Rialto    IdT

 

Anonimo, En chantan m’aven a retraire (BdT 461.107)


 

Circostanze storiche

 

 

 

Il planh è scritto in morte di Gregorio da Montelongo, deceduto l’8 settembre 1269 a Cividale. Dopo essere stato a lungo (dal 6 agosto 1238) legato pontificio nell’Italia del Nord e aver condotto le operazioni diplomatiche e militari contro Federico II, del quale fu il più accanito oppositore sul campo, nell’ottobre del 1251 fu nominato patriarca di Aquileia, come ricompensa per la lunga legazione al servizio del papa.

Egli fu il primo patriarca di stirpe latina, dopo più di due secoli di patriarchi di origine tedesca, inviati dall’imperatore quali suoi fedeli, che avevano impresso una forte impronta culturale germanica al territorio friulano. Il patriarcato non versava allora in buone condizioni economiche e politiche, in quanto gravato dai debiti contratti con i banchieri senesi e minacciato dal potere delle famiglie feudali della zona, in particolare i conti di Gorizia. L’opera di Gregorio fu tuttavia energica, con il sostegno economico pontificio (che comunque non risolse il problema dei debiti). Originario della zona a sud-est di Roma, chiamò nella propria corte parenti e funzionari di origine italiana (su Gregorio di Montelongo cfr. Paschini 1916-1921, Marchetti Longhi 1965, Marchetti Longhi 1965b, Alberzoni 2002). Tra i tentativi di rinnovamento culturale vi fu forse – secondo la ricostruzione di Vatteroni 2003 – anche l’introduzione della letteratura provenzale in Friuli, per quanto si tratti di un tentativo non sopravvissuto alla sua morte e di segno politico opposto a quello a cui tale letteratura era in massima parte legata, cioè il ghibellinismo (sul rapporto tra poesia e ghibellinismo cfr. Barbero 1983 e Grimaldi 2009). In realtà, piuttosto che segno di un rinnovamento, l’importazione del provenzale in Friuli sembra essere il risultato di un prolungamento di abitudini pregresse nate dalla frequentazione di ambienti di impronta trobadorica da parte del patriarca e dei suoi collaboratori e familiari nella fase precedente della loro carriera; benché essi fossero schierati con la pars Ecclesiae e non con la pars Imperii, è presumibile una certa osmosi dei modelli culturali nell’Italia federiciana. Del resto, il pubblico del componimento coincide, in senso stretto, con l’arcidiacono Giovanni de Verraclo, nipote di Gregorio, che è il destinatario del testo nella tornada (v. 65): non un indigeno, dunque, ma un uomo che aveva seguito il patriarca dall’Italia centrale e di cui si sottolinea l’appartenenza al lignage del defunto. Sia i Montelongo sia i Verraclo erano famiglie della feudalità ecclesiastica laziale al servizio del papato (cfr. Marchetti Longhi 1956, pp. 324-327, Marchetti Longhi 1972, p. 102, Carocci 1993). L’orizzonte del planh è pertanto strettamente familiare e non autoctono. Inoltre, in questa chiave si può leggere anche la presenza nel codice del parallelo compianto latino per Gregorio da Montelongo.

Della labile penetrazione della cultura trobadorica in Friuli restano poche tracce: nel ms. G, sui fogli di guardia finali, sono trascritti infatti il planh di cui ci occupiamo e il suddetto planctus latino dedicato al patriarca, entrambi copiati successivamente alla confezione del codice da tre mani diverse (il planh in gotica corsiva, il planctus una volta in cancelleresca in modo parziale, un’altra in libraria in modo completo; la seconda trascrizione latina è rivista dal copista principale: cfr. Bertoni 1912, pp. xx e xxii; Asperti 1995, p. 183; Vatteroni 2003, p. 721; Carapezza 2004, pp. 188-190). Un frammento di planh per la morte di Giovanni di Cucagna, ministeriale di Gregorio morto nel 1272, conservato in un lacerto pergamenaceo dell’Archivio Capitolare di Udine (cfr. Grattoni 1982); un frammento di codice provenzale (Ka) della Biblioteca Arcivescovile di Udine, simile a K e copiato verosimilmente nella stessa zona di IK, ma pervenuto in Friuli all’epoca di Gregorio (Suttina 1928, pp. 3-4; Zufferey 1987, pp. 326-327). È questo ciò che resta della letteratura provenzale in Friuli (cfr. Asperti 1995, pp. 182-183; Vatteroni 2003, pp. 726-727); non va comunque dimenticato che la Marca trevigiana, importante centro di cultura trobadorica nella prima metà del Duecento, faceva allora parte del patriarcato aquileiese (Carapezza 2004, p. 190).

