Rialto    IdT

245.1

 

   

Guiraut de Luc

 

 

 

 

   

I.

   

Ges sitot m’ai ma voluntat fellona,

   

no·m lais non chant el son Boves d’Antona,

   

q’ieu veill la nuoich, qan l’autra gens s’asona,

   

d’un pessamen qe·l cor mi revirona:

5  

be·m meravill co·l coms de Barselona

   

·s poc desliurar de tant falsa persona.

   

 

   

II.

   

L’autrier, qan moc de Proenssa la bona,

   

paget mout gen homes de Tarascona,

   

que tot l’aver que trais de Terragona

10  

dis qe·il cazec sotz lo pon de Nerbona

   

el mar Folquier, qan moc de Magalona;

   

et espes lo dentre Genoa e Saona.

   

 

   

III.

   

Mout fai gran tort qui de ren l’ochaisona,

   

c’anc ab engan non conquis Mediona,

15  

ni fetz raubar mercadiers a Girona,

   

ni tolc Polpitz als templiers d’Escalona:

   

aitals reis deu portar croz’ e corona 

   

de part son avi, don totz lo mons rassona.

   

 

   

IV.

   

Li Sarrazin de Fraga e d’Aytona

20  

l’an enseignat cum entr’els si razona:

   

«salem alec» volon que lor respona, 

   

per «ualica zalem», cui Deus confona!

   

Mas bels arnes li presta Na Maimona

   

qan viest la çupa ab l’obra salamona.

   

 

   

V.

25  

Arnaut joglar, mal huillat, cara trona,

   

ab ben fer temps passaras la Botona,

   

que la nuoich gela e·l dia plou e trona,

   

e tu non as enqer souta ta gona.

   

Rendetz la·l oste anz que trop vo·n somona,

30  

q’ie·us pagarai al laus de Na Peirona.

   

 

   

VI.

   

Reis apostitz, Marquesa·us ochaisona

   

(pois Cabrieira·us ditz reig de Mediona)

   

de las tres mongas q’enpreignetz a Valbona

   

qand agron dich completa et ora nona.

 

 

Traduzione [lb, con modifiche di ab relative alla punteggiatura e all’uso delle maiuscole]

I. Nonostante il mio stato d’animo astioso, non esiterò a cantare sulle note di Buovo d’Antona, perché di notte, quando gli altri dormono, io giaccio sveglio a causa di un pensiero che gira e rigira nella mia mente: mi stupisce come il conte di Barcellona sia stato in grado di liberarsi di una persona così falsa.
II. L’altro giorno, quando ha lasciato la buona Provenza, egli ha pagato gli uomini di Tarascona molto benevolmente, perché ha detto che tutto il denaro che ha preso da Tarragona è caduto nello stagno Folquier sotto il ponte di Narbona, mentre stava lasciando Maguelone; ma in realtà lo ha speso tra Genova e Savona.
III. Chi lo accusa di qualcosa commette un gravissimo torto, perché non ha mai conquistato Mediona con l’inganno, né ha derubato i mercanti a Girona, né ha sottratto Polpís ai templari di Ascalona: un tale re deve portare lo scettro e la corona nel nome di suo nonno, che risuona in tutto il mondo.
IV. I saraceni di Fraga e Aytona (che Dio li confonda!) gli hanno insegnato come si parla fra loro: vogliono che la gente risponda al loro «salem alec» con «ualica zalem». Ma Maimona gli presta dei bei vestiti quando indossa la gonna con gli ornamenti salomonici.
V. Arnaut, giullare guercio e camuso, attraverserai il Boutonne con un tempo terribile, perché di notte si gela e di giorno piove e tuona e tu non hai ancora riscattato il tuo mantello. Ridallo all’albergatore prima che te lo chieda con troppa insistenza, perché io ti pagherò con il benestare di madama Peirona [ovvero: con il contributo al tuo compenso di madama Peirona?].
VI. Re fasullo – poiché Cabreira vi chiama re di Mediona –, Marquesa vi accusa per le tre suore che avete ingravidato a Vallbona dopo aver cantato compieta e nona.

 

 

 

Testo: Riquer 1950, con modifiche di LP e ab, queste ultime relative all’uso di punteggiatura e maiuscole. – Rialto 31.iii.2017.


Mss.: A 197r, C 253v, D 130v, I 194v, K 180r. C attribuisce isolatamente il testo a Guiraut de Calanso.

Edizioni critiche: Adolf Kolsen, Dichtungen der Trobadors, auf Grund altprovenzalischer Handschriften. Teils zum ersten Male kritisch herausgegeben, teils berichtigt und ergänzt, 3 voll., Halle 1916-1919, vol. III, p. 193; Martín de Riquer, «El trovador Giraut del Luc y sus poesías contra Alfonso II de Aragón», Boletín de la Real Academia de Buenas Letras de Barcelona, 23, 1950, pp. 209-248, a p. 236;.

