I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
X.
XI.
I. Una guerra vile e malvagia vogliono qui iniziare le donne di questa terra, imitando i villani. In pianura o in montagna vogliono erigere una città turrita, perché tanto s’innalza l’onore di colei che affossa il loro valore e coltiva il proprio, colei ch’è il fiore di tutte le migliori: madonna Beatrice, e infatti ella è tanto superiore a loro che tutte muoveranno le insegne contro di lei, e guerra, fuoco, fumo e polvere.
II. La città si riunisce e fanno mura e fossati; le dame, senza bisogno d’essere convocate, vi arrivano da ogni parte, a tal punto stanno loro a cuore valore, giovinezza e bellezza. E credo che la figlia del Marchese dovrà affrontare molti scontri, dal momento che ha conquistato pacificamente ogni bene e tutte le buone virtù cortesi; e, poiché è valorosa, nobile e distinta, non starà in pace più a lungo di suo padre, che è tornato a colpire di lancia e di freccia.
III. Dame di Versilia vogliono entrare a far parte dell’esercito, Isabellina e Guiglia e madonna Enrichetta, prontamente, e anche la madre e la figlia di Incisa, ad ogni costo: subito, vengono da Lenta madonna Agnese e da Ventimiglia madonna Guglielma di nascosto. Presto la città sarà in piedi. Vi giungono una truppa assai grande dal Canavese e dalla Toscana, dame di Romagna, madonna Tomasina e la signora di Soragna.
IV. Inglese e Garsenda, Palmiera e madonna Aldice, madonna Alda e madonna Berlenda, madonna Agnese e madonna Eloisa vogliono che renda loro la giovinezza madonna Beatrice; altrimenti le signore di Ponzone ne chiederanno un risarcimento. E là, oltre il Moncenisio, la città manda a chiamare la Contessina perché muova subito guerra a colei che è tanto buona e bella che la sua graziosa persona toglie alla Damigella e a tutte il colorito fresco e giovanile.
V. Maria la Sarda e la signora di San Giorgio, Berta e la Bastarda mobilitano tutte le loro truppe perché nessuna giovane lombarda se ne stia inattiva al di qua delle Alpi. E so che questo fa piacere a madonna Beatrice, poiché la loro retroguardia non può essere tanto forte da spaventare il suo raffinato e autentico valore. Dànno il loro segnale; cavalcano con grande gioia. Hanno creato la città e le hanno imposto il nome “Troia”; ne fanno podestà la signora di Savoia.
VI. In arengo, la podestà si impegna a formare un esercito – e la campana suona e il vecchio comune si raduna – e ordina con arroganza che tutte si facciano avanti; poi dice che la bella Beatrice è ora sovrana di ciò che il comune possedeva: esso ne è del tutto disonorato e sconfitto. Suonano le trombe e la podestà grida: «Reclamiamo da lei bellezza e cortesia, valore e giovinezza!», e tutte gridano: «Sia!».
VII. La città si svuota e muovono il loro carroccio, il vecchio comune monta [sul carro e sui cavalli] e si mettono sulle spalle delle corazze di cuoio di scrofa con cui si riparano le ossa; hanno giubbe, archi e faretre, e non temono che la pioggia o il mal tempo possa nuocere loro. Ormai vedremo grandi cimenti. Da ogni parte iniziano a combattere: credono di poter rovesciare Beatrice dall’altezza del suo valore, ma non vi riuscirebbero nemmeno se fossero quattro volte di più.
VIII. Per far breccia nelle mura approntano macchine da assedio e fortificazioni mobili, tendono catapulte, gatti e mangani, accendono il fuoco greco e fanno volare frecce; in basso fendono le mura con gli arieti. Ma non per questo si vuole arrendere la sua gentile e bella persona, gioiosa, dalle belle fattezze. Tutte gridano: «Forza, dietro la fiancata [del carroccio?]!», l’una all’altra, una terza tiene la catapulta e tutt’intorno le macchine lanciano proiettili.
IX. Donna Beatrice sale a cavallo e va ad ornarsi di valore; non vuole usbergo né farsetto, e va a colpire quella che affronta, per la quale la morte è vicina. E attacca e abbatte vicino e lontano: ha concluso così tanti scontri che sconfigge l’armata; poi si slancia con tanta forza da fare a pezzi il carroccio. Tante ne ha catturate, abbattute e uccise che il vecchio comune s’addolora e si perde d’animo, ed ella lo ha rinchiuso all’interno delle porte di Troia.
