177.1(Paterson)

Greu m’es a durar,
quar aug tal descrezensa
dir ni semenar,
e no·m platz ni m’agensa,
qu’om non deu amar
qui fai desmantenensa
a so don totz bes
ven e nays et es,
salvamens e fes:
per qu’ieu farai parvensa
e semblan que·m pes.

II.

No·us meravilhes
negus si eu muou guerra
ab fals mal apres
qu’a son poder soterra
totz bos faitz cortes
e·ls encauss’e·ls enserra;
trop se fenh arditz,
quar de Roma ditz
mal, qu’es caps e guitz
de totz selhs que en terra
an bos esperitz.

III.

En Roma es complitz
totz bes, e qui·ls li pana,
sos sens l’es fallitz,
quar si meteys enguana:
qu’elh n’er sebellitz,
don perdra sa ufana.
Dieus auia mos precx:
que selhs qu’an mals becx,
jovens e senecx,
contra la ley romana,
caion dels bavecx.

IV.

Roma, selhs per pecx
tenc totz e per gent grossa,
per orbs e per secx
que lur carn e lur ossa
cargon d’avols decx,
don cazon en la fossa,
on lur es sermatz
pudens focx malvatz,
don mais desliatz
no son de la trasdossa
qu’an de lurs peccatz.

Roma, ges no·m platz
qu’avols hom vos combata,
dels bos avez patz,
qu’usquecx ab vos s’aflata,
dels fols lurs foldatz
fes perdre Damiata;
mas li vostre sen
fan sel ses conten
caytiu e dolen
que contra vos deslata
ni renha greumen.

VI.

Roma, veramen
sai e cre ses duptansa
qu’a ver salvamen
aduretz tota Fransa,
oc, e l’autra gen
que·us vol far aiudansa.
Mas so que Merlis
prophetizan dis
del bon rey Loys,
que morira en Pansa,
ara s’esclarzis.

VII.

Piegz de Sarrazis
e de plus fals coratge
hereties mesquis
son. Qui vol lur estatge,
ins el foc d’abis
va s’en loc de salvatge
e dampnatio.
A selhs d’Avinho
baysses, don m’es bo,
Roma, lo mal pezatge,
don grans merces fo.

VIII.

Roma, per razo
avetz manta destorta
dressad’a bando
et oberta la porta
de salvatio,
don era la claus torta,
que ab bon govern
bayssatz folh esquern;
qui sec vostr’estern,
l’angel Michel l’emporta
e·l garda d’ifern.

IX.

L’estiu e l’yvern
deu hom ses contradire,
Roma, lo cazern
legir, si que no·s vire,
e quan ve l’esquern,
cum Jhesus pres martire,
albir se lo cas:
si no·s pess’en pas
non es crestias,
s’adoncx non a cossire,
totz es fols e vas.

Roma, lo trefas
e sa leys sospechoza
als fols digz vilas
par que fos de Toloza,
on d’enians certas
non es doncz vergonhoza.
Mas sil coms prezans
enans de dos ans
cove que·ls engans
lays e la fe duptoza
e restaure·ls dans.

XI.

Roma, lo reys grans
qu’es senhers de dreytura
als falses Tolzans
don gran malaventura,
quar tuit a sos mans
fan tan gran desmezura,
qu’usquecx lo rescon,
e torbon est mon;
e·lh comte Raymon,
s’ab elhs plus s’asegura,
no·l tenray per bon.

XII.

Roma, be·s confon
e val li pauc sa forsa
qui contra vos gron
ni bast castelh ni forsa,
quar en tan aut mon
no·s met ni no s’amorsa
que Dieu non recort
son erguelh e·l tort
[. . . . . . . . . . . . .-ort]
don pert tota s’escorsa
e pren dobla mort.

XIII.

Roma, be·m conort
que·l coms ni l’emperaire,
pueys que son destort
de vos, non valon gayre,
quar lur folh deport
e lur malvat vejaire
los fa totz cazer
a vostre plazer,
qu’us no·s pot tener,
sitot s’es guerreiayre,
non li val poder.

XIV.

Roma, yeu esper
que vostra senhoria
e Fransa per ver,
cuy non platz mala via,
fassa dechazer
l’erguelh e l’eretgia,
fals heretges quetz,
que non temon vetz
ni crezo·ls secretz,
tan son ples de feunia
e de mals pessetz.

