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Aimeric de Pegulhan, D’aiso dont hom a longuamen (BdT 10.17)


 

Circostanze storiche

 

 

 

All’interno del corpus poetico di Aimeric de Pegulhan, D’aiso dont hom a longuamen (BdT 10.17) è l’unica canzone con un riferimento autentico a Giovanna d’Este (Johana d’Est al v. 46), se si eccettua Cel qui s’irais ni guerreia ab Amor (BdT 10.15), testo databile dopo il 22 novembre 1220 (al v. 44 Federico II è infatti definito «bon emperador») le cui tornadas, secondo la lezione del ms. O, menzionano Na Zoana d’Est e Na Beatrix, quest’ultima identificata con Beatrice di Mangona da Bergert 1913, p. 96, e con la figlia di Aldobrandino d’Este da Folena 1990, p. 51. Va tuttavia precisato che le tornadas di Cel qui s’irais ni guerreia ab Amor (BdT 10.15) sono considerate apocrife; esse mostrano, fra l’altro, punti di contatto con la tornada di Ades vol de l’aondansa (BdT 10.2), lirica dedicata a una Beatrice (probabilmente Beatrice d’Este, ma anche in questo caso l’identificazione non è del tutto sicura, cfr. le Circostanze storiche).

Giovanna d’Este, come noto, visse al fianco di Azzo dal 1221 fino al giorno della sua morte, avvenuta il 19 novembre 1233. Dobbiamo in ogni caso credere che la composizione di D’aiso dont hom a longuamen (BdT 10.17) non possa risalire oltre il primo quarto del XIII secolo: i contatti di Aimeric con gli Estensi sono infatti ben documentati fin dalla composizione dei planhs per Azzo VI (sulla cui questione attributiva si rimanda alle Circostanze storiche). È dunque assai probabile che la canzone D’aiso dont hom a longuamen (BdT 10.17) sia stato composta fra il 1221 al 1226, per continuità con la produzione di Aimeric riconducibile al milieu estense, di cui una parte considerevole è dedicata a Beatrice d’Este, e dunque databile non oltre il 1220.

L’impianto dialettico di D’aiso dont hom a longuamen (BdT 10.17), nonché il tema trattato, sono affini a quelli di Per razo natural (BdT 10.40) e Totz hom qui so blasma que deu lauzar (BdT 10.52). Quanto a Per razo natural (BdT 10.40), si consideri come l’ultima cobla (vv. 41-50) potrebbe contenere un riferimento proprio a Giovanna Malaspina, ancora nubile (il matrimonio con Azzo VII d’Este, avvenuto nel 1221, è dunque terminus ante quem): «Una domna leyal / sai ieu qu’es de Plazensa, / mas estai en Valensa / per mielhs gardar Sanhflor / e Mirabelh que te, / e Cortezo, per que / gazahna Benaven / e Belhjoc franchamen, / e ten Guarda e Verona mandan, / e·s bateget lo jorn de sant Johan». L’elogio intessuto dal poeta è costituito da un elenco di toponimi (cfr. Caïti-Russo 2005, nota 4 a p. 237), la cui «interpretatio etimologica […] fa esplicito riferimento alle qualità cortesi che convengono a una dama» (Negri 2006, p. 145). Il nome della domna leyal potrebbe essere iscritto nel rifermento a sant Johan; Aimeric, inoltre, «dicendo, ch’ella guarda il suo fiore [per mielhs gardar Sanhflor], mostra che non fosse peranco maritata» (Cavedoni 1858, p. 303). Questi due indizi, uniti al riferimento alla casa di Malaspina in tornada («Qui que·s crotle ni estia entrenan, / Malespina esta ferms en l’estan», vv. 51-52), permettono di proporre l’identificazione con Giovanna Malaspina, identificazione che potrebbe avvicinare ancora di più D’aiso dont hom a longuamen (BdT 10.17) a Per razo natural (BdT 10.40), poiché i due testi risulterebbero, di fatto, dedicati alla medesima dama. Favorevoli al riconoscimento sono Cavedoni 1858, pp. 302-304, Schultz-Gora 1893, p. 166, e Caïti-Russo 2005, nota 5 a p. 238; di parere opposto sono invece Zingarelli 1899, pp. 37-38, nonché De Bartholomaeis 1931, vol. I, nota 20 alle pp. 213-214.

 

 

Bibliografia

 

Bergert 1913

 Fritz Bergert, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle 1913.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Caïti-Russo 2005

Gilda Caïti-Russo, Les troubadours et la cour de Malaspina, Montpellier 2005.

 

Cavedoni 1858

Celestino Cavedoni, «Delle accoglienze e degli onori ch’ebbero i trovatori provenzali alla corte dei Marchesi d’Este», Memorie della Reale Accademia di Modena, 2, 1858, pp. 268-312.

 

Negri 2006

Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, edizione critica a cura di Antonella Negri, Soveria Mannelli 2006.

 

Schultz-Gora 1893

Oscar Schultz-Gora, Die Briefe des Trobadors Raimbaut de Vaqueiras an Bonifaz I, Markgrafen von Monferrat, Niemeyer 1893 (trad. it., da cui si cita, a cura di Gaetano Del Noce, Le epistole del trovatore Rambaldo di Vaqueiras al marchese Bonifazio I di Monferrato, Firenze 1898).

 

 Zingarelli 1899

Nicola Zingarelli, Intorno a due trovatori in Italia, Firenze 1899.

 

Luca Gatti

19.i.2018


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