In questo scambio di coblas, Falquet de Romans chiede a Blacatz se intende partecipare alla crociata organizzata dall’imperatore Federico II; questi gli risponde che preferisce restare a servizio della sua dama, la contessa Beatrice di Provenza. Si tratta di uno strano dibattito, da cui escono stravolti i canoni classici della letteratura di crociata, ed a stravolgerli Falquet contribuisce, per la sua parte, offrendo al suo interlocutore l’occasione per uno scherzoso gioco, un ribaltamento dei topoi del genere. D’altra parte, Falquet nel momento in cui ideava questi versi, vale a dire tra 1220 e 1226-1227, presumibilmente alla corte del signore di Aups, Blacatz (sul quale rinviamo a Guida - Larghi 2014, nonché a Pécout 2001), doveva forse aver già composto Aucels no truob, chantan (BdT 156.2) e Pois vezem qe tond e pela (BdT 181.1=156.1), due componimenti nelle quali il tema della propaganda in favore della riconquista dei Luoghi Santi occupa un ruolo centrale.
Poiché le altre poesie di Falquet che in qualche modo hanno a che fare con la crociata si situano a cavallo fra il 1220, anno dell'incoronazione di Federico II ad imperatore, ed il 1228, anno della sua partenza per la Palestina, anche questo scambio di coblas è stato collocato entro questo arco cronologico (Soltau 1899, p. 217), che però si può restringere ulteriormente. In particolare la circostanza che l'interlocutore sia Blacatz, trovatore, signore di Aups e dunque importante attore nel panorama politico regionale (Aurell 1989; Pécout 2004), ci spinge a ritenere che, con ogni probabilità, queste cobbole siano state composte entro i limiti del 1226-1228, quando in Provenza l’interesse per il passatge sembra essere stato particolarmente acceso (Guadagnini 2005, p. 311), e forse verso la seconda metà del 1227, quando più indizi certificano che Falquet se era già tornato in Provenza, era all’indomani della prima, fallita, partenza di Federico II.
D’altronde il capovolgimento ideologico operato da queste strofe si riveste di aperta e insistita ironia, da indurre il sospetto che, piuttosto che a Blacatz, i versi di En chantan voill qe·m digatz si rivolgano a qualche altro personaggio, forse allo stesso imperatore Federico II, che da anni prometteva di partire per la Terra Santa senza che questo avvenisse.
Lo Hohenstaufen, infatti, fece solennemente voto di partire con frequenza quasi annuale: ad esempio subito dopo la sua incoronazione ad imperatore si impegnò a liberare il santo Sepolcro e poi via via reiterò la promessa ogni volta che le circostanze gli imponevano di venire a patti con il Papa. In effetti però si decise a partire solo quando poté vantare qualche legittimo diritto sulla corona di re di Gerusalemme, e cioè dopo il suo matrimonio con la figlia del re della Città Santa, Isabella.
In ogni caso se l’ipotesi che avanziamo non può essere dimostrata al di là di ogni ragionevole dubbio, il tono beffardo e satirico che contraddistingue i versi di En chantan voill qe·m digatz li inserisce comunque in un dibattito letterario, non del tutto privo di riscontri storici locali, che Guadagnini 2005 ha dimostrato essersi svolto nella corte di Blacatz prima del 1236 a proposito della crociata e della partecipazione del signore provenzale alle spedizioni oltremare.
Non a caso il nostro testo, infatti, mostra vistose prossimità con altre poesie di Cadenet e di Sordello, nonché, in termini meno evidenti, di Peire Guillem. Secondo De Bartholomaeis 1931, vol. II, pp. 92-95, e Branciforti 1954, pp. 27-29, le nostre coblas sarebbero state riprese anche da Lanfranco Cigala nell'unicum di F, Hom que de domna se fenha (BdT 282.11), dove il trovatore allude chiaramente in termini critici alla partenza di Blacatz oltremare (Guadagnini 2003, pp. 400-401).
La stessa Guadagnini ha dimostrato come il tema del passatge e del suo rapporto con la cortesia e il servizio d’amore abbia attraversato i canzonieri di molti autori che operarono in Provenza tra fine del XII e prima metà del XIII secolo e come in primo piano in questi richiami si siano distinti autori attivi attorno alla corte di Blacatz; senza dimenticare che Cigala percorse le strade della Provenza, in qualità di politico, nel quarto decennio del XIII secolo (Guida - Larghi 2014).
Il testo di Cadenet S’eu trobava mon compair’en Blacatz (BdT 106.24), d’altronde, è un conselh indirizzato a Blacatz nel quale ai suggerimenti morali si affianca la consueta rammemorazione divina e l’invito a prendere la croce. Al v. 5 infatti Cadenet usa esplicitamente il verbo departir, in un’espressione ambigua, che potrebbe sia essere intesa semplicemente con il valore di ‘morire’, sia rinviare alla partenza per la crociata; al v. 24 poi si trova l'aggettivo seinhatz che Zemp 1978 intende come «il a fait le signe de la croix»; ma se esser senhatz fu usato come metafora per indicare il prendere la croce, cioè il farsi crociato (come mostra SW VII:578, «das Kreuz nehmen»). Se la mia ipotesi fosse esatta, la poesia rappresenterebbe un invito al nobile provenzale affinché se ne vada in Terra Santa. Lo confermerebbe anche la presenza nel testo di Cadenet di alcuni motivi usati comunemente dai trovatori per spingere i contemporanei a partire: il ricordo della morte eterna, e delle pene sofferte da Gesù Cristo, la necessità di obbedire al figlio di Dio.