XV.

Roma, be sabetz
que fort greu lur escapa,
qui au lor decretz,
aissi tendon lur trapa
ab falses trudetz,
ab que quascus s’arrapa.
Totz son sortz e mutz,
qu’el lur tolh salutz,
don quecx es perdutz,
qu’ilh n’an capelh o capa,
e remanon nutz.

XVI.

Clauzis e sauputz
naysson senes falhida,
crematz e perdutz
per lur malvada vida
qu’anc negus vertutz
non fe, ni ges auzida
non avem sivals.
E si fos leyals
lor vida mortals,
Dieus crey l’agra eyssauzida,
mas non es cabals.

XVII.

Qui vol esser sals,
ades deu la crotz penre
per ereties fals
dechazer e mespenre,
que·l celestials
hi venc sos bras estendre
tot per sos amicx;
e pus tals destricx
pres, ben es enicx
selh que no·l vol entendre
ni creyre·ls chasticx.

XVIII.

Roma, si pus gicx
renhar selhs que·us fan onta
al sant esperitz –
quant hom lor o aconta,
tan son fol mendicx
qu’us ab ver no s’afronta –
no·y auras honor.
Roma, li trachor
son tan ples d’error,
qu’on plus pot, quascus monta
quec jorn sa follor.

XIX.

Roma, folh labor
fa qui ab vos tensona,
del emperador
dic, s’ab vos no s’adona,
qu’en gran desonor
ne venra sa corona
e sera razos;
mas pero ab vos
leu troba perdos
qui gen sos tortz razona
ni n’es angoissos.

XX.

Roma·l Glorios
que a la Magdalena
perdonet, don nos
esperam bona estrena,
lo folh rabios
que tans ditz fals semena,
fassa d’aital for
elh e son thezor
e son malvat cor
morir e d’aital pena,
cum hereties mor.

Trans. it.

Trans. en.

Notes

I. Mi è difficile sopportare di sentir proclamare e diffondere una tale eresia, e mi dispiace e mi irrita, perché non si deve amare chi abbandona la fonte e l’origine e la culla di ogni buona cosa, della salvezza e della fede: esprimerò quindi in modo chiaro ed evidente ciò che mi dà fastidio.

II. Nessuno di voi dovrebbe essere sorpreso se muovo guerra al falso ignorante che fa del suo meglio per seppellire tutte le buone azioni cortesi, e le perseguita e le imprigiona. Crede di essere ardito parlando male di Roma, che è capo e guida di tutti coloro che (sulla terra) hanno l’anima virtuosa.

III. A Roma tutte le cose buone sono condotte alla perfezione, e chi gliele sottrae ha perduto il senno, perché inganna se stesso; egli ne sarà seppellito e perderà così la sua alterigia. Dio, ascolta la mia preghiera: fa’ che questi calunniatori dal becco affilato contro la fede romana, giovani e vecchi, possano cadere dalle bilance [nell’inferno].

IV. Roma, considero stupidi, rozzi, orbi e ciechi coloro che caricano la loro carne e le loro ossa di bassi vizi; per questo cadono nella fossa dove un fetido fuoco malvagio è preparato per loro, così che non siano mai liberati dal peso dei loro peccati.

V. Roma, mi dispiace molto che un uomo spregevole combatta contro di voi. Dai buoni avete pace, perché ognuno si sente lusingato di essere vicino a voi. Per quanto riguarda gli stolti, la loro follia ha fatto perdere Damietta; ma la vostra saggezza rende incontestabilmente triste e meschino chi travalica i limiti o si comporta in modo vergognoso contrastandovi.

VI. Roma, davvero so e credo senza dubbio che guiderai tutta la Francia alla vera salvezza, sì, e gli altri popoli che vogliono sostenerti. Ma ciò che Merlino ha profetizzato del buon re Luigi, che sarebbe morto a Panse (Monpensier), sta diventando chiaro.

VII. I miserabili eretici sono peggio dei saraceni e più falsi di cuore. Chi vuole essere come loro si sta dirigendo verso l’abisso di fuoco e, invece della salvezza, verso la dannazione. Roma, tu hai ridotto il perfido tributo a quelli di Avignone, cosa che apprezzo, e fu una grande grazia.

