, whose dialogue form suggests Peire Rogier, adds nothing to the stature of Aimeric as a poet. It is easy to see why it occurs in only one MS». La canzone esibisce la tecnica delle coblas tensonadas (su cui si veda Paola Allegretti, «Il sonetto dialogato due-trecentesco. L’intercisio e le sue origini gallo-romanze», in Il genere «tenzone» nelle letterature romanze delle origini. Atti del convegno internazionale (Losanna, 13-15 novembre 1997), a cura di Matteo Pedroni e Antonio Stäuble, Ravenna 1999, pp. 73-109), la cui fonte sarà da rinvenirsi, per l’appunto, in Ges non puesc en bon vers faillir (BdT 356.4) di Peire Rogier. Sulle forme del dialogo nella lirica occitana si rimanda all’approfondita analisi di Marco Grimaldi, Allegoria in versi. Un’idea della poesia dei trovatori, Napoli 2012, pp. 143-222 (in particolare pp. 191-209). Per un altro esempio di utilizzo del procedimento stilistico, sempre in riferimento al milieu estense, si veda Ges de chantar no·m voill gequir (BdT 281.5) di Rambertino Buvalelli. [LG] |