Rialto    IdT

 

Guillem de la Tor · Sordel, Uns amics et un’amia (BdT 236.12 = 437.38),
Joan d’Albuzo, Vostra dompna, segon lo meu semblan (BdT 265.3),

Peire Guillem de Luzerna, Qi na Cuniça guerreja (BdT 344.5),

Uc de Saint Circ, Peire Guillem, de Luserna (BdT 457.28)


 

Circostanze storiche

 

 

   

Il partimen scambiato tra Guillem de la Tor e Sordel, Uns amics et un’amia (BdT 236.12 = 437.38) e lo scambio di sirventesi dal carattere satirico e polemico tra Peire Guillem de Luzerna, Qi na Cuniça guerreja (BdT 344.5), e Uc de Saint Circ, Peire Guillem, de Luserna (BdT 457.28), sono accomunati dalla menzione esplicita di una delle più illustri nobildonne dell’Italia settentrionale: Cunizza da Romano. A questi componimenti si aggiunge anche il breve sirventese satirico di Joan d’Albuzo, che sembra far riferimento a Cunizza e alle sue peregrinazioni sentimentali, benché quest’ultima non sia citata per nome, ma venga designata genericamente come vostra dompna (vv. 1 e 9) rivolgendosi a Sordello (su Cunizza e i da Romano si rimanda anche a Sanguineti 2017).

Cunizza da Romano era figlia di Ezzelino II il Monaco e di Adelaide dei conti di Mangona, e sorella di Ezzelino III e Alberico da Romano. Approssimative sono le notizie biografiche di cui disponiamo, derivate soprattutto dalla Cronica di Rolandino da Padova, risalente al 1260 (cfr. Bonardi 1905). Sappiamo che Cunizza nacque intorno al 1198 e fu data in sposa nel 1222 a Rizzardo di San Bonifacio di Verona, con l’obiettivo politico di sancire una tregua tra le due famiglie rivali (cfr. Coletti 1970; Simioni 1932). La riappacificazione tra i San Bonifacio e i da Romano, suggellata oltre che dalle nozze di Cunizza con Rizzardo anche da quelle della sorella dello stesso Rizzardo con Ezzelino III, non durò tuttavia a lungo. In un clima di riaccesi contrasti, dovuti soprattutto al controllo di Verona, si colloca uno dei due episodi che videro coinvolta Cunizza ed ebbero maggiori ripercussioni sull’opinione trobadorica: il rapimento di Cunizza effettuato da Sordello per conto dei fratelli di lei, Ezzelino ed Alberico, avvenuto nel 1226. In realtà, sia le due vidas dedicate al trovatore (per le quali si veda Favati 1961, pp. 350-351), sia la Cronica di Rolandino attribuiscono la responsabilità dell’accaduto non tanto a Sordello, quanto ai fratelli di Cunizza. Le vidas, d’altra parte, descrivono la relazione che Sordello avrebbe intrattenuto con Cunizza all’epoca in cui egli stesso dimorava presso la corte dei San Bonifacio nei modi consueti dell’amore e del corteggiamento trobadorico: i termini impiegati sono infatti quelli afferenti al campo semantico della cortesia, come entendet·se, s’enamoret, a forma de solatz (cfr. anche Meneghetti 2001, pp. 185-186).

Proprio a un’epoca anteriore al ratto, quando cioè Sordello si trovava verosimilmente presso la corte veronese di Rizzardo, si può far risalire il partimen tra Guillem de la Tor e Sordello, Uns amics et un’amia (BdT 236.12 = 437.38), in cui tuttavia appare problematica e discussa la menzione a Cunizza da parte del trovatore mantovano. In esso, infatti, i due interlocutori chiamano rispettivamente a giudizio Adelaide di Viadana (vv. 62-63) e Cunizza, sicché lo scambio deve essere stato composto quando i rapporti tra il trovatore e la dama erano ancora buoni, sicuramente prima del matrimonio di Sordello con Otta di Strasso e «forse – come è lecito supporre – quando Cunizza era ancora a Verona presso Rizzardo, cioè prima del ratto» (Boni 1954, p. xxix). A tal proposito, occorre però ricordare che la tradizione manoscritta pone per il v. 68 un problema spinoso: mentre infatti quasi tutti i codici propongono come lezione na Cuniza, sia pure con alcune varianti (na Cuniza G, na conia E, na cusina IK, na coniza N), i mss. A e D leggono rispettivamente n’agneseta A, n’aineseta D. Quest’ultima variante, N’Agneseta/N’Aineseta è stata considerata difficilior e più autorevole da diversi studiosi, tra cui De Lollis 1896, p. 171 e p. 275; Folena 1990, p. 65; Bettini Biagini 1981, pp. 91-93; Harvey - Paterson 2010, II, p. 652 e p. 654, con una collocazione approssimativa del componimento in anni vicini alla Treva di Guillem de la Tor (BdT 236.5a). Sia pure con qualche legittimo dubbio, si è scelto qui di abbracciare la proposta di Negri 2006, p. 69, sicché «si mantiene la lezione na Cuniza, consapevoli tuttavia, per dirla con le parole di Beltrami che “la tradizione manoscritta su questo punto lascia dei problemi”». Qualora, inoltre, si accettasse di attribuire autorevolezza alla lezione Cuniza e di non considerarla un semplice omaggio della tradizione manoscritta (che si potrebbe, al contrario, ritenere influenzata dalla vulgata popolare riguardo agli amori tra Sordello e Cunizza), si tratterebbe del solo caso in cui nelle poesie di Sordello compare in modo esplicito il nome di Cunizza da Romano.