Nessun trovatore noto ha in ogni caso frequentato il Friuli: l’autore del planh sembra italiano (De Bartholomaeis 1931, vol. I, p. lxxvii, lo ritiene «composto da qualche persona della curia di Aquileia» perché fa riferimento ai nemici friulani del patriarca, idea ripresa da Peron 1991, pp. 16-19). La lingua usata è infatti insolita, non solo per le infrazioni alla grammatica già riscontrate da Bertoni 1915, pp. 175-176, anche in rima, tali da denunciare una «scarsa conoscenza della lingua poetica dei trovatori», ma soprattutto perché «si tratta in realtà di un vero e proprio centone costruito utilizzando passi di poesie note e diffuse adattati al nuovo contesto», che contiene inoltre numerosi neologismi (Vatteroni 2003, p. 721 e 726). Vatteroni 2003 ipotizza che il libro consultato per trarne i materiali poetici da riutilizzare per il planh sia proprio il codice Ka dove i testi serviti da modello sono tutti presenti. Tra questi uno dei più importanti fu il planh di Gaucelm Faidit Fortz cauza es que tot lo maior dan (BdT 167.22) per Riccardo Cuor di Leone: questo si ispirava ai planhs di Bertran de Born per i Plantageneti e assurse a modello riconosciuto dei planhs successivi, a cominciare da quelli di Aimeric de Pegulhan per Azzo d’Este e Guglielmo Malaspina (cfr. Peron 1991); inoltre, l’anonimo autore riprende anche Peire Vidal e Lanfranc Cigala, dal quale è tratta l’autodefinizione del testo quale «chan-plor» ‘canto-pianto’ (Vatteroni 2003, pp. 721 e 723-725). L’autore non era forse del tutto digiuno di letteratura provenzale (sapeva di certo dove cercare espressioni, clausole, modelli stilistici), ma non era un professionista, bensì un appassionato dilettante che volle emulare, con poca maestria, la grande letteratura provenzale forse ispirandosi anche a tentativi di poco precedenti (cfr. il planh per Manfredi, Totas honors e tuig faig benestan, BdT 461.234, scritto dopo il 26 febbraio 1266: cfr. Grimaldi 2010 e le Circostanze storiche).

 

 

Bibliografia

 

Alberzoni 2002

Maria Pia Alberzoni, «Gregorio da Montelongo», in Dizionario Biografico degli Italiani, 59, 2002, versione in rete (www.treccani.it).

 

Asperti 1995

Stefano Asperti, Carlo I d’Angiò e i trovatori. Componenti «provenzali» e angioine nella tradizione manoscritta della lirica trobadorica, Ravenna 1995.

 

Barbero 1983

Alessandro Barbero, Il mito angioino nella cultura italiana e provenzale fra Duecento e Trecento, Torino 1983.

 

Bertoni 1912

Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale della Biblioteca Ambrosiana R. 71. SUP., Dresden 1912.

 

Bertoni 1915

Giulio Bertoni, I trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915.

 

Carapezza 2004

Francesco Carapezza, Il canzoniere occitano G (Ambrosiano R 71 sup.), Napoli 2004.

 

Carocci 1993

Sandro Carocci, Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento, Roma 1993.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Grattoni 1982

Maurizio Grattoni, «Un planh inedito in morte di Giovanni di Cucagna nell’Archivio Capitolare di Cividale», La Panarie, 15, 1982, pp. 90-98.

 

Grimaldi 2009

Marco Grimaldi, «Politica in versi. Manfredi dai trovatori alla Commedia», Annali dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, 24, 2009, pp. 79-167.

 

Grimaldi 2010

Marco Grimaldi, «Anonimo, Totas honors e tuig faig benestan (BdT 461.234)», Lecturae tropatorum, 3, 2010, 27 pp.

 

Marchetti Longhi 1956

Giuseppe Marchetti Longhi, La carta feudale del Lazio nella mostra permanente del Lazio meridionale in Anagni, Tübingen 1956.

 

Marchetti Longhi 1965

Giuseppe Marchetti Longhi, Gregorio de Monte Longo patriarca di Aquileia (1251-1269), Roma 1965.

 

Marchetti Longhi 1965b

Giuseppe Marchetti Longhi, Registro degli atti e delle lettere di Gregorio de Monte Longo (1233-1269), Roma 1965.

 

Marchetti Longhi 1972

Giuseppe Marchetti Longhi, «Il Lazio meridionale e la Ciociaria dal XII al XIII secolo», in La Ciociaria. Storia, arte, costume, Roma 1972, pp. 91-104.

 

Paschini 1916-1921

Pio Paschini, «Gregorio di Montelongo patriarca d’Aquileia (1251-1269)», Memorie storiche forgiuliesi, 12-14, 1916-1918, pp. 25-84 e 17, 1921, pp. 1-82.

 

Peron 1991

Gianfelice Peron, «Trovatori e politica nella Marca Trevigiana», in Il medioevo nella Marca. Atti del convegno (Treviso 28-29 settembre 1990), a cura di Maria Luisa Meneghetti e Francesco Zambon, Treviso 1991, pp. 11-44.

 

Suttina 1928

Luigi Suttina, «Frammento di un nuovo canzoniere provenzale del sec. XIII», Romania, 54, 1928, pp. 1-10.

 

Vatteroni 2003

Sergio Vatteroni, «La poesia trobadorica nel Friuli medievale. Ipotesi sulla circolazione di un canzoniere provenzale nel Patriarcato di Aquileia», in Scène, évolution, sort de la langue et de la littérature d’oc. Actes du Septième Congrès International de l’Association Internationale d’Études Occitanes (Reggio Calabria-Messina, 7-13 juillet 2002), a cura di Rossana Castano, Saverio Guida, Fortunata Latella, 2 voll., Roma 2003, vol. I, pp. 713-727.

 

Zufferey 1987

François Zufferey, Recherches linguistiques sur les chansonniers provençaux, Genève 1987.

 

Giorgio Barachini

28.ix.2018


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