VIII. Roma, hai liberamente raddrizzato molti torti e hai aperto la porta per la salvezza, la cui chiave era contorta, in modo che con un buon governo soffochi il folle scherno; chi segue il tuo esempio, l’angelo Michele lo porta con sé e lo preserva dall’inferno.

IX. D’estate e d’inverno, Roma, uno deve leggere senza contestarlo il “quaderno” [il Vangelo?], per non sviarsi, e vedendo la derisione quando Gesù fu martirizzato, meditare su questo punto. Se non medita in silenzio, non è un cristiano; se allora non si sente turbato, è del tutto sciocco e vano.

X. Roma, sembra che il traditore e la sua fede sospetta con le sue folli e stolte parole sia di Tolosa, ed è per questo che non ha certo vergogna degli inganni. Ma entro due anni quel conte arrogante dovrà rinunciare ai suoi inganni e alla sua fede dubbia e riparare i danni.

XI. Roma, il grande Re che è Signore della giustizia dia grande sventura alla falsa gente di Tolosa, perché tutti scandalosamente si fanno beffe dei suoi comandamenti, e ognuno di loro lo cela, e destabilizzano il mondo; e io non considererò buono il conte Raimondo se continua a cercare il loro sostegno.

XII. Roma, chi mormora o costruisce un castello o fortificazioni contro di te si perde di certo, e la sua forza poco gli giova; per quanto alta sia la montagna su cui si attesta e si stabilisce per evitare che Dio gli ricordi il suo orgoglio e la sua iniquità ... e così ci lascia le cuoia e subisce una doppia morte.

XIII. Roma, ben mi conforta che il conte e l’imperatore, ora che si sono allontanati da te, abbiano scarso successo, perché il loro comportamento folle e i loro pensieri malvagi li fanno fallire entrambi (?) secondo il vostro piacere; perché nessuno di loro può resistere, nonostante amino la guerra; la loro forza è inutile.

XIV. Roma, spero davvero che la tua autorità, e la Francia, che aborre la strada malvagia, schiacceranno l’orgoglio e l’eresia: gli eretici tranquilli e falsi che non temono i divieti e credono a dottrine occulte, pieni come sono d’inganno e di pensieri malvagi.

XV. Roma, sai bene che chi ascolta i loro decreti difficilmente può sfuggire a loro: hanno preparato le loro trappole con false esche in modo che ognuno vi cade. Essi (quelli catturati nelle trappole) sono tutti sordi e muti, e questo toglie loro la salvezza, e così sono tutti perduti, perché pur avendo cappello e mantello (da Roma), restano nudi.

XVI. Segretamente o apertamente gli eretici sono senza dubbio nati bruciati e dannati a causa della loro vita malvagia, perché nessuno (di loro) ha mai compiuto un atto virtuoso, o almeno noi non ne abbiamo mai sentito parlare. Ma se la loro vita mortale fosse stata in conformità con la legge di Dio, credo che Dio l’avrebbe glorificata, invece non è lodevole.

XVII. Chi vuole essere salvato dovrebbe immediatamente prendere la croce per schiacciare e distruggere i falsi eretici, perché il Celeste è venuto qui per aprire completamente le braccia ai suoi amici; e poiché si è addossato tali sofferenze, chi non è disposto ad ascoltarLo o a credere nei suoi insegnamenti è sicuramente malvagio.

XVIII. Roma, se quindi permetti a coloro che trattano vergognosamente lo Spirito Santo a tuo nome di continuare ad esistere – quando qualcuno spiega loro questo, sono tali miserabili stolti che nessuno guarda la verità – non ne avrai onore. Roma, i traditori sono così pieni di errore che ognuno accresce la sua follia più che può ogni giorno.

XIX. Roma, chi ti combatte si comporta in modo stupido; dell’imperatore dico che se non si riconcilia con te la sua corona cadrà in grande disonore, e sarà giusto così; ma chi confessa sinceramente i suoi errori e ne è pentito trova facilmente il tuo perdono.

XX. Roma, il Glorioso che ha perdonato la Maddalena, e dal quale speriamo un bel dono, faccia morire il pazzo furioso che diffonde tante false parole, lui, il suo tesoro e il suo cuore malvagio, per la stessa legge e con la stessa pena con cui muore un eretico.