X. Madonna Beatrice, mi fa molto piacere che vi siate salvata dalle vecchie, poiché possiede valore e giovinezza la vostra gentile persona, che ha annientato la loro prodezza.
XI. Bel Cavaliere, il vostro amore mi dà coraggio, mi dona gioia, mi rallegra e mi delizia, quando l’altra gente s’addolora e si perde d’animo.
I. 1 guerra RSg 2 volo say R; comensar RSg 4 vilas R 5 pla R; ho en seran Sg 6 volon] cuidan M; ciutat] cieutat R (ovunque) 8 poia Sg 9 lieys R, liei Sg; sostenra Sg 10 lur] lor R (ovunque); pretz] pres Sg 13 brietritz R, beatris Sg (ovunque, salvo diversa indicazione); qar tan lur es] mas tan lur es M, car lur es tant Sg; sobreyra R, sobriera Sg 14 q’encontra] e contra Sg; leis] lies R, lei Sg; faran totas seinhera] uolon leuar senhieyra R 15 e] manca R; fuec] for Sg; polueri… R (carta tagliata verso il margine), polueriera Sg
II. 16 Li] la R (ovunque), la Sg (ovunque, salvo diversa indicazione); ciutatz] cieutat R (ovunque), ciutat Sg; saiusta Sg 17 e fan] per far R; fossatz] ualatz Sg 18 donnas sens] uielhas a R; semosta RSg 19 de] daus M 20 si tan] si q(u)e MSg, tan que R; pretz] pert Sg 22 E pes] empes R 24 manta josta] maincta iuncta Sg, dura i. M 28 es pros e franch’] ilh es plazens R; franca de b. a. Sg 29 no uol estar en patz pus R; sos] son RSg 30 car uengut es al lansar et al traire R; tornat Sg
III. 32 losts R 33 sibilla Sg, sibili M 34 Riqeta] rixenda R, requerre Sg 36 damsiza R, don siza Sg 37 apres M 39 ventamilha R 40 na Gilhelm’ a] manca R 41 ardess Sg 42 li] li Sg (43-45 = 88-90 R) 43 canauer R, caniues Sg; molt] mont M, mot R 44 Toscana] surian M, suria Sg; el dona de lomanha R 45 na] manca R; Tomazin’] tuiniam Sg; surainha M, suriaina Sg
IV. 46 (48 R) e] e na R, es Sg; guarcenda R 47 e] na R; Palmeir’ e] palmier e R, palmieira Sg; naudir Sg 48 (46 R) berlanda Sg 49 na luitz M, naitois Sg 51 iouens Sg; bietritz R (d’ora in avanti), beatriz Sg 52 non Sg 53 de panso R, desposon Sg 54 lin queran R 55 E] car R; monsenis M, moncenis Sg 56 somon Sg 57 Contesso] com tenso M, conteson Sg 58 leis] ill M, lei Sg ; tan] manca R 59 sos gens cors] lor beutat R, son gen c. Sg; damoysella Sg 60 e a totas] de las autras R; fresca noela Sg (61-72 = 76-87 R)
V. 63 Berta e·l] engleze R 64 mandan Sg 65 li ioves Sg; lobarda M 66 sai] zai M 67 E] car R 68 beatriz Sg 69 que ies el r. R, car noi pren don tarda Sg; riere garda M 70 tant esegues sos cors Sg 71 quesfay Sg 72 ab ioi ses tot esmai Sg (73-75 = 43-45 R) 73 donnan M; de totas partz y uenon a g. j. R, denan lo sen caval con a. g. j. Sg 74 fachon Sg; Troia] tecia Sg 75 pozestat Sg; e fan p. R
VI. (76-87 = 61-72 R) 76 poestatz] ciutat Sg, poestat R 77 en] e M 79 le] lo RSg; comuns] como R (ovunque) 80 dis] ditz R 82 e pois Sg 83 q. la b. b. Sg 84 estai] esta RSg; sobirana R 85 comu Sg 86 caunitz R 87 nes totz] ner mans R; e] manca M; descofitz R 88 la trompas uan R; tropas Sg; li] li Sg; poestat RSg 89 demanden Sg; beutat] iouent R 90 joven] ualor R; cridan Sg
VII. 91 li siutat Sg; se] si M, sin Sg 92 movon] gieto fors R, menon Sg 93 viells] ueils Sg; pueja] poia Sg 94 gieto sobre l. d. R 95 curassas M; troya Sg 96 ques cobron luisas Sg; cobro R (97-98 = 101-102 R) 97 carcais R 98 fan e a. e gambays R 100 mals temps] mal t. Sg, aigua R; no] ne M; nos] notz R 101 oimais Sg 102 veirem] faran R 103 De] daus Sg 104 cuidan] cuion R 105 mas] e m. Sg; s’eran] si eron Sg
