Arnalt (Arnaut Catalan?) · Arnaldon
I.
II.
I. Arnaldon, grazie a Donna Giovanna s’impreziosiscono Este e la marca Trevigiana e Lombardia e Toscana, poiché, secondo ciò che sento dire dai valenti, ella è sovrana di pregio, perciò in terra lontana farò risuonare il suo valore sette giorni alla settimana.
II. Messer Arnalt, gioia e pregio ben fioriscono e danno frutto con Donna Giovanna: giacché al mondo non vi è catalana che tanto gentilmente sappia e fare e dire, dal momento che è cortese e umana più di qualsiasi altra cristiana; per cui faccio riecheggiare il suo pregio diritto là, oltre Castellane.
2 val] bal 4 c’aug] cauie; als bons dire] albons dire 5 es] ies 8 los] lo; setmana] settemana 10 ab na] amna 12 tant] tan; sapcha] sapz 15 ch’eu faz] chen fai; bruzir] bruzer 16 dreit] drit; per] part
1. Arnaldon. Quanto all’identificazione del personaggio, si potrebbe pensare a «un oscuro giullaretto di Provenza, che proclama la sua intenzione di diffondere la fama della principessa di là da Castellana, in Provenza» (Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137, a p. 54). A tal riguardo, occorre considerare come un altro giullare di nome Arnaldon compaia nei testi di Guilhem de Berguedà Ar el mes que la neu e·l frei (BdT 210.2), v. 29 e Talans m’es pres d’En Marques (BdT 210.18), v. 53. Nonostante un suffisso assai diffuso nei nomi di giullari sia -et (vedi Andrea Brusoni, «Problemi attributivi nel canzoniere di Gui de Cavaillon», Medioevo romanzo, 22, 1998, pp. 209-231, nota 80 a p. 229), tale funzione denominativa sembrerebbe qui sopperita dal suffisso -on, che in occitano individua il diminutivo (vedi Edward L. Adams, Word-Formation in Provençal, New York 1913, p. 244).
2. val. Per un altro caso di betacismo vedi Ki de placers e d’onor (BdT 461.209a), v. 7.
6. terra lontana. Si avverte nel passo un richiamo intertestuale a Quan lo rius de la fontana (BdT 262.5), v. 8: «Amors de terra lonhdana»; il fatto assume una rilevanza particolare, dal momento che nella poesia occitana non sono attestate altre riprese della iunctura di Jaufre Rudel. Arnaut sembrerebbe qui alludere alla sua terra d’origine.
8. setmana. L’emendatio della lezione tràdita dal ms., l’italianismo settemana, è necessaria al fine di sanare l’ipermetria del verso.
9. N’Arnalt. Ulteriore elemento a favore dell’identificazione di n’Arnalt con Arnaut Catalan si trova in Amics n’Arnautz, cent dompnas d’aut paratge (BdT 184.1 = 25.1) e Sinyer, [ab obs] vos conven qu’er (RM 21.1 = 18.42): Arnaut Catalan è chiamato, rispettivamente da Raimondo Berengario V e da Alfonso X, n’Arnauz e Don Arnaldo. Se si eccettua il partimen fra Vaquier e Catalan De las serors d’En Guiran (BdT 459.1 = 110.1), dove Arnaut è interpellato tramite il cognomen Catalan (ma l’identificazione con il trovatore è comunque sub iudice), nei componimenti dialogici il nomen del trovatore è sempre preceduto da particella onorifica.
11. Catalana. Pare evidente che «les Catalans jouissaient auprès des troubadours d’une excellente réputation de libéralité et de belle manières», in Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’œuvre de Bertran de Born, 2 voll., Aix-en-Provence 1985, vol. I, p. 52, a cui si rimanda per esempi e bibliografia pregressa.
12. sapza. La lezione sapz, tràdita dal ms., è inaccettabile: la completiva che implica un giudizio soggettivo si esprime con verbo al congiuntivo e non all’indicativo (Frede Jensen, Syntaxe de l’ancien occitan, Tübingen 1994, § 589; quanto all’omissione di que nella completiva vedi § 786). L’intervento, proposto anche dai precedenti editori, è necessario al fine di sanare un’ipometria di una sillaba, nonché di ristabilire la sintassi corretta. La grafia che qui si adotta e che garantisce una migliore aderenza all’usus del ms. trova riscontri ad esempio in due unica del canzoniere P, Ges per lo dit non er bos prez saubutz (BdT 461.133), v. 15 e Per zo no·m voil desconortar (BdT 461.193), v. 5.