I. It is hard for me to endure hearing such misbelief spoken and spread abroad, and this displeases and vexes me, for one ought not to love anyone who abandons the source and origin and birthplace of all good things, of salvation and faith: I shall therefore make clear and apparent what is disturbing me.

II. None of you should be surprised if I wage war on an ignorant fraud who tries his utmost to bury all good courtly actions, and persecutes and imprisons them. He presumes great audacity in speaking ill of Rome, which is the leader and guide of all those who on earth have virtuous souls.

III. In Rome all good things are brought to perfection, and anyone who takes these away from her has lost his senses, because he is deceiving himself; he will be buried for it and lose his presumptuousness. God hear my prayer: may those sharp-beaked slanderers against the Roman faith, young and old, fall from the weighing scales [into Hell].

IV. Rome, I regard the people who load their flesh and bones with base vices as stupid, uncouth, blind and sightless; because of this they fall into the pit where stinking evil fire is prepared for them, so they are never released from the burden of their sins.

V. Rome, it greatly displeases me that a base man should fight against you. You are at peace with the good, for each feels flattered to be near you. As for the fools, it was their folly that caused Damietta to be lost; but your wisdom uncontestably makes anyone wretched and miserable who oversteps the bounds or behaves disgracefully by opposing you.

VI. Rome, I truly know and believe without question that you will lead the whole of France to true salvation – yes, and the other people who wish to support you. But what Merlin prophesied of good King Louis, that he would die at Panse (Monpensier), is now becoming clear.

VII. Worse than a Saracen and more false-hearted are wretched heretics. Anyone who wants to be like them is heading for the fiery abyss and, instead of salvation, for damnation. Rome, you reduced the men of Avignon’s wicked toll, which pleases me, and which was a great mercy.

VIII. Rome, you have freely redressed many wrongs and opened the gate to salvation, whose key was twisted, so that with good leadership you subdue foolish mockery; if a man follows your example, the angel Michael bears him away and preserves him from hell.

IX. Summer and winter, Rome, a man should obediently and attentively read the cazern, and when he sees the mockery when Jesus was martyred, let him ponder this circumstance. If he does not quietly reflect, he is not a Christian; if he does not then feel troubled, he is utterly foolish and vain.

X. Rome, it appears that the traitor and his suspect faith with its foolish, base words is from Toulouse, which shows that it is certainly not ashamed of deceptions. But within two years that arrogant count will have to give up his tricks and his dubious faith and set all the damage to rights.

XI. Rome, may the great King who is Lord of righteousness bring great misfortune upon the false people of Toulouse, for all outrageously flout His commands, and each of them conceals this, and they destabilise this world; and I shall not consider Count Raimon good if he seeks their support any more.

XII. Rome, anyone who murmurs against you or builds a castle or fortifications confounds himself for sure, and his strength little avails him; for however high the mountain on which he sets or establishes himself to avoid God remembering his pride and the injustice ... and so he loses his whole hide and suffers a double death.

XIII. Rome, I take great comfort in the fact that the count and the emperor, now that they have turned aside from you, are achieving little, for their foolish conduct and wicked way of thinking makes them both (?) fail according to your pleasure; for neither of them can stand fast, despite his war-mongering; their army is no use to them.

XIV. Rome, I truly hope that your rule, and France, which abhors an evil path, will crush pride and heresy: false silent heretics who fear no prohibitions and believe in secret teachings, so full are they of treachery and wicked thoughts.

XV. Rome, you are well aware that anyone who listens to their decrees is very unlikely to elude them: they set their trap with false lures so that each is caught in it. They (those caught in the traps) are all deaf and dumb, for this is robbing them of their salvation, so each is lost, for they have hat and cloak (protection) from her (Rome) but they remain naked.

XVI. Whether secretly or openly heretical they are unquestionably born burned and lost through their wicked life, for none ever performed a virtuous act, or at least we have never heard of it. But if their mortal life were in accordance with God’s law, I believe God would have exalted it, but good it is not.

XVII. Anyone who wishes to be saved should at once take the cross in order to crush and wreck the false heretics, for the Heavenly One came here to open his arms entirely to his friends; and since He took on such sufferings, anyone who is unwilling to hear Him or believe His teachings is assuredly wicked.

