Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Peire Bremon Ricas Novas
Pus partit an lo cor En Sordel e·N Bertrans
Peire Bremon Ricas Novas
Pus partit an lo cor En Sordel e·N Bertrans
Trad. it.
Note

I. Non mi lamento più che il signor Sordello e il signor Bertran abbiano diviso il cuore del giusto signor Blacatz: io ne spartirò il corpo fra molti grandi paesi. Laggiù, un quarto ne avranno Lombardi ed Alamanni, la Puglia, la Russia, la Frisia e i Brabantini: vengano tutti a Roma ad adorare il corpo santo, e qui il nobile imperatore faccia edificare una cappella tale dove Pregio, Gioia, Piacere e Canto siano celebrati.

II. L’altro quarto lo avranno Francesi e Borgognoni, la Savoia e il Viennois, gli Alverniati e i Bretoni e i valenti Pittavini, perché loro sono generosi; e se i codardi Inglesi andranno lì a confessarsi, non saranno tanto malvagi che dopo non li si possa ritrovare buoni, perché il corpo santo è deposto in un luogo religioso; e il re cui appartiene Parigi lo protegga dai miserevoli con astuzia e con munificenza, perché in questo modo sarà apprezzato.

III. I valenti Castigliani riceveranno il terzo quarto, e vengano ad adorarlo i Guasconi, i Catalani e gli Aragonesi, visto che tutti posseggono un perfetto merito di valore; e se ci viene il re di Navarra, sappia bene che se non sarà prode e generoso nulla vedrà del corpo; lo terrà nella propria mano il buon re di Castiglia, perché donando e dispensando proteggerà il corpo santo, perché così regnò il suo avo con fine pregio sovrano.

IV. Il quarto quarto terremo noi altri Provenzali, perché, se lo donassimo tutto, non ci troveremmo troppo male; e lo metteremo a Saint Gilles, come in un luogo collettivo. E vengano i Roerghesi, quelli di Tolosa e quelli di Béziers, se vogliono un merito superiore: perché mai i conti avranno la pace e l’amore sincero, e ognuno veglierà, lo auguro, sulla propria salvezza; perché una grande e celebre corte senza munificenza non vale nulla.

V. La testa del corpo santo la invierò sicuramente laggiù, a Gerusalemme, dove nacque Dio; laggiù, al sultano del Cairo, una volta che avrà preso il battesimo, gli regalerò la testa, altrimenti gliela rifiuto. E Gui de Guibelhet, poiché ha pregio stimabile, protegga bene la reliquia dai pagani; e se il re d’Acri ci verrà, abbandoni la cupidigia, e si mostri generoso e prode, e sorvegli bene il dono.

VI. Dopo che Dio ha preso sinceramente l’anima di Blacatz, molti valenti cavalieri lo serviranno al suo posto.

1. Peire Bremon fa chiaramente riferimento agli altri due compianti composti in morte di Blacatz: Planher vuelh En Blacatz en aquest leugier so (BdT 437.24) di Sordello e Mout m’es greu d’en Sordel, car les faillitz sos sens (BdT 76.12) di Bertran d’Alamanon. Questo planh dunque si configura come l’ultimo composto nel ciclo.

3. La differenza sostanziale di questo planh rispetto ai due precedenti risiede nella scelta di Peire Bremon di non dividere il cuore, bensì il corpo di Blacatz e di inviarlo come una reliquia in diverse zone della terra; su questo si vedano Di Luca, Il trovatore, pp. 15-16 e Anatole Pierre Fuksas, «Il corpo di Blacatz e i quattro angoli della cristianità», Quaderni di filologia romanza della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, 14, 2001, pp. 187-206.

4-8. Il primo quarto del corpo di Blacatz è destinato alle genti dell’Italia del nord (Lombart) e del sud (Polha), ai tedeschi, e alle popolazioni più a nord, nelle regioni di Frisia, Brabante e Russia. Questa prima porzione è affidata all’imperatore Federico II, il più grande dei potenti, a cui il trovatore chiede di costruire nella città di Roma una cappella adeguata a contenere una simile reliquia dove possa essere celebrato il culto di Blacatz insieme a quello delle virtù cortesi.

9-13. Un’altra parte del corpo viene inviata invece alle diverse popolazioni che abitano la Francia, dove il trovatore spera possano recarsi a prestare omaggio anche i vili inglesi, pronti a confessarsi e in qualche modo a redimersi di fronte alla reliquia.

15. Il signore a cui è affidata questa porzione del corpo è il buon re di Francia, Luigi IX, citato con il riferimento alla sua capitale, Parigi, forse implicitamente designata come luogo in cui conservare la reliquia: cfr. Fuksas, «Il corpo di Blacatz», p. 193.

17-19. L’ennesima porzione del corpo di Blacatz è inviata ai popoli iberici, a castigliani, catalani e aragonesi e guasconi.