Altre edizioni: Martín de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975, vol. I, p. 550 (testo Riquer); Linda Paterson, Rialto 23.vii.2014 (testo Riquer, con modifiche, che qui si accolgono).

Metrica:a10’ a10’ a10’ a10’ a10’ a10’ (Frank 3:10). Cinque coblas unissonans di sei versi e una tornada di quattro. Rima: -ona. Lo stesso schema metrico è impiegato in Segn’ en Blacatz, talant ai que vos queira (BdT 98.2 = 97.11, Frank 3:9), tenzone ingiuriosa tra Bonafe e Blacatz composta nei primi decenni del Duecento, che presenta però la rima -eira. – Al v. 2 Guiraut afferma di rifarsi alla melodia di una chanson de geste, il Boves d’Antona. In un primo momento, Martín de Riquer ha individuato il modello nel Beuve d’Hanstone composto in francese antico, la cui struttura, fondata sulle lasse monorime di décasyllabes, coincide con quella del sirventese (cfr. Riquer, «El trovador», pp. 220-223): tale dichiarazione testimonierebbe che l’opera doveva circolare in ambienti catalani già prima dell’inizio del XIII secolo, periodo cui sono tradizionalmente ascritte le sue tre redazioni in francese antico che si conservano. A distanza di qualche anno, però, lo stesso studioso ha preferito identificare il modello del sirventese con un’altra chanson de geste incentrata sulla stessa leggenda, ovvero il Daurel et Beton occitanico, risalente con ogni probabilità agli ultimi decenni del XII secolo e composto a sua volta da lasse monorime di decasillabi (cfr. id., Los trovadores, vol. I, p. 550; per il rapporto tra questi due poemi si veda più recentemente Daurel et Beton, a cura di Charmaine Lee, Parma 1991, pp. 7-28; sul riutilizzo di melopee epiche in ambito lirico cfr. Paolo Di Luca, «Epopée et poésie lyrique: de quelques contrafacta occitans sur le son de chansons de geste», Revue des langues romanes, 112, 2008, pp. 33-60).

Note: Sirventese rivolto contro Alfonso II d’Aragona, composto nel periodo compreso almeno tra la fine del 1192 e l’agosto del 1194: si vedano le Circostanze storiche. – Individuando due rami distinti nella tradizione manoscritta, C e ADIK, Riquer sceglie di confinare il testo tradito dal primo di essi nell’apparato critico, perché il copista di C è intervenuto ripetutamente sulle lezioni dell’archetipo, cercando di chiarire il contenuto della lirica (cfr. Riquer, «El trovador», pp. 231-232; sul copista di C si veda in generale anche la bibliografia indicata in «Intavulare». Tavole di canzonieri romanzi / Tables des chansonniers romans (serie coordinata da A. Ferrari). I. Canzonieri provenzali. 7. Paris, Bibliothèque nationale de France, C (fr. 856), a cura di Anna Radaelli, Modena 2005, p. 50).

1-2. L’incipit riprende uno dei topoi più fortunati della produzione trobadorica di argomento prettamente amoroso: nonostante le avversità che è costretto ad affrontare (in questo caso psicologiche, ma si ricorderà più in generale anche la fortuna del motivo del Natureingang invernale), il trovatore è comunque sopraffatto dall’ispirazione poetica.

3-4. Mettendo ulteriormente in risalto l’intento parodico, Guiraut riprende un altro motivo della produzione più strettamente lirica, quello dell’amante che, consumato dalla passione, non riesce a dormire.

5-6. Il trovatore riconduce il suo tormento alla condotta di Alfonso II d’Aragona, inaugurando la serie di ingiurie contro la sua persona. Come osservato da Paterson, Rialto, il poeta lancia il primo insulto contro il nobile in modo indiretto: con un’ironica inversione dei ruoli, l’accusa di slealtà non è rivolta a lui, ma a Pons III de Cabrera, al quale Alfonso II, come specificato ai vv. 14 e 31-32, sottrasse Mediona con l’inganno. Questa interpretazione (che respinge l’ipotesi di identificare questa falsa persona con il poeta stesso: cfr. Riquer, «El trovador», p. 237, nota ai vv. 5-6) trova solido fondamento se si considera il contenuto di Daurel et Beton, la chanson de geste presa a modello: in essa «Boves is betrayed and murdered by his evil companion Gui who usurps his title, and Guiraut goes on to accuse Alfonso II of Aragon of usurping the title of King of Mediona [...] by displacing the rightful ruler, Pons de Cabrera».