XVIII. Rome, if you allow those who treat the Holy Spirit shamefully on your account to continue to exist – when someone explains this to them they are such foolish wretches that not one faces the truth – you will have no honour in this. Rome, the traitors are so full of error that each one increases his folly as much as he can every day.

XIX. Rome, anyone who argues with you acts foolishly; of the emperor I say that if he does not reconcile himself with you his crown will come to great dishonour, and rightly so; but anyone who confesses his wrongs with a good grace and is tormented by them easily finds pardon from you.

XX. Rome, may the Glorious One who pardoned the Magdalene, and from Whom we hope for a good gift, make the rabid madman who broadcasts so many false words, and his treasure, and his wicked heart, die under the same law and with the same punishment by which a heretic dies.

33. At the Last Judgment the souls of the dead were thought to be weighed on scales along with their sins, and if these outweighed their good deeds they were tipped into Hell.

48. s’aflata: Rieger «se flatte [d’être] avec vous», then «kann sich Eurer rühmen», Städtler «sich bei euch angenehm macht». SW, I, 27 (‘auflegen, anschmiegen’) with the example Li leon venian & afflatavan lur cara a sos pens (= pes).

49. Rieger «Quant aux fous, c’est leur folie» and «die Torheit der Toren» (also Städtler). For the preposition de meaning «as to, as regards, concerning, with respect to» and serving to emphasize a sentence element, see Jensen, Syntaxe, §§ 704 and 852-855; Rieger’s first translation was the best.

62-64. Rieger explains these lines as Gormonda’s attempt to rebut Guillem Figueira’s accusation that Rome led King Louis to take part in the crusade and hence to his death at Montpensier in 1226. «Gormonda va jusqu’à évoquer, faute d’arguments, une prophétie de Merlin» (1987, p. 443, cf. Rieger 1991, p. 722, Levy, pp. 106-107, note to 41 and Städtler, p. 274). This may be so, but why there should be a pun on pansa, ‘belly’, as Städtler suggested, I cannot see.

72. Rieger translates «au lieu du salut, ira en damnation» and «statt ins Heil», Städtler «an feindlichen Ort». Rieger defends her translation on the basis of Mistral, II, p. 839 (Salv’, salvage) and p. 859 (‘sauvage, ..., salvage – action de sauver’). For a medieval example see BdT 401.7, 18-20 (Raimon Gaucelm de Béziers, Poesie, ed. Anna Radaelli, Florence 1997, V, p. 166), Sus en lonrat heretatge / on so li sanhtor, /– la Dieu m[e] don[e] salvatge! –.

74. Rieger (1987, p. 455 n. 52) observes that Avignon, an imperial city since 1157, had allied itself to Raimon VII of Toulouse in 1215 and in 1226 refused to let the crusading army under Louis VIII cross the bridge into the city, proposing an alternative route over a wooden bridge.

76. pezatge is likely to refer to the toll for use of the bridge at Avignon. In the 12th c. the bishop of Avignon was entitled to a third of the revenue from this, but the city had suppressed his rights, which he recovered in 1226 (see Rieger 1987, p. 455 n. 53). Gormonda would be referring to the toll exacted by the city; the implication of baysses might seem to be that the bishop’s toll was lower than the city’s, unless it simply means that the city had no right to levy it and was humbled by its restitution to the Church.

91. Städtler translates cazern as ‘das Evangelium’; in her article Rieger translates ‘cahier’, glossing in a note «die vierspältige Tafel(inschrift) in der Kirche»; in her Trobairitz she translates ‘die Schriften’. Gormonda is replying to Guillem’s words Mas en cal quadern trobatz c’om deia aucire / Roma·ls Crestians? (BdT 217.2, 59-60). Raynouard (LR, V, 8) cites the passage Comandet qu’om lh’escreyches los .VII. psalmes penitencials, e fetz los metre per cazerns en la paret (Cat. dels apost. de Roma, fol. 56) and translates ‘tableau à quatre colonnes’, and simply ‘livre’ for the word in Guillem’s text. Whatever its exact sense here, Gormonda is no doubt referring to the mocking of Christ before his passion as described in the Gospels, and perhaps implying that if the heretics read them carefully they will realise that they are the ones that are now mocking Him.