VIII. 106 los] lors R 107 castels] carells M 108 calabres] trabuquetz R 110 fuoc g. R, foc grezes Sg; e sendre R 111 fon volar e carells M; queirels Sg 113 trauqo R; traucar mur ab bonsons Sg 114 Per tal] e per tant R 115 li] le M, lo R; sieu R; joves] gentills M 117 faz] ples R 118 crido(n) RSg; Ajuda, tras] adrecha part R, aia t. Sg 119 terssa e lautra t. l. f. M, lautra (ten espunto) la tersa t. l. fonda R 120 redonda R
IX. 121 biatris Sg 122 es ua d. p. g. R; d. pres g. Sg 123 aulberc Sg; perponta R, perpoincta Sg 125 sellap Sg; sela cuy encontra R 126 es serta del m. R 127 iunh Sg 128 pres] prop M 129 f. a. mainta iointa M, e fay t. i. R, faira t. iuncta Sg 130 si qe lost fai partir M; descofir R 131 pueis] e R, pois Sg 132 tant] si R; caros M 133 tantas R; deroca demorta Sg, derroc e demorta M 134 quel] ql M; sesmai e d. M 135 tro dins t. lan e. per la p. R; las e. dins l. p. Sg
X. 136 be·m] ben Sg; es] est M 137 car vostra ualor p. R; uostre gent cor Sg 138 c’a] qar M
XI. 139 cauayers R; me coforta R 140 e m’alegra e·m] em ten gai en Sg 141 autra gens] autras g. Sg, lautra ien R; sesmaia e desconforta M
13. na Biatritz è Beatrice di Monferrato, figlia del marchese Bonifacio, generoso mecenate di Raimbaut de Vaqueiras, cfr. Fritz Bergert, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle 1913, pp. 70-72. È menzionata anche al v. 23 proprio come filha del marqes ed è la dedicataria e la protagonista principale del sirventese. Su Beatrice di Monferrato e sulla funzione politica del Carros si veda Gilda Caïti-Russo, «Béatrice de Monferrat ou la ‘dame retrouvée’ dans le Carros de Raimbaut de Vaqueiras», in Reines et princesses au Moyen Âge. Actes du cinquième colloque international de Montpellier (Université Paul-Valéry, 24-27 novembre 1999), éd. par Marcel Faure, 2 voll., Montpellier 2001, vol. II, pp. 571-576.
31. Versilia, parte nord-occidentale e costiera della Toscana.
33-34. Queste dame non appaiono identificabili.
35-36. Il riferimento è a Domicella e alla sua omonima figlia, qui definite come ‘madre e figlia di Incisa’, cioè sposa e figlia del marchese Alberto del Vasto, figurano in un atto di donazione del 1190. Cfr. anche Bergert, Die von den Trobadors, p. 73. Cfr. v. 59.
38-40. Nulla sappiamo delle dame menzionate in questi versi. Lenta è un paesino del Piemonte situato a nord di Vercelli: la dama qui citata, Agnese, doveva verosimilmente appartenere alla famiglia degli Avogadro, signori di Lenta.
43. Canaves: area geografica del Piemonte, avente come centro principale Ivrea.
45. Delle due nobildonne qui citate Tomasina appare non meglio identificabile, mentre nella signora di Soragna può essere riconosciuta la moglie di Guido I Lupi, podestà di Parma nel 1202.
46-49. Nulla di certo sappiamo di queste dame, che dovevano comunque essere legate a Bonifacio e all’ambiente del Monferrato.
46. Caïti-Russo suggerisce di riconoscere in Garsenda la moglie di Alfonso II (1193-1209), Garsenda di Provenza, madre di Raimondo Berengario V e dama cantata anche da altri trovatori, come Gui de Cavaillon, Elias de Barjols, Lanfranc Cigala. Cfr. anche Bergert, Die von den Trobadors, pp. 42-43.
