Rialto    IdT

180.1

 

   

Coms d’Empuria

 

 

 

 

   
   

I.

   
   

A l’onrat rei Frederic terz vai dir

 

Al re cui si deve onore, Federico terzo, vai a dire che a cuore nobile non si addice che perda possanza, conte Peire, e posso ben garantirgli che dai parenti che egli attende dalla Spagna soccorso per quest’anno non credo che a lui giunga, ma per l’estate faccia conto che lo abbia, e [anche] dagli amici, e tenga gli occhi aperti a come accoglierli pubblicamente e nascostamente.

   

q’a noble cors no·s taing poder sofragna,

 
   

Peire qomte, e pusc li ben plevir

 
4  

che dels parenz ch’aten devas Espagna

 
   

secors ogan non creia ch’a lui vaia,

 
   

mas a l’estiu fasa conte che·ls aia,

 
   

e dels amics, e tegna l’uoll ubert

 
8  

che l’acoilla pales e descubert.

 
   

 

   
   

II.

   
   

Ne no·s cuig ges che·l seus parenz desir

 

E non pensi affatto che il suo consanguineo desideri che egli perda tanto che si ritrovi senza il regno né che egli voglia svilirlo nel suo dominio per far grandi i Francesi, che lasciarono il piano e la montagna: che Dio li confonda e fiacchi il loro orgoglio! E anzi [Dio] il Re i Siciliani tragga [scil. trascini fuori] con onore da quest’impresa, [i Siciliani] che i luoghi abitati e i luoghi deserti [scil. città e campagne] sanno ben difendere: di ciò siano certi.

   

ch’el perda tan che·l regne no·il remagna,

 
   

ne·l bais d’onor per Franzeis enrechir,

 
12  

ch’en laiseron lo plan e la montagna:

 
   

confunda·ls Deus e lor orgoil dezaia!

 
   

Pero lo Rei e Cicilian traia

 
   

onrat del faitz, che·l publat e·l desert

 
16  

defendon ben: d’acho sion apert.

 
   

 

   
   

III.

   
   

Del gioven rei me plaz car non s’esmaia

 

Del giovane re mi piace il fatto che non si perde di coraggio a causa di parole, purché possa portare a giusto compimento ciò che il padre conquistò a buon diritto: e, se egli saprà conservarlo, noi lo considereremo abile [scil. re].

   

per paraulas, sol q’a bona fin traia

 
   

so che·l paire chonquis a lei de sert:

 
20  

e, si·l reten, tenrem l’em per espert.

 

 

 

 

Testo: Giuseppe Noto, Rialto 22.i.2018.


2. Ruggieri, «La poesia provenzale», pp. 218-291, nota: «sono stato lungamente incerto se si dovesse considerare cors come un’infrazione alla declinazione bicasuale, traducendo quindi, col De B[artholomaeis 1931], “nobile cuore”; ma mi sembra che, per quanto inconsueta, la locuzione possa intendersi “personaggio nobile, di alto rango”».

3. Peire qomte: secondo Amari, La guerra del Vespro siciliano, p. 319, deve trattarsi di Pietro Lancia, fatto conte in occasione delle feste per l’incoronazione di Federico alla fine di marzo 1296 (cfr. anche la scheda storica di De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, vol. II, p. 298). Cfr. però Ruggieri, «La poesia provenzale», p. 219, secondo il quale il componimento è sì posteriore alla proclamazione a re di Sicilia del 15 gennaio 1296, ma è «anteriore alla sua solenne incoronazione nel duomo di Palermo (25 marzo)». E dunque a suo parere «per il momento dovremo rassegnarci ad ignorare l’identità di questo conte Pietro» (ibidem). Cluzel e Riquer pubblicano per re q’om te (Cluzel, «Princes et troubadours», p. 360, apparato: «Après les autres éditeurs, M. Ruggieri adopte la leçon du ms, en supposant qu’il s’agit là d’un “comte Pierre” auquel s’adresse le poète. L’erudit italien avoue d’ailleurs que ses recherches au sujet de ce personnage sont restées infructueuses. Nous conjecturons donc que Pons Uc s’adresse tout simplement à son sirventés, et nous proposons une correction. Au demeurant, l’expression: Peire qomte nous paraît insolite»; e però la traduzione appare alquanto lambiccata: «pour quelque cause que ce soit (?)», p. 362; meglio Riquer, Los trovadores, p. 1690: «a un noble corazón no le cuadra falta de poder en nada de lo que se posee»). Si può ipotizzare che si tratti di Montaner Pérez de Sosa inviato da Federico nel 1298 in Catalogna.

4. Gia [Jean-Baptiste de La Curne de Sainte-Palaye], Histoire littéraire des Troubadours, contenant leurs vies [...], tome troisième, Paris 1774, p. 26: «chacun s’empressant à me faire recouvrer mon domaine».

