I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
I. Ogni persona deve sapere e comprendere che ricchezza o saggezza o cortesia che sia al mondo non ci possono difendere dalla morte, poiché il giorno che si nasce si comincia a morire e chi più vive più pena a finire; perciò è ben pazzo colui che confida nella propria vita, se ben riflette profondamente sulla propria follia, giacché ci è mancata improvvisamente una nobile e valente contessa, Beatrice.
II. Dunque nessuno può a buon diritto contestare ormai, per tutto ciò che Dio tiene in [suo] potere, che non possa mai dare la propria parte di valore, di saggezza e di coraggio, di cui parlerò; e inoltre Dio, se non volle salvare dalla morte colei alla quale aveva accordato tutti i beni del mondo, certo non concederà agli altri il privilegio, giacché tutti moriremo e chi più è lodato e più ama il mondo più sarà tradito da questo.
III. Come possiamo dunque aspettare questa morte quando troviamo a disposizione ogni giorno da poter trasformare la nostra morte in vita? Poiché Dio ci dice che andiamo a servirlo là dove Egli fu ucciso per salvare noi dannati; e chi fosse disposto a morire per vendicarlo, recuperando il suo diritto che ha perso in Siria, a buona ragione giungerebbe ben provvisto al giudizio là dove sarà Gesù Cristo.
IV. A chi per Dio va a spendere l’avere e la persona sarà aperta la via del paradiso, ma chi non ci va deve scendere e decadere da qualsiasi onore, poiché temo che Dio abbia in odio colui che resta qui e può armarsi, giacché ne conosco alcuni che avere e ricchezza, demonio e peccato e falsità hanno trattenuto, avidi ingannatori svergognati, nemici di Dio e lontani da ogni bene.
V. Si propongono certo di allargarsi nei possedimenti e di fare conquiste, ma penso che sia diversamente, poiché Dio il re sa tendere la sua balestra e lancia quadrelli affilati per colpire bene e nessuno può proteggersi dal colpo quando Egli si adira e vede che non ci si corregge; ma, chi lo teme e s’umilia nei suoi confronti, quegli avrà lo Spirito Santo come protettore, mentre chi non lo fa sarà punito in inferno.
VI. A tutti si dovrebbe spaccare il cuore dal dolore per la spoliazione del figlio di santa Maria, ma, come il ladro che vede impiccare gli altri, s’impegna più nel male senza pentirsi il mondo malvagio, dal quale Dio conceda a noi di uscire verso la redenzione, così come ci sarebbe necessario, e Dio conceda la salvezza al Mio Tesoro – che lascio in Lombardia – poiché è la guida di tutti noi, e alle persone e alle anime dei crociati.
1 C.] Totz (–1) J 2 s.] pretz a | s. ni] grans (–1) J 3 que sia el mon] ni res que sia J, res qe sia a | no·ns] nos J 4 c’al] quel J | c’om] que J | comenssa] comensom J 5 mais] plus J | plus] mais J | de] en J 8 car] en a 10 nos a 11 en] mas a 12 non] Jan A | mais] om a | r.] tendre a 15 qi a 18 ama·l] ama cest (+1) a | mais] miels a 20 a manca (–1) a 22 nos d. manca (–2) a | d.] salvar a 24 e] a a | m.] morir e qi a | v. v.] morria a 28 cor A 30 non a 32 garnitz Aa 33 qeu a | de t.] daitals a | e] ni a 39 c.] mas a 41 del] al a | no·is] non a 42 vei A 45 no·l] non a 47 del] al a 48 comal lair a 50 lo] el A, o a.
1 esz J, e a 2 qe a | riquesza J, richeza a | cortezia Ja 4 comensa a 5 qi a | ponha Ja 6 donc a | fouz a | qen Aa | uidais A 7 bes pessa a | foillia A 8 tos los gentil a | faliz a 9 contessa biatris a 10 Doncs A | neguns a | non A | dreih a 11 tant cum A | deus a 12 puescha a | par A 13 desseignamen a | dont a 14 pos a | no a 16 segnioria a 17 qe tuit a | qi a 19 Cum A | auzam a | doncs A | aqesta a 20 qand A 21 qe a 22 qe lamen a 23 ont a 25 dreih a | qa A, ca a 26 gent A 27 iutzamen a | christz a 30 qi a | descendre a 31 qe a | lair a 32 qi rema sa a 33 Qien A 35 lza A, za a | cum Aa 37 cugen a 38 sar conqis a | cug a 40 tra cairel trenchan a 41 om a 42 qand A, cant a | nois A 43 qil a | ves a | sumelia a 44 aqel a | chapdeu saint a 45 qi a | effern puniz a 47 dezeret a | fil sancta a 49 ses forsa a 50 mau a 51 cum A 52 qe a.