20-21. Il re di Navarra a cui si allude è Thibaut I, citato anche da Sordello nel componimento che apre il ciclo di compianti in morte di Blacatz. Peire Bremon raccomanda a Thibaut di rendersi degno della memoria del signore provenzale dimostrandosi generoso come fu lui.

22-24. Il potente individuato a vigilare su questa reliquia è il sovrano di Castiglia e León, Ferdinando III il Santo. Al re viene consigliato di essere generoso come il nonno, Alfonso VIII di Castiglia, molto apprezzato dai trovatori, come si evince dagli elogi a lui rivolti in molteplici poesie; sul rapporto tra Alfonso VIII e i trovatori si veda Antonio Sánchez Jiménez, «Catalan and Occitan Troubadours at the Court of Alfonso VIII», La Corónica, 32, 2004, pp. 101-120.

25-29. Peire Bremon auspica che l’ultimo quarto del corpo resti presso i provenzali e che venga posto nell’abbazia di Saint-Gilles du Gard, nota tappa di pellegrinaggio in cui si veneravano le reliquie di Sant’Egidio: cfr. Di Luca, Il trovatore, p. 249. Un simile luogo doveva apparire degno a Peire Bremon di ospitare una porzione del corpo santo di Blacatz e inoltre facilmente raggiungibile anche da quanti provenissero dal tolosano, dal Rouergue e da Béziers: cfr. Fuksas, «Il corpo di Blacatz», p. 193.

30-32. L’aspirazione principale del trovatore sembra essere quella di promuovere la pace tra Raimondo Berengario V di Provenza e Raimondo VII di Tolosa, da lungo tempo in lotta tra loro. Negli anni Trenta del Duecento la situazione volgeva in netto vantaggio per il conte di Tolosa e questo forse motiva l’appello alla pace di Peire Bremon, al servizio del conte di Provenza; su questo si veda Francesco Saverio Annunziata, «Federico II, l’Italia e le voci del Midi» in L’Italia dei trovatori, a cura di Paolo Di Luca e Marco Grimaldi, Roma 2017, pp. 1-31, alle pp. 24-26.

33-34. Il componimento si conclude con l’invio oltremare della testa di Blacatz a Gerusalemme, città sacra per eccellenza.

35. Saudan del Cayre. Si tratta di al Malik al-Kamil, sultano egiziano che nel 1229 aveva stretto una tregua decennale con Federico II, concedendo alla cristianità di riconquistare Gerusalemme. Il trovatore auspica che il signore musulmano, già mostratosi aperto verso i cristiani, si battezzi e difenda per sempre la preziosa reliquia offertagli.

37. Gui de Guibelhet. Si tratta di un cavaliere francese che durante la quinta crociata prese parte alla conquista di Damietta; cfr. Fuksas, «Il corpo», p. 194.

39-40. Non è semplice individuare con precisione chi si celi dietro il personaggio definito da Peire Bremon come re d’Acri. Secondo Di Luca, Il trovatore, p. 251, potrebbe trattarsi di Giovanni di Brienne, volgarmente conosciuto come re d’Acri, che nel 1229 divenne reggente del regno di Costantinopoli per conto di Baldovino II e fino alla sua morte, avvenuta il 23 marzo del 1237, si occupò di difendere il regno d’Oriente contro gli assalti di bulgari e musulmani. La data di morte di Giovanni potrebbe costituire il termine ante quem del componimento; sul personaggio storico si veda Benedetto Vetere, «Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme, imperatore latino di Costantinopoli» in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, versione in rete (www.treccani.it).

41-42. Nella breve tornada Peire Bremon sembra svelare chi sono i destinatari del suo componimento, ossia tutti i cavalieri delle varie aree della cristianità destinati a prendere il posto del defunto Blacatz: cfr. Fuksas, «Il corpo di Blacatz», pp. 191-192.

Testo

Edizione e traduzione: Paolo Di Luca 2008; note: Francesco Saverio Annunziata. – Rialto 15.ix.2018.

Mss.

R 28v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: François Just Marie Raynouard, Choix de poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. IV, p. 70; Hermann Springer, Das altprovenzalische Klagelied mit Berücksichtigung der verwandten Litteraturen. Eine literarhistorische Untersuchung, Berlin 1895, p. 100; Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 77; Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 245.

Altre edizioni: Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-86, vol. III, p. 253 (parziale); Paolo Di Luca, Rialto 10.xii.2009 (testo Di Luca).

Metrica e musica

Metrica: a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12 (Frank 5:3). Cinque coblas singulars di otto alessandrini e una tornada di due. Rime: I: -ans; II: -os; III: -an; IV: -al; V: -en. Sulla metrica del componimento si veda Planher vuelh en Blacatz en aquest leugier so (BdT 437.24).

Informazioni generali

Planh composto in morte di Blacatz tra la fine del 1236 e i primi mesi del 1237; si vedano le Circostanze storiche.

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