95-97. Each ms. has one line missing: C albir se lo cas. sis bos crestias., R si nos pes en pas. non es cres|tias. Rieger plausibly reconstructs by putting them together. However, her interpretation of si no·s pess’en pas, «si l’on ne pense pas à la paix» /«Wer nicht an Frieden denkt») seems doubtful: it is unclear why people should be urged to think of peace, and although COM cites two examples of pensar en = to think of/on (PRO 2432 per pensar en tot be; SAM1 079 Can cug pensar en autra res), this is not common; a more likely interpretation is to take en patz as ‘doucement’ (PD).

104. Literally ‘from which (referring to the content of vv. 64-65) it is therefore certainly not ashamed of deceptions’.

106. For prezans as ‘arrogant’ see SW, VI, 533. Rieger ‘valeureux’ and ‘edle’, Städtler ‘werte’.

117. Although grammatical lo could refer to the count, I do not know of a situation where this would apply (was Raimon VII ever concealed from his opponents?); probably, Gormonda is accusing the Toulousains of concealing their subversion of Rome’s teachings and authority.

139. De Bartholomaeis and Rieger take totz to be equivalent to ‘both’, though I have not found this attested elsewhere. Perhaps it should be understood as an adverb, or even an error for tost.

161-165. De Bartholomaeis, II, p. 110: «Questi versi sono riusciti incomprensibili al Levy. C legge Quel R e. Siccome il senso non può essere se non quello che può apprendersi nella mia tradizione, così mi sembra imporsi l’emendamento Quil, riferendo il pronome il a trapa. Circa salutz, bisognerà considerarlo un plur. obliquo; cf. l’espressione faire salutz», as in SW, VII, 445, 8 (but this refers to salutations). He translates (pp. 113-114) «tutti sono sordi e muti [quando si dice loro] come [quegli adescamenti] tolgono loro la salvazione, onde ciascuno è perduto; com’essi [rimanendo cattolici, possano dire] di avere cappello e cappa e comme [passando tra gli eritici] romangano ignudi ». Rieger sees no difficulty in accepting C’s reading and translates «wenn er ihnen das Heil nimmt»; but who or what is el? With some hesitation I take it to be an early example of the impersonal subject form, which Jensen (Syntaxe, § 215) states is found occasionally in troubadour biographies (and frequently in 15th-c. Mystères); the only other explanation I can think of is that it refers to something in a stanza which is out of order or missing.

170. Städtler translates vertutz as ‘Glauben’, Rieger as ‘miracles’ (‘Wunder’), neither of which seems to make sense in the context. For vertut as ‘virtuous act’ compare BdT 335.18, 19-22 (ed. Sergio Vatteroni, Il trovatore Peire Cardenal, Modena 2013, XVIII): E qan vida·ill vol failhir / cuia far vera vertut / qan ditz qe siei aver tut / sion dat al sebelir (E quando la vita sta per mancargli, crede di fare azione virtuosa dicendo che tutti i suoi averi siano dati per la sepoltura).

173. De Bartholomaeis translates leyals as ‘retta’, Rieger ‘loyale’ and then ‘redlich’. For my translation compare SW, IV, 357, 1 lei ‘Gesetz’, leis ‘weltliches Gerecht’, 358, 1 leial ‘Recht u. Billigkeit entsprechend’, 2 ‘der gestezlichen Vorschrift entsprechend, gesetzmässig, rechtmässig’; Leslie Topsfield, Chrétien de Troyes. A study of the Arthurian romances, Cambridge 1981, p. 170, who defines leiautatz «in its wider meaning of obedience to the law of a natural or ethical code», and his article «Malvestatz versus Proeza and Leautatz» in L’Esprit Créateur, 19, 1979, pp. 37-53; and my edition of BdT 82.12 on Rialto, note to 26-27. The law here is clearly God’s law.

189. I take ·us to be an ethic dative (see Jensen, Syntaxe, §§ 244-247). Rieger «si tu tolères plus longtemps que règnent ceux qui (vous) font honte au Saint Esprit» and «wenn Ihr die Herrschaft jener weiter duldet, die Euch vor dem Heiligen Geist Schande machen».

216. For for as ‘for, juridiction; loi, coutume’ see PD. Rieger «de la même manière», and «den gleichen Tod [...] und die gleiche Strafe». I take Gormonda to be referring specifically to the laws governing the punishment of heresy.