9. L’identità di questa contessa resta a tutt’oggi incerta, dopo vari suggerimenti a partire da Lacurne de Sainte-Palaye (ed. Millot, 1774), come osservano De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, vol. I, pp. 101-102 e Mouzat, Les Poèmes, p. 487 e nonostante le argomentazioni di Lug, «Gaucelm Faidit et Maria de Ventadorn vivaient-ils encore en 1235?», in Gaucelm Faidit. Amours, voyages et débats, pp. 101-107, che osserva la presenza di molte contesse con nome Beatrice in varie casate (Savoia, Provenza, Die, Delfinato, Monferrato) a partire dal sec. XIII e ne restringe la possibile identificazione a quelle la cui morte può essere collocata negli anni 1221-1223, periodo nel quale Gaucelm avrebbe composto la canzone (si veda la Datazione).
10-13. L’interpretazione del passo è incerta e gli editori precedenti divergono, in particolare per quanto riguarda il v. 12. De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, pp. 101-102 (v. 12: Jan puosca mais sa par de valor rendre): «Dunque nessuno a giusto titolo può contestare ormai, che, fino a quando Iddio ci tiene in sua balia, possa dare [a ciascuno] la sua parte di valore, di istruzione e di elevatezza d’animo, delle quali cose parlo»; Mouzat, Les Poèmes, pp. 485 e 488 (v. 12: ja-n puosca mais sa part de valor tendre): «Donc aucun homme ne peut à bon droit soutenir désormais, en ce que Dieu tient en sa garde, qu’il puisse à jamais retenir sa part de valeur, de savoir ni de courage, ce que je dois rappeler». L’ipotesi che si percorre qui è che nessuno possa rifiutare a Dio la propria parte di impegno nella crociata.
11. en tan con: cfr. Gaucelm Faidit BdT 167.53, ed. Mouzat, v. 30: en tant cum hom pot chausir «de sorte qu’on puisse choisir»; Daude de Pradas BdT 124.14, ed. Schutz, v. 25: en tant cum lo cels garanda «dans tout l’espace qu’enferme le ciel».
13. L’espressione aut cor anche nel celebre planh per la morte di Riccardo Cuor di Leone BdT 167.22, ed. Mouzat, v. 53, ancora in rapporto con la crociata. – Futuro perifrastico con dever (Frede Jensen, Syntaxe de l’ancien occitan, Tübingen 1994, § 557).
14-15. Si tratta ancora della contessa Beatrice. Quasi la stessa intepretazione in Mouzat, Les Poèmes, p. 488 («et puisque Dieu, s’il n’a pas voulu sauver de la mort celle qui avait en elle, de manière accomplie, toutes les qualités du monde»), mentre De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, p. 102 intende diversamente («e poiché Iddio, che aveva creato tutti i beni del mondo, non volle sottrarre se stesso alla morte»).
32. Valore aspettuale indebolito di anar (Jensen, Syntaxe de l’ancien occitan, § 468). – Inspiegabilmente De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, vol. I, p. 101 non corregge la lezione in rima dei testimoni.
35. Clitico asillabico (sulla rima del v. 34) a inizio verso.
42. Meno buona la soluzione di Mouzat, Les Poèmes, pp. 486 e 488-489: e-s vei com nos chastia «et on voit comme il nous châtie».
52-54. Interpretazione di Mouzat (Dio conceda la salvezza a Mon Thesaur e ai crociati). Quella di De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, vol. I, p. 103 («E al Mio-Tesoro… dia Iddio la salute, poiché egli è guida di noi tutti e corpo e spirito de’ Crociati») richiederebbe una correzione al testo (*lo cors e·l esperitz) che però De Bartholomaeis non opera.