6. Per conte cfr. Ruggieri, «La poesia provenzale»: mas a l’estiu fasa conte che·ls aia (in nota, a p. 218: «cont P M[onaci] De B[artholomaeis]; ma il verso è ipometro»); Cluzel e Riquer: conte (nessuna discussione in nota). A emendare (cont > conte) possono spingere considerazioni di ordine metrico. Si veda ad esempio Marco Boni, Sordello, Le poesie, Bologna 1954, che (a proposito di Qui be·is membra del segle qu’es passatz, BdT 437.29, v. 22) definisce «cesura irregolare» quella «dopo la quinta sillaba atona computata tra le dieci sillabe del verso» (p. 139); aggiunge però lo stesso Boni: «di tale licenza non sembrano mancare esempi, anche se rari, nella lirica trobadorica, anche presso trovatori di origine provenzale» (si vedono i riferimenti a Guillem Ademar indicati da Boni). A emendare mi inducono tuttavia soprattutto considerazioni di ordine linguistico. Cont con il significato (e all’interno della costruzione sintagmatica) che qui interessa non è attestato sui dizionari né dalla COM2 (se non nell’occorrenza di cui discutiamo). Bisognerà guardare invece a un altro lemma, presente nei dizionari, ovvero a conte (compte), esito regolarmente attestato da «compūtus “Rechnung”. It. conto, frz., prov., kat. compte, sp. cuento, pg. conto» (REW, s.v.). Dalla COM2 sono rinvenibili, seppur non copiose e soltanto fuori dall’ambito trobadorico, alcune occorrenze dell’espressione faire conte: Girart de Roussillon, v. 4048: «com on deit faire conte de vostre lei»; Leys d’Amors, v. 1414: «a penes compte no façats». – Cluzel e Riquer: che l’aia (Cluzel, «Princes et troubadours», apparato: «Nous pensons qu’il s’agit d’une faute du copiste, puisque le pronom semble bien se rapporter à secors. Il est difficile de comprendre autrement (vers 27: e dels amics; vers 28: che l’acoilla). M. Ruggieri lit et corrige ainsi: “... che·ls aia; / e dels amics tegna li oll ubert / che l’acoillan pales e non cubert...”. Mais peut-on admettre un cas-régime an pluriel dans la forme: li oll?»). Intendo il pronome plurale come costruzione ad sensum.

7. Ruggieri dels amics tegna [apparato: «e tegna P»]; Cluzel e Riquer l’ioll (accettabile e anzi più rispettoso della lezione del ms.; la lezione proposta è tuttavia a mio parere più vicina alla lingua dell’autore).

8. De Bartholameis: Chels acoilla pales e non cubert (De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, vol. II, p. 300, nota: «non] necessario per il senso e per la misura, manca nel ms. e nelle edizioni»); Ruggieri, «La poesia provenzale», p. 218, nota: che l’acoillan pales e non cubert (in nota: «non manca in P, ma, come ben rileva il De B[artholomaeis], esso è necessario per il senso e per la misura»). Descubert è secondo me garantito dal rimante di Un sirventes ai en cor, BdT 210.20, v. 31, nonché dal descubert del v. 15 del testo responsivo.

12. Riquer, Los trovadores, p. 1691: «Aquí Ponç Hug de Ampurias recuerda la invasión de Cataluña por los franceses, que se apoderaron de su contado y contra los cuales luchó con gran valentía. Los franceses en efecto, en 1285, salieron de Cataluña abandonando el llano (del Ampurdán) y la montaña (los Pirineos)».

15. Erroneamente Ruggieri indica: «onrant P».

16. Si veda Ruggieri, «La poesia provenzale», pp. 218-219, nota: «d’acho sion apert “a ciò siano essi pronti” De B[artholomaeis], riferendolo ai Siciliani. Ma tenuto presente che apert col genitivo vale [Levy, SW]“verstandlich, tüchtig, treffich, vorsorglich”, [...] traduco “di ciò siano certi” riferito ai Francesi; meglio si potrebbe tradurre in antico italiano “abbiano di ciò contezza”». Continua il gioco di opposizioni apert / deschubert / cubert (Ges per guerra no·m chal aver consir, BdT 160.1, vv. 7, 15 e 20); ubert / descubert / apert (A l’onrat rei Frederic terz vai dir, BdT 180.1, vv. 7, 8 e 16).

19. Ma Ruggieri, «La poesia provenzale», pp. 218-219, nota: «ai lei de sert: piuttosto che con “certamente legittima” (De B[artholmaeis]) preferisco rendere questa locuz. con “sicura”, che ne rispecchia meglio il significato e sottintende un contrapposto, certamente voluto, tra la stabilità delle conquiste del padre e la temuta incapacità del figlio a completarle o a mantenerle».

20. «espert: non vedo la ragione di mutare il significato proprio con quello di “uomo maturo” che gli dà il De B[artholomaeis]» (Ruggieri, «La poesia provenzale», p. 219, nota).

[GN]


BdT    Coms d’Empuria    IdT

Testo    Circostanze storiche