Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Falquet de Romans
·
· Blacatz
En chantan voill qe·m digatz
Falquet de Romans
·
· Blacatz
En chantan voill qe·m digatz
Trad. it.
Apparato
Note

I. Cantando voglio che mi diciate, nobile Blacatz, voi che cosa pensate o ritenete di fare nel caso che l’imperatore vada verso la terra dove Dio nacque? Perché io vorrò raccontare ciò che voi scegliete: se preferite il viaggio o se vi piace di più restare; non è molto che la contessa di Provenza dice che per amor suo eravate gaio e cantavate.

En Blacatz li respondet en aqesta cobla:

 

II. Signor Falquet, voglio proprio che sappiate che io sono amato e amo con cuore sincero lei in cui è perfetta bellezza e gaio sollazzo; ella mi può disfare e, se vuole, rifare, poiché è la madre della fama; con saggezza e conoscenza e con bei detti deliziosi, sa estrarre il cuore dal corpo. Io farò la mia penitenza qui fra il mare e la Durenza, vicino alla sua dimora.

2 segn’en] segner en k    4 on] don H    7-8 qeu volrai qem digatz Zo queus ner veiaie Qeu volrai retraire    9 se·l] e sel; viatge] viaz   15 vuoill om    18 lei] en lei    21 refaire] esfaire

2. Sulla figura storica di Blacatz cfr. Martin Aurell, La vielle et l’épée: troubadours et politique en Provence au XIIIe siècle, Paris 1989; Thierry Pécout, «Noblesse provençale et pouvoir comtal: l’exemple du pays de Riez (Alpes-de-Haute-Provence). XIIe-XIVe siècles», Rives nord-méditerranéennes, 7, 2001, pp. 37-56; Id., Raymond Bérenger V (1209-1245). L’invention de la Provence, Paris 2004. Sul suo ruolo nell’ambiente poetico trobadorico cfr. invece Stefano Asperti, Carlo I d’Angiò e i trovatori: componenti «provenzali» e angioine nella tradizione manoscritta della lirica trobadorica, Ravenna 1995; Id., «Sul sirventese Qi qe s’esmai ni·s desconort di Bertran d’Alamanon e su altri testi lirici ispirati dalle guerre di Provenza», in “Cantarem d’aquestz trobadors”. Studi occitanici in onore di Giuseppe Tavani, a cura di Luciano Rossi, Alessandria 1995, pp. 169-234; Guadagnini, «La crociata di Federico II»; Saverio Guida, «Questioni relative a tre partimens provenzali», Cultura neolatina, 68, 2008, pp. 249-309.

4. on: il manoscritto riporta don, corretto allo stesso modo da tutti gli editori.

7. Il palese errore è stato generato dalla ripetizione dell’emistichio di v. 1. Un copista deve poi essersene accorto ed ha inserito nel testo la lezione esatta.

9. H conserva qui una lezione metricamente ineccepibile (la congiunzione iniziale compensa la riduzione di una sillaba in viatz), ma Zenker e gli editori successivi hanno ritenuto necessario correggere in quanto non si sono reperiti esempi di viatz con valore di viatge. In realtà in un caso parrebbe che questa grafia sia stata utilizzata. Si veda, infatti, la Vita di Santa Margherita, vv. 64-71: «De mon aver la comprare / a mon palayts l’an menare / les cavalier tot el viatz. / Ardidament fan son mandat. / Cant l’an comensan a portar / gardec al cel pres se a cridar / Senher Dieus en tu me fizi. / Ajas merce sit platz de mi» (ed. Alfred Jeanroy, «Vie provençale de sainte Marguerite d’après les manuscrits de Toulouse et de Madrid», Annales du Midi, 11, 1899, pp. 5-55). Nel FEW XIV:382, s.v. VIATICUM, si trovano comunque attestazioni di grafie -tz- per T’G, sicché preferiamo semplicemente integrare la vocale finale mantenendo la grafia che si rinviene nel testimone, ed espungendo la congiunzione iniziale, incongrua e facilmente considerabile come una integrazione operata da qualche copista che si era accorto della ipometria.