52. Mon Thesaur è, secondo quasi tutti gli studiosi, Bonifacio I di Monferrato († 1202), capo della 4a crociata dopo la scomparsa di Thibaut III di Champagne nel maggio 1201 (Walter Meliga, «Gaucelm Faidit et la (les) croisade(s)», in Gaucelm Faidit. Amours, voyages et débats. Trobada tenue à Uzerche les 25 et 26 juin 2010, [Moustier-Ventadour] 2011, pp. 25-34, a p. 31). Un’identificazione improbabile è quella di Pietro Merlo, «Sull’età di Gaucelm Faidit», Giornale storico della letteratura italiana, 3, 1884, pp. 386-400, che suggerisce Bonifacio II († 1253), nipote del precedente, che tuttavia non sembra aver preso parte ad alcuna crociata. Secondo Lug, «Gaucelm Faidit et Maria de Ventadorn vivaient-ils encore en 1235?», in Gaucelm Faidit. Amours, voyages et débats, pp. 104-107 il senhal indicherebbe Guglielmo VI († 1225), figlio di Bonifacio I e coinvolto in un progetto di crociata negli anni 1221-1223; la proposta tuttavia non appare sicura per i presupposti non decisivi sui quali è fondata (assenza di documentazione su una contessa Beatrice defunta al tempo di Bonifacio I; ipotetica distinzione fra il «prode marchese» [= Bonifacio I] di BdT 167.6 e 167.9 e il Thesaur di questa e di altre cinque canzoni [BdT 167.18, 167.39, 167.54, 167.56, 167.62]). – De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, vol. I, p. 102 corregge in qu’es lai («che è là»), osservando che la lezione tràdita non dà senso, «ché se G. F. partiva per la Crociata, partiva anche il Marchese». Al contrario, se vale l’identificazione di Mon Thesaur con Bonifacio I (si veda la nota precedente), l’affermazione di Gaucelm si accorda con quanto racconta Geoffroy de Villehardouin (La Conquête de Constantinople, éd. et trad. par Edmond Faral, Paris 1961, § 91): Bonifacio infatti non partì con il grosso della spedizione ma la raggiunse a Zara verso la fine del 1202 (Meliga, «Gaucelm Faidit et la (les) croisade(s)», p. 31).
Edizione e note: Walter Meliga. – Rialto 21.i.2015.
A 81v (Gaucelms faiditz.), a 160 (Gaucelms faiditz.); J 73v (anon., vv. 1-5).
Analisi dei manoscritti: La tradizione molto limitata conferma in questo caso limite la parentela dei mss. Aa nella tradizione di Gaucelm Faidit (già indicata per quanto riguarda la critica esterna: Walter Meliga, «Une nouvelle édition du troubadour Gaucelm Faidit», in Le rayonnement de la civilisation occitane à l’aube d’un nouveau millénaire. 6e Congrès International de l’Association Internationale d’Études Occitanes. 12-19 Septembre 1999, Wien 2001, pp. 236-243). Il frammento di J denuncia aspetti di trasmissione estemporanea e forse orale (che spingono Kolsen, Zwei provenzalische Sirventese a una differente interpretazione metrica), con tuttavia alcune consonanze con a (vv. 3, 5) che soltanto la brevità del frammento non consente di valorizzare. Ms. di base: A.
Edizioni Critiche: Adolf Kolsen, Zwei provenzalische Sirventese nebst einer Anzahl Einzelstrophen, Halle (Saale) 1919, p. 31 (solo J); Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 100 (su Aa); Jean Mouzat, Les Poèmes de Gaucelm Faidit Troubadour du XIIe siècle, Paris 1965, p. 485.
Altre edizioni: François-Juste-Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. IV, p. 56; Carl A. F. Mahn, Die Werke der Troubadours, in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1886, vol. II, p. 96.
Metrica: a10’ b10’ a10’ c10 c10 b10’ b10’ d10 d10 (Frank 444:3), -endre, -ia, -ir, -itz. Sei coblas unissonans di 9 versi. Lo schema è lo stesso dei planh BdT 167.22 (con la sola rima c femminile) e BdT 461.234 (contrafactum del precedente).
Canzone di crociata composta verosimilmente nell’ottobre 1202. Si veda la Datazione.