7. L’avverbio con cui si apre il verso consente di scorgere nel sirventese un’ulteriore parodia della produzione cortese, in particolare dell’esordio delle pastorelle. Se tale lettura è corretta, il verso potrebbe forse essere collegato all’ultima accusa rivolta dal trovatore contro Alfonso II nella tornada: i presunti rapporti del nobile con le suore del convento di Vallbona potrebbero richiamare la sopraffazione della contadina da parte del cavaliere con cui le pastorelle potevano concludersi.

8-11. Come per il furto ai danni dei mercanti di Girona del v. 15, l’ironia sul mancato pagamento di alcuni uomini di Tarascona e sulla scusa addotta a riguardo dal re d’Aragona non può essere compresa pienamente per l’impossibilità di ricostruire la vicenda nei dettagli.

12. Come osservato nelle Circostanze storiche, il riferimento del sirventese al contesto italiano attraverso la citazione di Genova e Savona (presente soltanto nel canzoniere A) risulta alquanto problematico e potrebbe dover essere escluso.

14. Per i dettagli della conquista di Mediona da parte di Alfonso II, sottratta a Pons III de Cabrera alla fine del 1192 a seguito dell’alleanza stretta tra l’agosto del 1191 e l’agosto del 1194 tra il re e Armengol VIII, fratello della moglie del rivale, Marquesa, cfr. Riquer, «El trovador», pp. 214-216. Unite a questo verso, le allusioni ai vv. 5-6 e 31-32 fanno di questo episodio il fulcro del testo.

16. Ricorrendo ancora una volta all’ironia, il trovatore accusa Alfonso II di aver ceduto ai musulmani il castello di Polpís, a questi sottratto dai templari nel 1190. Come osservato da Riquer, «El trovador», pp. 217-220, Ges sitot permette di sopperire all’assenza di documenti d’archivio sulla nuova conquista della rocca da parte dei saraceni e assume così valore di testimonianza storica: insieme con l’altro testo di Guiraut che ci è conservato, Si per malvatz signoril (BdT 245.2), il sirventese dimostra che i cristiani perdettero Polpís entro l’agosto del 1194 (termine ante quem della composizione di entrambi i testi).

17-18. Il trovatore allude con sarcasmo al nonno di Alfonso II, Ramiro II il Monaco, che fu re d’Aragona per tre anni, soltanto per garantire la successione dinastica dopo la morte del fratello maggiore, Alfonso I, scomparso senza aver lasciato eredi: Ramiro II abbandonò momentaneamente la vita monastica nel 1134, sposando Agnese d’Aquitania, dalla quale nel 1136 ebbe Petronilla, che ereditò la corona reale l’anno seguente, dopo l’abdicazione del padre.

19-22. Ricollegandosi all’insinuazione del v. 16, il trovatore dipinge Alfonso II come amico dei musulmani.

23-24. Riquer, Los trovadores, vol. I, p. 552, nota al v. 23, riconduce il nome Maimona alla lingua araba; di conseguenza, interpreta il passo come una prosecuzione dell’attacco ai rapporti tra il re d’Aragona e i musulmani. Il nome però era utilizzato anche dagli ebrei, chiamati in causa dall’ultimo verso della cobla con l’obra salamona: essa «is likely to refer to decoration formed from a star of David pattern. After accusing the king of fraternising with Arabs, he now charges him with consorting with Jewish women and “going native” in his dress» (Paterson, Rialto). Guiraut così amplifica l’accusa più generale di infedeltà ai valori cristiani aggiungendo ai legami col mondo islamico quelli con il credo ebraico.

25. Sulla possibilità che questo giullare di nome Arnaut possa essere identificato con il trovatore Arnaut de Maroill, cfr. Paterson, Rialto.

30. L’identità di Na Peirona resta ancora ignota.

31-34. Per mettere nuovamente in risalto l’incompatibilità di Alfonso II con i principi cristiani, il trovatore riferisce nella tornada l’accusa rivoltagli da Marquesa: egli avrebbe violato l’intimità di tre suore ospiti del convento di Vallbona che fu fondato nel 1176 da Berenguera de Cervera, sorella di Ramón, cognato di Marquesa. A livello ecdotico si segnala che Marquesa è una congettura di Riquer: tutti i canzonieri trasmettono marseilla, ma la presenza del nome della città francese nel contesto catalano delineato dall’intero sirventese, non immediatamente motivabile, ha suggerito di supporre l’esistenza di un errore, corretto ipotizzando un riferimento diretto alla sorella di Pons III de Cabrera. Questi infatti è chiamato nuovamente in causa dalla nuova allusione alle vicende di Mediona con cui si apre la tornada (cfr. Riquer, «El trovador», pp. 215-216).

[ab]


BdT   Guiraut de Luc    IdT

Circostanze storiche