I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
I. Senza sapere perché una donna ritarda il suo joi e sfugge e scappa al suo amante, dal momento che lo riconosce chiaramente per buon servitore, senza macchia nelle azioni e nell’apparenza. Il troppo tardare in amore è follia e molti amanti giungono per questo alla disperazione, perché una donna non deve temere nulla quando riconosce l’amore senza inganno e senza menzogna.
II. Donna valente, dal bel corpo perfetto, la bellezza vi innalza oltre la più cortese e il valore vi fa valere oltre la migliore. Vi fanno molto onore [valore e amore], pertanto eseguite il loro comando: valore vi ordina di fare ogni giorno del bene e amore vuole che amiate non per obbligo, ma il più sincero e che abbia meno potere. Quanto meno sarà potente, tanto più ve ne sarà riconoscente.
III. Ho scelto me per voi, donna, senza inganno e di buon grado, per custodire bene il vostro onore, così come un tempo senza timore si scelse quale imperatore Federico: scelse sé stesso poiché nessuno valeva tanto. Allo stesso modo vi dico che nessuno può valere quanto me perché, donna, nessuno vi ama tanto davvero; perciò vi sostengo più io di quanto non farebbe un altro.
IV. Una donna può correttamente scegliere un solo amante senza sconvenienza, suo pari o di poco superiore; ma non sbaglia se sceglie l’inferiore, se ella riconosce il valore senza pensare al rango; perché il più umile, se ella gli concede dei favori, è sempre più riconoscente del più nobile e di quello a lei pari, pertanto la donna meglio deve tenere quello con lei in quanto ha più potere e signoria.
V. Vi giuro davvero, o donna, e vi prometto e vi assicuro che io non amo tanto alcuna cosa quanto voi, che onoro; pertanto io rinuncio a molte cose piacevoli che provengono da altre parti. Di certo faccio una follia ma, se vi piacesse, voi facilmente mi potreste premiare altrettanto o anche cento volte tanto. Ma oramai lo dovreste volere. Perché non lo volete, o donna? Vi faccio sapere che così dovrete fare, in qualsiasi momento accada.
VI. Signora Esclarmunda, il vostro nome significa che voi donate davvero il chiarore al mondo e siete monda, in quanto non avete fatto cose vietate; siete chiara così come spetta al [vostro] nobile nome.
7. trop tarzar. L’attesa eccessiva, il lonc badatge, ricorre anche nelle chanson de change dei trovatori; cfr. Francesca Sanguineti - Oriana Scarpati, Canzoni occitane di disamore, Roma 2013, p. 23. Qui Guillem, ricollegandosi al ritardo nella concessione del joi espresso nei primi versi, intende spronare la donna amata ad accoglierlo come amante.
17-20. Come spiega Ricketts, Les poésies, p. 78: «Amour veut que la dame aime non pas par souci du devoir, c’est-à-dire, selon les règles imposées par la société, mais selon les sentiments du cœur».
24-27. Il trovatore si paragona a Federico II: così come questi si è ritenuto l’unico degno del titolo imperiale al tempo della sua incoronazione, allo stesso modo Guillem pensa di essere il miglior amante possibile per midons. La scelta da parte del trovatore che propone se stesso come amante per la sua signora può risultare particolarmente interessante e di sicuro poco convenzionale nella lirica trobadorica; sulla poetica di Guillem e sul suo concetto di fin' amor si vedano Leslie T. Topsfield, «The Theme of Courtly Love in the Poems of Guilhem Montanhagol», French Studies, 11, 1957, pp. 127-134 e Cesare Mascitelli, «Guilhem de Montanhagol, Non an dig tan li primier trobador (BdT 225.7)», Lecturae tropatorum, 11, 2018, pp. 37.
31. un sol fin aman. Nella riflessione dei trovatori non è concesso che un solo amante alla donna, come afferma risolutamente Bernart Marti in Bel m’es lai latz la fontana (BdT 63.3), vv. 14-18: «mas ab son marit l’autrei / un amic cortes prezant. / E si plus n’i vai sercant / es desleialada / e puta provada»; per un approfondimento sul tema nei trovatori e nella lirica francese e mediolatina si veda Stefano Cingolani, «Estra lei n’i son trei», Cultura neolatina, 44, 1984, pp. 9-47.
33-34. Il dibattito sull’amore può interessare anche il ruolo sociale del perfetto amante, come mostra Azalais de Porcairagues in Ar em al freit tems vengut (BdT 43.1), vv. 17-20: «Dompna met molt mal s’amor / que ab ric home plaideia, / a plus aut de vavasor / e si lo fai, ill foleia»; su questo si veda Frank R. P. Akehurst, «The Bottom Line of Love: A Semiotic Analysis of the Lover's Position», in Courtly Literature. Culture and Context, edited by Keith Busby and Erik Kooper, Amsterdam – Philadelphia 1990, pp. 1-10.
51. Esclarmunda. Si tratta probabilmente della stessa dama elogiata da Guillem in altri tre componimenti: Ges, per malvastat qu’er veya (BdT 225.5), v. 40; Leu chansoneta m’er a far (BdT 225.6), v. 36; Non an tan dig li primier trobador (BdT 225.7), v. 61. Per l’identificazione di questo personaggio si vedano le Circostanze storiche.
52-54. Un elogio di Esclarmonda costruito sull’interpretatio nominis si riscontra nel già citato Leu chansoneta m’er a far (BdT 225.6), vv. 39-40: «Le noms ditz qui·l sap declarar, / qu’es clar’e munda de follia». Sul gioco etimologico legato al nome della dama, si veda Pierre Anatole Fuksas, Etimologia e geografia nella lirica dei trovatori, Roma 2002, pp. 163-164.
Edizione: Peter T. Ricketts 1964; traduzione e note: Francesco Saverio Annunziata. – Rialto 25.ix.2018.
C 261v, R 39r.
Edizioni critiche: Carl Appel, Provenzalische Inedita aus pariser Handschriften, Leipzig 1890, p. 142; Jules Coulet, Le troubadour Guilhem Montanhagol, Toulouse 1898, p. 130; Peter T. Ricketts, Les poésies de Guilhem de Montanhagol, troubadour provençal du XIIIe siècle, Toronto 1964, p. 74.
Altra edizione: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 169 (testo Coulet).
Metrica: a10 a4 b6 b10 b4 a6 c10’ d10 d 10 c10’(Frank 150:1, unicum). Cinque coblas unissonans di dieci versi e una tornada di quattro. Rime: -an, -or, -ia, -er.
Canzone composta forse in Catalogna in un periodo compreso tra il 1242 e il 1250; si vedano le Circostanze storiche.