12. comtessa de Proensa. Si tratta di Beatrice di Savoia, andata sposa nel 1219 (in data incerta) a Raimondo Berengario: al riguardo si rinvia a Pécout, Raymond Bérenger V; Guadagnini, «La crociata di Federico II». Per quanto riguarda invece le informazioni sulla sua figura storica cf. Johann Ludwig Wurstemberger, Peter der Zweite, Graf von Savoyen, Markgraf in Italien, sein Haus und seine Land, 4 voll., Bern-Zürich, 1856; Francesco Cognasso, Tommaso I e Amedeo IV, Torino 1941. Specifici aspetti della sua vita vengono invece trattati in Emmanuel Davin, «Béatrice de Savoie, Comtesse de Provence, mère de quatre reines (1198-1267)», Bulletin de l’Association Guillaume Budé, 1, 1963, pp. 176-89; Walter Haberstumpf, Dinastie europee nel Mediterraneo orientale. I Monferrato e i Savoia nei secoli XII-XV, Torino 1995; Laura Gaffuri, «...Que toutes les gens de mon ostel soient vestu de drap gris...: le ultime volontà delle principesse di Casa Savoia (XIII-XIV secolo)», in Margini di libertà: testamenti femminili nel medioevo, a cura di Maria Clara Rossi, Caselle di Sommacampagna 2010, pp. 103-127.

15. En Falquet: se non si tratta di una ironica ripresa del seign’en di v. 2, avremmo la dimostrazione del fatto che Falquet raggiunse uno stadio sociale superiore a quello di giullare. — sapçatz: Maurizio Perugi, Le canzoni di Arnaut Daniel, 2 voll., Milano-Napoli 1978, vol. I, p. 239, propone di correggere in sapiatz, trisillabo, eliminando il voil. La risposta di Blacatz, però, è perfettamente speculare ai versi iniziali della cobla di Falquet (o al limite andrebbe espunto il be).

26-28. Questi versi costituiscono la risposta indiretta alla domanda di Falquet circa la partecipazione del barone alla crociata.

27. La Durenza è l’affluente del Rodano e segna il confine – geografico, politico e storico – settentrionale della Provenza. L’espressione risente probabilmente dell’influsso di Peire Vidal, Ab l’alen tir vas me l’air (BdT 364.1), vv. 7-10: «qu’on no sap tan dous repaire / cum de Rozen tro c’a Vensa, / ai cum claus mars e Durenza», ed è strettamente relata con Peire de Castelnou, Oimais no·m cal far plus long’atendensa (BdT 336.1), vv. 3-4: «e farai la novelamen auzir / a cels qe son entre mar e Durenza».

Testo

Edizione, traduzione e note: Gerardo Larghi. – Rialto 21.ii.2022.

Mss.

H 51r (En blancatz li respondet en a/qesta cobla).

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Rudolph Zenker, Die Gedichte des Folquet von Romans, Halle 1896, p. 69; Otto Soltau, «Die Werke des Trobadors Blacatz», Zeitschrift für Romanische Philologie, 23, 1899, pp. 201-248; 24, 1900, pp. 33-60, p. 246; Raymond Arveiller - Gérard Gouiran, L’oeuvre poétique de Falquet de Romans, Aix-en-Provence 1987, p. 124.

Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie Provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 92 (testo Zenker); Elisa Guadagnini, «La crociata di Federico II e la cerchia di Blacatz», Studi medievali, 46, 2005, pp. 309-331, a p. 312 (testo Arveiller – Gouiran).

Metrica e musica

Metrica: a7 a4 5’b 8a 4a 5’b 5’b 5’b 7’c 7’c 5’b 7’c 7’c 6’b (Frank 104:1). Scambio di coblas di tredici versi ciascuna. Rime: -atz; -aire; -enza. Dal punto di vista metrico questa poesia si apparenta a Gasquet, vai t’en Proensa (BdT 461.123c), una poesia inviata allo stesso Blacatz e ad un certo Gui tramite un giullare di nome Gasquet. Altri testi che presentano uno schema metrico affine a quest’ultimo testo sono: Del cap li trairai la lenda (BdT 461.75), anonima riscrittura in chiave osceno-parodistica di Peirol, Del seu tort farai esmenda (BdT 366.12), che a sua volta rappresenta una contraffattura di Ains que la fueille descende (RS 628) di Blondel de Nesle. Friedrich Gennrich, Die Kontrafaktur im Liedschaffendes Mittelalters herausgegeben, Frankfurt 1965, pp. 32-33, rilevò le affinità fra RS 628 e BdT 366.12 con Chançon legiere a entendre (RS 629), di Conon de Bethune. L’ipotesi di un collegamento fra BdT 461.123c e BdT 156.4 deriva dal comune utilizzo delle parole rima Proensa (BdT 156.4, v. 11 e BdT 461.123c v. 1), penedensa (BdT 156.4, v. 25 e BdT 461.123c v. 14) e entendensa (BdT 156.4, v. 13 e BdT 461.123c v. 20).

Informazioni generali

Scambio di coblas fra Falquet de Romans e Blacatz circa la partecipazione di quest’ultimo alla crociata promossa da Federico II. Si vedano le Circostanze storiche.

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