Accanto al conselh di Cadenet va poi segnalata l’implorazione rivolta a Raimondo Berengario V da Sordello in Lai al comte mon segnor voill pregar (BdT 437.18), affinché il signore provenzale non lo costringesse a passar in Oriente. Le tre coblas – intessute di allusioni, moduli stilistici ed espressioni tipiche delle canzoni di crociata – ricordano in più punti proprio i componimenti di Blacatz e Falquet, senza mancare di ricordare che condividono schema metrico e rime (con la sola eccezione della terza), con Guerra mi plai, quan la vei comensar (BdT 96.6) di Blacasset. Inoltre abbiamo qui la dimostrazione che una volta rientrato in Provenza, Falquet si accasò dapprima alla corte di Blacatz per poi probabilmente trasferirsi presso le aule di Raimondo Berengario V.
Alla corte del nobile di Aups, il romanense dovette incontrare qualcuno fra i poeti in lingua d’oc, semi-dilettanti o professionisti del verso, che in quegli anni affollavano le sale del castello del signore di Aups, e di tali incontri porta traccia il suo canzoniere. Quasi certamente Falquet vi conobbe Cadenet, come sembrano suggerire non solo gli indubbi punti di contatto tra i rispettivi canzonieri ma anche le loro vicende biografiche: secondo le notizie forniteci dalla sua vida, infatti, Cadenet, originario della contea di Forcalquier, frequentò sia il vescovo di Nizza, Raimon Leugier de Dosfraires, sia il signore provenzale Blacatz. Lo stesso potrebbe essere avvenuto (come rilevato da Barachini 2015, pp. 26-27), con Elias de Barjols, il quale cantò Blacatz nelle tornadas di Amors, be m’avetz tengut (BdT 132.1), di Ben deu hom son bon senhor (BdT 132.4), di Car compre vostras beutatz (BdT 132.7), di En Jaufrez[et], si Dieus joi vos aduga! (BdT 132.7a = 419.1), dove a Blacatz è richiesto di giudicare il confronto dialettico tra i due poeti), di Puois vei que nuill pro no·m te (BdT 132.11, dove il nobile di Aups è evocato a fianco di Isnart d’Agout-Entrevenas). In particolare Barachini 2015, p. 209 n., ha segnalato le strette affinità esistenti tra i testi di Falquet che parlano della crociata di Federico II o inviati a costui ed Elias de Barjols, e che con essi ha notevoli affinità: si tenga inoltre presente che tra 1221 e 1225 il tema del passatge coinvolse Falquet de Romans e Ottone del Carretto in quanto rappresentanti del partito aleramico, che guardava con minor distacco alle vicende relative al regno di Tessalonica e all’Impero latino d’Oriente (lo stesso Barachini 2015 rinvia opportunamente sul punto a Lachin 2004, p. 400).
Barachini 2015
Giorgio Barachini, Il trovatore Elias de Barjols, Roma 2015.
Branciforti 1954
Francesco Branciforti, Il canzoniere di Lanfranco Cigala, Firenze 1954.
De Bartholomaeis 1931
Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.
Guadagnini 2003
Elisa Guadagnini, «Sill, qu’es caps e guitz (P.-C. 461, 67a): un descort provenzale del secondo quarto del Duecento», in Scène, évolution, sort de la langue et de la littérature d’oc. Actes du septième Congrès international de l’Association internationale d’études occitanes (Reggio Calabria - Messina, 7-13 juillet 2002), éd. par Rossana Castano Saverio Guida et Fortunata Latella, Roma 2003, pp. 395-406.
Guadagnini, 2005
Elisa Guadagnini, «La cerchia di Blacatz e la crociata di Federico II», Studi medievali, 46, 2005, pp. 309-331.
Guida - Larghi 2014
Saverio Guida - Gerardo Larghi, Dizionario biografico dei trovatori, Modena 2014.
Lachin 2004
Giosuè Lachin, Il trovatore Elias Cairel, Modena 2004.
Pécout 2001
Thierry Pécout, «Noblesse provençale et pouvoir comtal: l'exemple du pays de Riez (Alpes-de-Haute-Provence), XIIe - début du XIVe siècle», Rives Nord Méditerranéennes, 7, 2001, pp. 37-56.
Pécout 2004
Thierry Pécout, Raymond Bérenger V (1209-1245). L’invention de la Provence, Paris 2004.
Soltau 1899
Otto Soltau, «Die Werke des Trobadors Blacatz», Zeitschrift für romanische Philologie, 23, 1899, pp. 201-248.
Zemp 1978
Joseph Zemp, Les poésies du troubadour Cadenet, Bern - Frankfurt am Main - Las Vegas 1978.