47-48. Per Auditz e Aud(a), di cui abbiamo scarsissime e ipotetiche notizie, cfr. Bergert, Die von den Trobadors, p. 73 e p. 64.
48. na Berllenda: a una dama omonima è dedicato il planh di Lanfranc Cigala, Eu non chant ges per talan de chantar (BdT 282.7).
49. Per Aines due sono le possibili proposte di identificazione: potrebbe trattarsi della figlia di Manfredi II di Saluzzo e di Alasia, cugina pertanto di Beatrice e cognata di Maria la Sarda, oppure di Agnese di Monferrato, zia di Beatrice e non ancora sposata all’epoca del Carros.
53. Tre erano verosimilmente, al tempo della stesura del pezzo, le mogli dei marchesi di Ponzone. Di loro sappiamo che una è Isabella del Carretto, andata in sposa a Enrico nel 1191, mentre un’altra, Emilia, sposò Ponzio, fratello di Enrico, ed è menzionata anche nella Treva di Guillem de la Tor, Pos n’Aimerics a fait far mesclança e batailla (BdT 236.5a), v. 19.
55. Monsenitz: valico alpino che collega la Francia all’Italia.
57. Incerta è l’identificazione della Contessina cui si fa riferimento in questo verso, dal momento che contesso è un diminutivo ampiamente utilizzato nel sec. XIII per le dame appartenenti al casato di Savoia, benché qui sembri impiegato come nome proprio.
59. Damisella: cfr. vv. 35-36 e nota.
61. Maria la Sarda era figlia del giudice di Torres Comita II e moglie di Bonifacio di Saluzzo nel 1202, da cui ebbe due figli (Manfredi III e Agnesina di Saluzzo, quest’ultima ricordata da Albertet al v. 29 di En amor trob tantz de mals seignoratges, BdT 16.13). Cfr. Bergert, Die von den Trobadors, p. 72.
62. La signora di San Giorgio potrebbe qui indicare una dama di San Giorgio di Monferrato o di San Giorgio di Ivrea.
63. Per Berta potrebbe trattarsi di Berta di Clavesana, moglie di Guglielmo VI di Monferrato oppure, come propone De Bartholomaeis, di Berta figlia del marchese di Busca. Cfr. Bergert, Die von den Trobadors, p. 73.
75. L’appellativo midons de Savoia fa riferimento a Beatrice Margherita, figlia di Guglielmo I di Ginevra e moglie di Tommaso I di Savoia.
Edizione, traduzione e note: Federico Saviotti. – Rialto 5.ix.2016.
M 107r, R 142v, Sg 42v.
Edizioni critiche: Karl Bartsch - E. Koschwitz, Chrestomathie provençale (Xe - XVe siècle), Marburg 1904, col. 140 (MR); Vincenzo Crescini, Manualetto provenzale per uso degli alunni della Facoltà di Lettere, Verona-Padova 1905, p. 281 (MR);; Joseph Linskill, The Poems of the Troubadour Raimbaut de Vaqueiras, The Hague 1964, p. 204; Gilda Caïti-Russo, Les troubadours et la cour des Malaspina, Montpellier 2005, p. 307.
Altre edizioni: Erhard Lommatzsch, Provenzalisches Liederbuch. Lieder der Troubadours mit einer Auswahl biographischer Zeugnisse, Nachdichtungen und Singweisen, Berlin 1917, p. 175 (testo Crescini); Vincenzo Crescini, Manuale per l’avviamento agli studi provenzali. Terza edizione migliorata, Milano 1926, p. 240 (testo identico a quello di Crescini 1905, le lezioni di Sg compaiono soltanto in apparato); Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 82 (testo Crescini); Alfons Serra-Baldó, Els trobadors. Text provençal i versió catalana, Barcelona 1934, p. 173 (testo Bartsch-Koschwitz); Francesco Ugolini, La poesia provenzale e l’Italia, Modena 1949, p. 16 (testo Crescini); Andrea Pulega, Ludi e spettacoli nel Medioevo: I tornei di dame, Milano 1970, p. 67 (testo Linskill); Martín de Riquer, Los trovadores: historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975, vol. II, p. 827 (testo Linskill).
