I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
Edizione: Mauro Braccini 1960; note: Francesco Carapezza. – Rialto 5.v.2004.
A 165v, C 168r, D 104v, Da 188r, H 31r, I 89r e 133r (I’), K 72v e 188v (K’), N 72r, R 17v, f 64v.
Edizioni critiche: Camille Chabaneau - Joseph Anglade, Les chansons du troubadour Rigaut de Barbezieux, Montpellier 1919, p. 67 (cf. Joseph Anglade, «Les chansons du troubadour Rigaut de Barbezieux», Revue des langues romanes, 60, 1920, pp. 201-310, a p. 265); Rigaut de Barbezieux, Le canzoni. Testi e commento, a cura di Mauro Braccini, Firenze 1960, p. 43 (IV); Rigaut de Berbezilh, Liriche, a cura di Alberto Varvaro, Bari 1960, p. 149 (IV).
Il primo dei tre gruppi isolati da Varvaro, pp. 149-150, cioè ADHIK, N-DaI’K’ e Rf (C rimane isolato), è stato meglio definito dal Braccini, p. 43, con la formula H-A-DIK, mentre l’archetipo da lui introdotto nello stemma rimane indimostrato. Tale classificazione infirma l’attribuzione a Guillem de la Tor di DaI’K’, ma non fornisce elementi di giudizio su quella a Daude de Pradas del solo C (la cui tavola assegna però il componimento a Rigaut). D’Arco Silvio Avalle, «Di alcuni rimedi contro la contaminazione. Saggio di applicazione alla tradizione manoscritta di Rigaut de Berbezilh», in La letteratura medievale in lingua d’oc nella sua tradizione manoscritta, Torino 1961, pp. 159-178, alle pp. 164-166, ha poi incrociato i dati stemmatici offerti dagli editori con la disposizione dei componimenti di Rigaut nella «famiglia veneta» (ABDDaHIK), riscontrando nel primo gruppo «le componenti della espressione che fa capo alla fonte primaria di e», e nel secondo «quelle della fonte secondaria b»: si spiega così il passaggio dalla prima alla seconda fonte avvenuto in tutti i codici della famiglia laddove è presente Da, ossia per BdT 421.3, 421.5, 421.2 (eccetto AB), oltre naturalmente alla seconda attestazione di BdT 421.4 in IK. – Data la semplicità formale del componimento, riflessa dall’inusuale compattezza della tradizione manoscritta, non sorprende che i due testi critici divergano in fatti di minimo rilievo sostanziale, ovvero alcuni avverbi pronominali (Varvaro: poira·i 15 [cf. p. 155 n. 15; ma poirai «scheint möglich» sec. Werner Ziltener, Zeitschrift für romanische Philologie, 78, 1962, pp. 393-405, a p. 399 n. IV:15]; Braccini: no n’ai 22, no·n 23 [cf. Varvaro, p. 155 n. 23 ss.; Ziltener, ibidem]) e pronomi espletivi (Braccini: no·m 36 [ma cf. Varvaro, p. 156 n. 36], vai s’ab 46 con CDDaNRf).
Metrica: a8 b8 b8 c8 c8 b8 b8 b8 c8 b8 (Frank 691:1, unicum). Cinque coblas unissonans e una tornada di sei versi.