Rialto

293.23

 

Marcabru

 

 

 

 

Emperaire, per vostre prez Imperatore, per la vostra fama e per la prodezza che avete, sono venuto a voi, lo sapete, e non me ne debbo pentire.

e per la proeza quavez

 

sui a vos venguz, zo sabez,

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e no m’en dei ges penedir.

 

 

Meillz m’en degra lo pels sezer Il mio pelo dovrebb’essere più lucido, dal momento che sono venuto qua a visitare la vostra corte; perché io farò conoscere vicino e lontano la gioia che vi attende.

car chai vinc vostra cort vezer,

 

qu’eu farai loing e pres saber

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lo joi que vos es a venir.

 

S’anc per vos demenei orguoill, Se mai ho creduto di poter andare orgoglioso a causa vostra, ora tutto ha cambiato faccia a questo riguardo; ché v’ha chi mi vede di buon occhio e non osa mostrarlo apertamente.

 

tot m’es tornat en autre fuoill:

 

que tals mena bon fait en l’uoill

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que no s’en ausa descobrir.

 

Qui·l sap bon qu’eu sui tant poinenz Chi si compiace perché io sono tanto pungente contro i vili e i codardi, perché tien la bocca chiusa, e voce di plauso non osa uscirne?

als malvaz et als recredenz,

 

per que n’a serradas las denz

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e no·n ausa lo criz eissir?

 

Emperaire, si ben enquers, Imperatore, se ben ricerchi, buono e vero è il proverbio: quando un servo rimpiange ciò che il padrone dona, sono lacrime inutili.

lo reprovers es fis e mers:

 

ço que donz dona e plora sers,

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las lacrimas devon perir.

 

20bis

Emperaire, si Dieus me gart Imperatore, così Dio mi guardi . . . . . .

.  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .

 

.  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .

.  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .

 

Seu me faill al vostre donar, S’io resto deluso della vostra liberalità, mai più Marcabruno andrà a pescare in uno stagno di cui senta dir bene, perché penserebbe restar deluso ogni volta.

jamais a gorc qu’auza lauzar

 

non ira Marcabruns pescar,

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c’ades cuidaria faillir.

 

Per aquella fe qu’eu vos dei, Per quella fede che vi devo, mai sinora imperatori o re ebbero di me così buon mercato come voi, e Dio permetta ch’io ne possa aver gioia!

anc mais emperador ni rei

 

non agron tal merchat de mei

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con vos, e Dieus m’en lais jauzir.

 

Emperairitz, pregaz per mei, Imperatrice, pregate per me, ché io farò crescere la vostra fama.

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qu’eu farai vostre prez richir.

 

 

 

Testo: Aurelio Roncaglia, «I due sirventesi di Marcabruno ad Alfonso VII», Cultura neolatina, 10, 1950, pp. 157-183, alle pp. 172-173. – Rialto 23.iv.2005.


Mss., Edizioni, Metrica: vedi l’ed. Gaunt-Harvey-Paterson.

Nota. Per via della tradizione sostanzialmente unitestimoniale (il frammento z, pubblicato da V. De Bartholomaeis nel 1915 e oggi irreperibile, è uno stretto affine del canzoniere D) il testo Harvey risulta identico a quello roncagliano eccetto per la menda Si·l (invece che Qui·l) al v. 13, introdotta per scongiurare un anacoluto tutto sommato ammissibile per Roncaglia (p. 176 n. 13). L’unica notevole differenza interpretativa riguarda i vv. 11-12, che Harvey rende, piuttosto liberamente, ‘for there is someone who makes a great show of good deeds but does not venture to reveal what he is (his true nature)’; il significato dell’espressione menar bon fait en l’uoill rimane, a dire il vero, problematico (cf. ed. Roncaglia, p. 175 n. 11-12; ed. Harvey, p. 322 n. 11).

[fc]


Premessa

Cfr. ed. Gaunt-Harvey-Paterson

BdT    Marcabru (ed. Roncaglia)    Marcabru (ed. Gaunt-Harvey-Paterson)