I tre testimoni non condividono alcuna innovazione evidente. Va segnalato, però, che le varianti si q(u)e di MSg e tan que di R (v. 20), entrambe erronee (una congiunzione consecutiva è semanticamente ingiustificabile), potrebbero derivare da una medesima lezione *si tan que – parimenti corrotta a partire da un originario si tan, che va congetturato per il senso – di cui copisti avrebbero maldestramente tentato di sanare l’ipermetria. MSg dipendono da un comune antigrafo, come dimostrano almeno tre errori congiuntivi oltre a quello del v. 20, già menzionato:
- v. 44, suria M, surian Sg vs. toscana R: la lezione di MSg è inaccettabile, in un catalogo di toponimi esclusivamente italiani;
- v. 55, monsenis M, moncenis Sg vs. monsenitz R: la rima richiede la terminazione -itz;
- v. 76, ciutatz M, ciutat Sg vs. poestat R: il soggetto dei verbi se vana, dis e ditz (vv. 76, 80, 82) dovrà essere logicamente l’individuale “podestà” piuttosto che il collettivo “città” (in questa cobla, peraltro, il termine che identifica l’insieme delle dame che si oppongono a Beatrice è comuns, vv. 79 e 85, piuttosto che ciutatz).
MSg presentano anche un cospicuo numero di lezioni caratteristiche (vv. 28, 29, 38, 45, 54, 60, 67, 86-90, 94, 97-98, 100, 102, 108, 114, 117-118, 125-6, 131-132, 137, 139) che risultano spesso preferibili a quelle di R. Non andranno, invece, considerate significative le forme allotropiche e le alternative morfologiche che accomunano talvolta RSg (vv. 16, 18, 29, 57, 61, 79, 84, 123).
Considerata la tradizione bipartita, ci si è attenuti alla lettera del ms. scelto come base, M, non solo nei casi di adiaforia tra varianti sostanziali di MSg vs. R, ma anche in quelli di concorrenza di M vs. R e/o Sg in merito a forme graficamente, foneticamente o morfologicamente equipollenti. Si è invece rigettata la lezione di M quando palesemente erronea e quando si è constatato l’accordo di RSg su varianti sostanziali. Si sono distinte i da j e u da v secondo l’uso corrente. L’apparato negativo registra tutte le lezioni rifiutate di M e le varianti degli altri testimoni, ad eccezione di quelle puramente grafiche.
Metrica: a5’ b6 a5’ b6 a5’ b6 c2 c6 a5’ b6 c2 c6 d10’ d10’ d10’ (Frank 270:2). Sirventese di nove coblas singulars di quindici versi più due tornadas di tre che riprendono la rima d dell’ultima cobla. Rime: -erra, -osta, -ilha, -enda, -arda, -ana, -ueja, -endre, -onta (a), -ar, -atz, -ost, -itz, -orz, -enc, -os, -ells, -ir (b), -ors, -es, -es, -o, -ai, -itz, -ais, -os, -oinh (c), -era, -aire, -ainha, -ella, -oia, -ia, -atre, -onda, -orta (d). È un contrafactum del componimento di Albertet Donna pros e richa (BdT 16.11; Frank 270:1).
Ordine delle strofi:
|
I |
II |
III |
IV |
V |
VI |
VII |
VIII |
IX |
X |
XI |
MSg |
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
R |
1 |
2 |
3 |
4 |
6 |
5 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
Sirventese, noto anche come Carros, che ritrae giocosamente la vittoria di Beatrice di Monferrato, figlia del marchese Bonifacio, contro un assalto di dame dell’Italia settentrionale, intenzionate a contrastarne la bellezza e la virtù. Il Carros sfrutta pertanto l’espediente di una guerra al femminile per proporre un ritratto allegorico delle battaglie dei comuni italiani nel 1200, con tutto il consueto rituale di preparazione alla guerra. Il pezzo costituisce, oltretutto, il capostipite occitano della modalità poetica dei panegirici collettivi di dame, il cui esempio più antico è dato dal Tournoiement des dames del troviero Huon d’Oisy (1189). – De Bartholomaeis, seguito da Linskill, colloca questo componimento tra l’estate del 1200 e la primavera del 1201 (o autunno del 1200), dal momento che la vivacità del pezzo sarebbe del tutto ingiustificata in un contesto storico come quello della partenza per la quarta crociata. D’altra parte, i due studiosi hanno dimostrato che dietro l’allusione del v. 30 a un conflitto interrotto non sarebbe contenuto alcun riferimento alla crociata, bensì a un conflitto tra Monferrato e Asti, che riprese nel 1200 e terminò nel 1202.