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II.
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V.
VI.
VII.
Edizione e note: Federica Bianchi. – Rialto 15.ii.2003.
C (325r-v).
Edizioni critiche: Franz Eichelkraut, Der Troubadour Folquet de Lunel, Berlin 1872 (rist. anast. Gèneve 1975), pp. 24-25 (VII); F. J. Oroz Arizcuren, La lírica religiosa en la literatura provenzal antigua, Pampelune 1972, pp. 126-133 (XI).
Metrica: a8 b8 b8 a8 c10’ d10 d10 c10’ (Frank 624:48). Cinque coblas unissonans di otto versi più due tornadas di quattro versi. L’ultimo verso di ogni cobla fa da refrain.
Canzone religiosa. Dedicata ad Ugo IV di Rodez, la canzone è probabilmente anteriore al 1274, anno in cui al conte successe il figlio Enrico II. La lacuna che rende illeggibile la parte finale della seconda cobla e quasi interamente la terza è causata dall’asportazione dell’iniziale incipitaria al verso del foglio del manoscritto (BdT 63.7), mentre il v. 43 del componimento è stato interamente omesso dal copista che non segnala l’omissione. La mancanza di questo verso nel manoscritto C è passata inosservata agli occhi dei precedenti editori forse proprio a causa della mancata segnalazione del copista, che sembra dunque aver omesso innavvertitamente il tratto di testo, e per il senso, sebbene a mio avviso leggermente forzato, che sembra comunque permanere nei restanti versi. Spia inequivocabile, però, dell’incompletezza della tornada (che per definizione ripete struttura sillabica e rimica dei versi finali dell’ultima cobla – o penultima come in questo caso che prevede due tornadas) contenente il verso è la rottura dello schema metrico c d d c, regolarmente rispettato nella seconda tornada, e che dovrebbe essere invece identico per entrambe trattandosi di coblas unissonans. Essendo la più convenzionale delle canzoni mariane di Folquet de Lunel, il componimento presenta tutti i ricorsi tipici delle canzoni alla Vergine del periodo del trovatore: l’anafora di dompna all’inizio di ogni cobla, procedimento a cui si sottrae solo la quinta ed ultima cobla che rappresenta effettivamente un’invocazione diretta a Dio, al quale il trovatore si era rivolto nelle altre strofe solo attraverso la Vergine e la sua intercessione; l’impiego del sistema pentastrofico, usato dal poeta anche nelle altre canzoni mariane (BdT 154.4, 154.6, 154.7), e quello del refrain costituito dall’ultimo verso di ogni cobla e che parzialmente si ripete anche nell’ultimo verso delle tornadas. Canzone dunque immediatamente riconoscibile come mariana rispetto alle meno esplicite, se non in qualche caso ambigue (BdT 154.4), restanti canzoni alla Vergine del trovatore, è l’ultimo componimento di Folquet in C; tale posizione potrebbe rispondere all’uso caratteristico di questo manoscritto del ‘Marienlied’ come marca terminale. Si veda a riguardo lo studio di Paola Allegretti, «Il geistliches Lied come marca terminale nel canzoniere provenzale C», Studi Medievali, XXXII, 1992, pp. 721-735, dove si osserva che «in questo codice un buon numero delle sezioni dedicate ai singoli trovatori vengono chiuse da canti di conversione o pentimento (che culminano nella lode mariana), con posizioni terminali che l’esame della restante tradizione manoscritta denuncia proprie del solo C». Il fenomeno è riscontrato ad esempio in grandi ‘libri’ come quello di Guiraut Riquier o nella sezione dedicata a Peire Cardenal, ma anche Folquet de Lunel potrebbe, nel suo piccolo, costituire una spia di tale procedimento con questo componimento posto a chiusura dello spazio a lui riservato in C.