Il ratto di Cunizza fu un avvenimento cruciale, che ebbe ampia risonanza tra i trovatori: accenni più o meno velati a questa vicenda sono infatti contenuti in Reforzat de Trets, Dui cavalier ioglar mi dizon mal (BdT 419.1), vv. 17-19 («Sordel ten hom per cavalier leial, / qar leialmen saup la dona enantir / q’el fes de nueg de son alberc fugir»); Peire Bremon Ricas Novas, En la mar major sui e d’estiu e d’invern (BdT 330.6), vv. 37-38 («mas En Sordels joguet a guisa de badoc / qan si mezeis aduis e la fersa el deroc»), ma anche Lo bels terminis m’agenssa (BdT 330.9), vv. 13-15, e Tant fort m’agrat del termini novel (BdT 330.18), vv. 35-37; Granet e Bertran d’Alamano, Pos anc no·us valc amors, senhe·N Bertran (BdT 189.5 = 74.14), v. 44 («Pos En Sordel n’a ben camjadas cen»; qui il riferimento è più alla fama di Sordello come Don Giovanni, fama legata però sicuramente anche all’episodio del rapimento di Cunizza).

In seguito al rapimento, Sordello e Cunizza trovarono riparo presso Ezzelino, ed è a questo periodo che risale l’ipotetica e incerta vicenda amorosa tra i due alla quale sembrerebbe fare accenno Rolandino nella sua Cronica. Qualche anno dopo, la cattiva fama di Sordello fu rincarata dal matrimonio segreto e clandestino con Otta di Strasso, cui seguì, forse proprio per sottrarsi alle minacce degli Strasso oltre che dei San Bonifacio, l’allontanamento dalla Marca trevigiana e dalla corte dei da Romano nel 1228-1229 (cfr. Boni 1970). In questi anni, successivi all’abbandono di Treviso da parte di Sordello, si colloca anche il secondo episodio di cui fu protagonista Cunizza e di cui troviamo eco in alcuni componimenti trobadorici: l’avventura amorosa con il miles trevigiano Bonius. Tale vicenda sembra infatti al centro dello scambio di sirventesi tra Peire Guillem de Luzerna, Qi na Cuniça guerreja (BdT 344.5), e Uc de Saint Circ, Peire Guillem, de Luserna (BdT 457.28), la cui datazione può essere pertanto fissata alla fine del terzo decennio del secolo XIII.

In Qi na Cuniça guerreja (BdT 344.5), Peire Guillem de Luzerna prende strenuamente le difese di Cunizza contro i maldicenti che andrebbero diffondendo false dicerie sul suo conto; ad esso Uc de Saint Circ ribatte con Peire Guillem, de Luserna (BdT 457.28), esponendo innanzitutto la colpa di Cunizza e decretandone la pena, nonché demolendo con sottile abilità retorica la difesa del proprio interlocutore. Proprio il tono violento dell’accusa mossa nei confronti di Cunizza da parte di Uc de Saint Circ, che ricordiamo essere portavoce di Alberico da Romano, ci offre una valida conferma per una datazione dei due componimenti successiva al deterioramento dei rapporti tra Cunizza e i suoi fratelli, causato verosimilmente dalla fuga con Bonio da Treviso.

