Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
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Peire Cardenal
Ar mi puesc yeu lauzar d’amor
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Peire Cardenal
Ar mi puesc yeu lauzar d’amor
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Note

4. Lo sbadiglio in particolare trova un significativo parallelo in Arnaut Daniel: a questo proposito si leggano la nota dell’editore (Vatteroni, Le poesie, p.194, n. 4) e la bibliografia critica ivi citata.

10. La locuzione se partir ab sos datz è glossata da Sansone ‘mi sono allontanato dal tavolo da gioco dell’amore’. 

15. L’editore commenta il termine vassallatie (da intendersi ‘eccezionale prova d’armi, exploit’) richiamando Gaucelm Faidit (BdT 167.59, v. 25: «qe cel es fols que fai fol vassalatge») e, come termine di confronto negativo, Bernart de Ventadorn (BdT 70.42, v. 14: «forsa d’amor m’i fai far vassalatge»). 

17. L’editore promuove a testo la lezione soy raubatz, tràdita dal solo R, contro Tf ni deraubatz, Db ni desbaratatz (CIK mancano): si leggano le sue considerazioni (Le poesie, p., n. 17).

26. Per la dittologia si consulti la ricca documentazione fornita da Lavaud e integrata da Vatteroni (Le poesie, p. 195, n. 26). 

28. L’espressione torna quasi identica nel citato sirventese di Sordello Puois no·m tenc (BdT 437.25, vv. 44-5: «mas sol Dieus gart lieis cui desir, / qe ten mon cor en gage»); si confronti anche Arnaud de Mareuil (BdT 30.II, v. 99: «e pus mon cor tenetz en gatje»).

37. Il v. presenta una varia lectio complessa: don mou lo faitz CIK, don mou le faitz a, don mou los fagz f, don yeissol fag R, don nais totz faitz Db, don ieis le fatz T. L’editore propone do eis so faitz desmezuratz, sulla scia di Perugi (Maurizio Perugi, Le canzoni di Arnaut Daniel, 2 voll., Milano-Napoli 1978, vol. II, p. 44), che ricostruiva così: «L’esistenza dell’articoloide, oltre che dall’allonimo grafico totz Db, è garantita senz’ombra di dubbio dalla commutazione demarcativa trasmessa da R, nella quale la consecuzione eis so ha provocato lo shifting alla terza persona plurale accompagnato dall’adeguamento flessionale di fag».

42. A differenza di Lavaud, l’editore, come Cavaliere (Cento liriche, p. 565), interpreta cre come prima persona, avente lo stesso soggetto di pres del v. precedente.

50. A differenza di Lavaud, l’editore assegna al secondo pus il valore di ‘più’.

Testo

Edizione: Sergio Vatteroni 1995; note: Elisa Guadagnini. – Rialto 31.vii.2006.

Mss.

C 273v , R 72v (con la notazione musicale), I 170v, K 156r, Db 233r, T 98v, f 34r, d 331v, Breviari d'Amor (vv. 31-40).

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Karl Bartsch, Chrestomathie provençale (Xe -XVe siècles), Marburg 1904, p. 191 (ed. condotta su CIR); René Lavaud, Poésies complètes du troubadour Peire Cardenal (1180-1278), Toulouse 1957, p. 2 (I); Sergio Vatteroni, «Le poesie di Peire Cardenal IV», Studi mediolatini e volgari, 41, 1995, pp. 165-212, p. 191.

Altre edizioni: Joseph Anglade, Anthologie des troubadours, Paris 1927, p. 154 (testo Bartsch); Alfred Jeanroy, Anthologie des troubadours, XIIe-XIIIe siècles, Paris 1974, p. 176; A. Berry, Florilège des Troubadours, Paris 1930, p. 372 (la cobla V e la tornada sono stampate a p. 474 con la traduzione Anglade); Alfredo Cavaliere, Cento liriche provenzali, Bologna 1938, p. 362 (testo Bartsch con ritocchi); Martín de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975, p. 1489 (testo Lavaud); René Nelli, Ecrivains anticonformistes du moyen-âge occitan, 2 voll., Paris 1977, vol. I, p. 279; Lola Badia, Poesia trobadoresca. Antologia, Barcelona 1982, p. 278; Pierre Bec, Burlesque et obscénité chez les troubadours. Le contre-texte au Moyen Age, Paris 1984, p. 36; Giuseppe E. Sansone, La poesia dell'antica Provenza, 2 voll., Parma 1984-1986, vol. II, p. 616.

Nota filologica

L’editore disegna uno stemma per cui risultano congiunti CIK(a), accomunati da una lacuna e da diversi errori, mentre mancano elementi per raggruppare in famiglia gli altri testimoni; risulta isolato il solo ms. R, portatore di diverse lezioni singolari.

Metrica e musica

Metrica: a8 b8 a8 b8 c6’ d8 d8 c6’ d8 d8 (Frank 424:9). Cinque coblas unissonans di dieci versi più una tornada di tre versi. Lo schema metrico e le rime, ed evidentemente la melodia, identificano un corpus di dodici componimenti, il cui modello è presumibilmente la canzone di Giraut de Bornelh No posc sofrir c’a la dolor (BdT 242.51). Gli altri testi sono i sirventesi No sai re ni emperador (BdT 242.52) e Be·m platz lo gais temps de pascor (BdT 80.8a), la cobla Amors vol drut cavalcador (BdT 461.21, interpolata in parte della tradizione all’interno di BdT 80.8a), il mieg sirventes di Dalfinet De meg sirventes ai legor (BdT 120.1), il sirventese di Falquet de Romans Quan cug chantar, eu plaing e plor (BdT 156.11), il sirventese di Sordello Puois no·m tenc per pajat d’amor (BdT 437.25), il sirventese di Guillem Fabre On mais vei, plus trop sordejor (BdT 216.1), la tenzone tra Guiraut Riquier e il conte d’Astarac Coms d'Astarac, ab la gensor (BdT 248.20) e la cobla d’argomento amoroso di Bertran Carbonel Qui per bo dreg se part d’amor (BdT 82.76).

Melodia: Gennrich (n. 185); Fernández de la Cuesta, p. 582.

Informazioni generali

Il testo non presenta elementi datanti. Vossler e Lavaud tendono a ricondurlo alla prima fase poetica di Cardenal, basandosi unicamente sul criterio tematico: per una discussione della questione si legga la nota dell’editore (Vatteroni, 1995, p.193). – Per la descrizione dei sintomi della malattia amorosa si confronti M. Ciavolella, La ‘malattia d’amore’ dall’Antichità al Medioevo, Roma 1976.

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