Testo: Di Luca 2008 (XIII). – Rialto 10.xii.2009. Mss.: T 211v, c 85r. Edizioni diplomatiche: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1856-1873, vol. IV, n. 1748 (diplomatica di c); Mario Pelaez, «Il canzoniere provenzale c (Laurenziano Pl. 90 Inf. 26)», Studj di filologia romanza, 7, 1899, pp. 244-401, p. 386. Edizioni critiche: Carl Appel, Provenzalische Inedita aus Pariser Handschriften, Leipzig 1890, p. 246; Joseph Anglade, «Poésies du troubadour Peire Raimon de Toulouse», Annales du Midi, 31-32, 1919-1920, pp. 157-189 e 257-304, p. 295; Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 51 (XIII); Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 207. Metrica: a7’ b8 b8 a7’ c8 c8 (d d)e2+2+6 (d d)e2+2+6 (Frank 591:2). Quattro coblas unissonans polimetriche di otto versi, più una tornada di quattro versi. Sia le singole coblas sia la tornada presentano rime interne in -ui agli ultimi due versi, segmentati, in questo modo, in due versi bisillabici seguiti da un senario. Il collegamento interstrofico segue i dettami delle coblas capfinidas, anche se manca il collegamento fra le coblas II e III: è possibile che una strofa sia caduta, oppure si può ipotizzare che il collegamento non sia sistematico. Ogni cobla è costruita mediante i principi delle coblas refranchas, che prevedono la ripetizione di una o più parole dalla medesima radice sia ad ogni verso di ogni cobla, sia sporadicamente; Ricas Novas sceglie una parola differente per ogni cobla, e la ripete ad ogni verso secondo svariate tecniche derivative: novel alla cobla I; gen alla cobla II; amor alla cobla III; grat alla cobla IV; pretz nella tornada, ripetuto, tuttavia, in tre versi su quattro. Lo schema metrico è quasi identico a quello della canzone di Blacasset Mos volers es quez eu m’eslanz (BdT 96.7a), con la sola inversione nella fronte degli eptasillabi femminili e degli ottosillabi maschili: a8 b7’ b7’ a8 c8 c8 (d d)e2+2+6 (d d)e2+2+6 (Frank 591:1). Il componimento di Blacasset presenta, fra l’altro, gli stessi accorgimenti retorici di quello di Ricas Novas: collegamento interstrofico secondo la norma della coblas capfinidas, e ripetizione di parole con la stessa radice nelle singole coblas. Note: Il ms. c attribuisce la canzone a Peire Bremon, mentre T a Peire Raimon de Tolosa. La maggior parte della critica tende ad assegnare la paternità del componimento a Ricas Novas in virtù della dedica ad Audiart del Baux, alla quale quest’ultimo dedica anche Rics pres, ferms et sobeirans (BdT 330.15a). Elementi di natura stilistica rinsaldano questa ipotesi: la ricercatezza dello stile e della forma, che raggiunge qui i suoi esiti più involuti tramite la presenza di rime care in -ui, di versi bisillabici, di allitterazioni e ripetizioni di parole con la stessa radice, è tipica del trovatore; basti confrontare Pois lo bels temps con Tut van canson demandan (BdT 330.19) e Rics pres (BdT 330.15a), che presentano procedimenti stilistici molti simili a quelli che informano questa canzone. – La dedica ad Audiart del Baux, moglie di Bertran del Baux, ci rende due labili discrimini cronologici per datare la canzone. La dama, infatti, si sposò nel 1228, entrando a far parte della casata del Baux, e morì nel 1257. Pois lo bels temps deve essere stata composta in questo lasso di tempo e, con ogni probabilità, nel periodo in cui Ricas Novas soggiornò a Marsiglia, sotto la protezione di Barral del Baux, cugino di Audiart. [PDL] |