A questo episodio, infine, sembrerebbe fare riferimento anche Joan d’Albuzo in Vostra dompna, segon lo meu semblan (BdT 265.3), un ironico sirventese satirico diretto personalmente a Sordello e databile, pertanto, sempre in epoca successiva alla fuga del trovatore dal Veneto e dall’Italia. In esso Joan, con probabile allusione ai viaggi di Cunizza con Bonio, dice al trovatore mantovano che la sua dama (non menzionata tuttavia col nome proprio) lo starebbe imitando: mentre infatti egli conquista la Provenza, l’Inghilterra, la Francia, Lunel, il Limosino, l’Alvernia e il Viennese, la Borgogna e la Spagna, ossia l’Occidente, la sua signora starebbe conquistando l’impero di Manuele, l’Ungheria e la grande Cumania e ancora la Russia e l’impero che si trova al di là del mare, ossia l’Oriente, sicché entrambi finiranno insieme per conquistare il mondo (cfr. anche Boni 1954, p. xlv, e Folena 1990, p. 73).

Secondo Rolandino, dopo la morte di Bonio Cunizza si sarebbe riaccostata ad Ezzelino e avrebbe sposato un tale Naimerio, della famiglia vicentina dei Breganze, e forse avrebbe contratto un ulteriore e tardo matrimonio anche con un veronese. In seguito alla morte di Ezzelino e di Alberico (1260), la famiglia da Romano cadde in rovina e a Cunizza toccò abbandonare la Marca trevigiana per recarsi in Toscana presso i parenti materni. Nel 1265 la ritroviamo in casa di Cavalcante Cavalcanti, dove redige un documento in cui concede libertà agli uomini di masnada che erano stati della sua famiglia, e nel 1279 la vediamo, con un altro e forse ultimo documento, compiere testamento a favore dei nipoti Alberti presso il castello di Cerbaia in Val Bisenzio (cfr. Coletti 1970).

Dai diversi accenni reperibili nei componimenti dei trovatori a Cunizza e ad alcuni episodi che la videro protagonista, traspare l’immagine di una donna passionale e incline all’avventura, che fu variamente oggetto di accuse e di scherno (Uc de Saint Circ, Joan d’Albuzo) o di difese e di elogi (Peire Guillem de Luzerna, Sordello). Nonostante le scarne e non sempre attendibili informazioni, il nome di Cunizza ebbe comunque grande risonanza e fama, come testimonia oltretutto la sua menzione, e la sua assoluzione, da parte di Dante, che la ricorda nel canto IX del Paradiso (vv. 13-63), collocandola nel Cielo di Venere tra gli spiriti amanti e affidandole un’invettiva contro gli abitanti della Marca trevigiana.

 

 

Bibliografia

 

Bettini Biagini 1981

Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981.

 

Bonardi 1905

Rolandino da Padova, Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane [aa. 1200 cc.-1262], a cura di Antonio Bonardi, Città di Castello 1905.

 

Boni 1954

Sordello, Le poesie. Nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario, ed. Marco Boni, Bologna 1954.

 

Boni 1970

Marco Boni, «Sordello», in Enciclopedia dantesca, 1970, versione in rete (www.treccani.it).

 

Coletti 1970

Fernando Coletti, «Romano, Cunizza», in Enciclopedia dantesca, 1970, versione in rete (www.treccani.it).

 

De Lollis 1896

Cesare De Lollis, Vita e poesie di Sordello da Goito, Halle 1896.

 

Favati 1961

Le biografie trovadoriche, testi provenzali dei secc. XIII e XIV, edizione critica a cura di Guido Favati, Bologna 1961.

 

Folena 1990

Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137.

 

Harvey - Paterson 2010

Ruth Harvey - Linda Paterson, The Troubadour “Tensos” and “Partimens”. A Critical Edition, 3 voll., Cambridge 2010.

 

Meneghetti 2001

Maria Luisa Meneghetti, «Cultura laica e mecenatismo nell’età degli Ezzelini», in Ezzelini. Signori della Marca nel cuore dell'Impero di Federico II. Catalogo della Mostra (Bassano del Grappa, 16 settembre 2001-6 gennaio 2002), a cura di Carlo Bertelli e Giovanni Marcadella, Milano 2001, pp. 179-189.

 

Negri 2006

Antonella Negri, Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, Soveria Mannelli 2006.

 

Picone 1981-83

Michelangelo Picone, «Paradiso IX: Dante, Folchetto e la diaspora trobadorica», Medioevo romanzo, 8, 1983, pp. 47-89.

 

Sanguineti 2017

Francesca Sanguineti, «I trovatori e la corte dei da Romano: Cunizza da Romano», in Fidélités et dissidences. Actes du XIIe Congrès de l’Association internationale d’études occitanes (Albi, 10-15 juillet 2017), in corso di stampa.

 

Simioni 1932

Elisa Simioni, «Cunizza da Romano nella storia e nella poesia di Dante», Giornale dantesco, 35, 1932, pp. 111-136.

Francesca Sanguineti

24.i.2018


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