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Aimeric de Pegulhan, De tot en tot es er de mi partitz (BdT 10.22)


 

Circostanze storiche

 

 

 

 De tot en tot es er de mi partitz (BdT 10.22) di Aimeric de Pegulhan è un planh dedicato a «la bona comtessa Beatritz» (v. 4), la cui identificazione è abbastanza problematica e ha suscitato controversie tra gli studiosi che se ne sono occupati. Diverse sono, infatti, le possibili dame in cui la critica ha, di volta in volta, provato a riconoscere tale Beatrice: secondo Diez 1882, p. 357, potrebbe trattarsi della moglie di Carlo d’Angiò, la contessa di Provenza Beatrice, la quale tuttavia morì nel 1267, cioè tredici anni dopo il 1254, data in cui fu finito di esemplare il codice estense D che tramanda il compianto (a rigore, si segnala che il planh è tràdito nella seconda parte di cui si compone il codice estense, Da, datata ipoteticamente entro il 1245); Galvani 1845, p. 343, suggerì di riconoscere nella dedicataria Beatrice di Savoia, figlia di Tommaso I di Savoia e moglie nel 1220 di Raimondo Berengario conte di Provenza, la quale però morì nel 1266, sicché anche questa proposta (come quella di Diez) è incompatibile dal punto di vista cronologico; Cavedoni 1858, p. 287, propose la moglie del summenzionato Tommaso, ipotesi inverosimile dal punto di vista cronologico giacché Beatrice di Ginevra (nota anche come Margherita di Ginevra) morì nel 1257; Émeric-David 1835, p. 691, parla invece di una Beatrice d’Este, moglie di Guglielmo Malaspina, di cui tuttavia non abbiamo alcuna notizia. Zingarelli 1899, pp. 44-46, pensa invece di fissare prima i limiti cronologici dell’attività di Aimeric de Pegulhan per poi individuare una Beatrice il cui profilo possa meglio adattarsi a quello della dama compianta da Aimeric. Partendo da tali presupposti Zingarelli sostiene, non senza incertezze, che nella Beatrice del planh vada riconosciuta la medesima Beatrice celebrata in vita da Aimeric: Beatrice d’Este, figlia di Azzo VI.

Quest’ultima identificazione è riproposta, sebbene in modo cauto e segnalandone tutta l’insicurezza, dagli editori Shepard - Chambers 1950, pp. 14-15, i quali mettono infatti in luce due principali ostacoli che si opporrebbero al riconoscimento della dedicataria del planh in Beatrice d’Este: innanzitutto la constatazione che Beatrice d’Este non fosse contessa, in secondo luogo l’osservazione che morì monaca, circostanza alla quale non è stranamente fatta alcuna allusione nel pezzo di Aimeric. Nel passare in rassegna le varie proposte di identificazione pregresse, Shepard - Chambers si soffermano sull’ipotesi di Torraca 1901, p. 51, che per primo propose di individuare nella contessa compianta Beatrice di Mangona, andata in sposa nel 1216 a Paolo Traversara (che era nato nel 1202 da Pietro Traversara e dalla sua prima moglie, Aicha) e morta in giovane età prima del 9 febbraio 1225. Come sottolineano i due editori, in realtà sia il titolo di contessa posseduto da Beatrice di Mangona, sia la data della sua morte sembrano perfettamente confacenti all’identità della dama di cui Aimeric lamenta la perdita. A ciò si aggiunge la verosimile conoscenza diretta di Beatrice di Mangona da parte di Aimeric, che sembrerebbe provata dalla dedica della canzone Ses mon apleich non vau ni ses ma lima (BdT 10.47) a Emilia di Ravenna, moglie in seconde nozze del padre di Paolo Traversara, Pietro.

Shepard - Chambers riportano anche il parere di Bergert 1913, pp. 79-80, che è strettamente conforme a quello di Torraca nel riconoscere in Beatrice di Mangona la dedicataria del planh. Accogliendo il suggerimento di Torraca, Bergert propone di considerare come rivolti alla contessa Beatrice di Mangona anche gli altri componimenti di Aimeric de Pegulhan in cui figura una semplice dedica a na Beatritz (Ades vol de l’aondansa, BdT 10.2; Qui la vi en ditz, BdT 10.45). In merito a ciò, Shepard - Chambers esprimono invece la convinzione che questi ultimi componimenti siano diretti a Beatrice d’Este. Pertanto, pur ammettendo che è improbabile che il planh sia stato composto per la figlia di Azzo VI e che, viceversa, Beatrice di Mangona si presenta come la più verosimile destinataria, gli editori concludono manifestando la loro riluttanza nel considerare che la Beatrice del planh possa essere diversa dalla Beatrice d’Este alla quale Aimeric indirizza le sue canzoni: «The matter, to my mind, is not settled; perhaps it never will be» (p. 16).

Folena 1990, p. 46, non ha invece alcun dubbio nell’identificare «la bona comtessa Beatritz» alla quale è dedicato il planh con Beatrice di Mangona, moglie di Paolo Traversara, e tale ipotesi è pienamente condivisa anche da Bettini Biagini 1981, pp. 55-57.

L’ipotesi tutt’oggi più accreditata e, soprattutto, più congruente con la realtà storica, porta pertanto a riconoscere nella dedicataria del compianto Beatrice di Mangona, figlia di Alberto di Mangona della Val di Sieve e andata in sposa nel 1216 a Paolo, figlio della prima moglie di Pietro Traversara, pertanto successivamente nuora di Emilia di Ravenna e menzionata, proprio insieme ad Emilia e a Beatrice d’Este, al v. 10 della treva di Guilhem de la Tor, Pos n’Aimerics a fait far mesclança e batailla (BdT 236.5a). Di conseguenza, De tot en tot es er de mi partitz (BdT 10.22) può essere datato subito dopo la morte di Beatrice di Mangona, avvenuta prima del 9 febbraio 1225 (su questi dati relativi a Beatrice si veda Torraca 1901, p. 49).

 

 

Bibliografia

 

Bergert 1913

 Fritz Bergert, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle 1913.

 

Bettini Biagini 1981

Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981.

 

Cavedoni 1858

Celestino Cavedoni, «Delle accoglienze e degli onori ch’ebbero i trovatori provenzali alla corte dei Marchesi d’Este», Memorie della Reale Accademia di Modena, 2, 1858, pp. 268-312.

 

Émeric-David 1835

Toussaint Bernard Eméric-David, «Troubadours», in  Histoire littéraire de la France, t. XVIII, 1835, pp. 542-698.

 

Diez 1882

Friedrich Diez, Leben und Werke der Troubadours, Leipzig 1882.

 

Folena 1990

Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137.

 

Galvani 1845

Giovanni Galvani, Fiore di Storia Letteraria e Cavalleresca della Occitania, Milano 1845.

 

Shepard - Chambers 1950

William P. Shepard and Frank M. Chambers, The poems of Aimeric de Peguilhan, Evanston (Illinois) 1950.

 

Torraca 1901

Francesco Torraca, Le donne italiane nella poesia provenzale. Su “la Treva” di Guglielmo de la Tor, Firenze 1901.

 

 Zingarelli 1899

Nicola Zingarelli, Intorno a due trovatori in Italia, Firenze 1899.

 

Francesca Sanguineti

19.x.2016


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