15. bruzir. Vedi PD, s.v. brugir: «faire du bruit, bruire».
16. Chastellana. Con ogni probabilità si indica qui la località di «Castellane, Basses-Alpes»: cfr. Frank M. Chambers, Proper Names in the Lyrics of the Troubadours, Chapel Hill 1971, p. 95.
Edizione, traduzione e note: Luca Gatti. – Rialto 24.iii.2017.
Q 4v (te(n)ço(n)).
Edizioni critiche: Kurt Lewent, «Drei altprovenzalische Gedichte auf Johanna von Este», Zeitschrift für romanische Philologie, 39, 1919, pp. 619-627, p. 621; Ferruccio Blasi, Le poesie del trovatore Arnaut Catalan, Firenze 1937, p. 51; Antonio Petrossi, Le “coblas esparsas” occitane anonime. Studio ed edizione dei testi, Tesi di Dottorato in Filologia Moderna, Università di Napoli Federico II, 2009, p. 340; Antonio Petrossi, «Na Iohana de pretç soverana: les troubadours à la cour de Calaone», Revue des langues romanes, 120, 2016, pp. 39-49, p. 46.
Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 124 (testo Lewent); Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137, alle pp. 54-55 (testo Blasi); Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizione vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, p. 106 (testo Lewent).
a7’ a7’ a7’ b7 a7’ a7’ b7 a7’ (Frank 52:4). Scambio di coblas di otto versi ciascuna. Rime: -ana, -ir. Il modello metrico, con adattamento, è probabilmente La dousa votz si auzida (BdT 70.23) di Bernart de Ventadorn.
Si veda L’altrer fui a Calaon (BdT 461.147).
Per la datazione e la questione attributiva vedi le Circostanze storiche. – I tre principali repertori della lirica trobadorica (BdT, Frank, BEdT) e Lewent, «Drei altprovenzalische Gedichte», p. 619, considerano Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a) come un testo monologico di due coblas di un autore anonimo, laddove Giulio Bertoni, «Di un trovatore in Italia (Arnaut Catalan) alla corte d’Este», Giornale Storico della Letteratura Italiana, 62, 1913, pp. 266-267, nota 2 a p. 267, lo interpreta come un testo dialogico fra un Arnalt e un Arnaldon, seguito da De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, vol. II, nota 1 a p. 125 (che lo definisce «tenzone»), Paolo Canettieri, «Na Joana e la sezione dei descortz nel canzoniere provenzale N», Cultura neolatina, 52, 1992, pp. 139-165, a p. 159, («frammento di tenzone»), Blasi, Il trovatore, p. xxvii («tenzone-elogio»), Folena, «Tradizione e cultura trobadorica», p. 54, Petrossi, «Na Iohana de pretç soverana», p. 40 («scambio di coblas»). Elemento a favore dell’unitarietà del testo è la sostanziale concordanza dello stile nelle coblas: se si volesse sposare questa ipotesi, si dovrebbe ipotizzare che a un solo Arnaut fossero indirizzate entrambe le coblas, e che quest’ultimo fosse dunque chiamato alternativamente Arnaldon e n’Arnalt per ragioni in parte dovute alla metrica e in parte dovute a una possibile ironia di matrice giullaresca. L’ipotesi formulata da Bertoni sembra tuttavia preferibile: si è favorevoli a distinguere n’Arnalt da Arnaldon (su cui si vedano le note ai vv. 1 e 9), e a ritenere Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a) un testo dialogico. – Blasi, Il trovatore Arnaut, p. 53 (riprendendo Lewent, «Drei altprovenzalische Gedichte», p. 624), pone in relazione l’esaltazione di Donna Giovanna con Canson ab gais motz plazens (BdT 236.2), vv. 101-104: «Na Joana·l rics ressos / e·l pretz bos / qu’es de vos, / fai lo nom d’Est cabalos».