Traduzione [lb]
I. Chiunque comincia e finisce bene allontana il biasimo e
trattiene la lode, perché Dio dà un valido aiuto a chi comincia bene in modo che
anche la fine sia buona; e senza Dio non abbiamo mai visto una fine o un inizio
portare frutto di buona semente; ma chi finisce e comincia bene in Dio produce
frutto di valore e frutto di salvezza.
Testo: Paterson 2013. – Rialto 29.x.2017. Mss.: C 248r, Da 178v, M 133v, O 56r, R 32 r, T 184r, al 505, f 17r. Edizioni critiche: Emil Levy, Guilhem Figueira, ein provenzalischer Troubadour, Berlin 1880, p. 49; Linda Paterson, Rialto 13.ix.2013. Altre edizioni: François Just Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. IV, p. 124 (parziale); Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours, in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1886, vol. III, p. 114 (parziale); Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 209 (testo Levy); Saverio Guida, Canzoni di crociata, Parma 1992, p. 232 (testo Levy). Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 d10’ d10’ c10 (Frank 624:11). Sei coblas unissonans di otto versi ciascuna di cui le prime quattro presentano un collegamento capfinit e una tornada di quattro versi. Rime: -is, -or, -en, -ensa. Note: Canzone di crociata composta tra il 25 luglio 1215 e il 22 novembre 1220: si vedano le Circostanze storiche. 1-4. Come evidenziato da Gianfelice Peron, «Temi e motivi politico-religiosi della poesia trobadorica in Italia nella prima metà del Duecento», in Storia e cultura a Padova nell’età di Sant’Antonio, Padova 1985, pp. 255-99, a p. 285, l’incipit del componimento sviluppa la stessa tematica della prima cobla di Ab joi mou lo ver e·l comens (BdT 70.1), vv. 1-4, «Ab joi mou lo vers e·l comens / et ab joi reman e fenis; / e sol que bona fos la fis, / bos tenh qu’er lo comensamens». 6. fruchar fruyt. La canzone si caratterizza per una tessitura retorica molto complessa ed è costruita sulla repetitio di alcuni termini, come Dieus (vv. 3, 5, 16, 17, 24, 27, 33) e frug (vv. 6, 8, 9, 13, 20, 22, 30, 33, 49, 50, 51). In questo verso, la metafora della crociata come frutto di penitenza è rafforzata dall’intensificazione semantica di questa figura etimologica. 7. Il verso, oltre a riproporre in chiasmo l’espressione incipitaria, presenta uno hysteron proteron, come al v. 5. 9-12. I temi contenuti in questi versi sono probabilmente derivati dalle Scritture, si confrontino in particolare con San Giacomo (2, 17): «fides, si non habeat opera, mortua est in semetipsa». 17-19. Ripetizione anaforica dell’avverbio justamen, con lo scopo di evidenziare attraverso l’espediente retorico i concetti espressi nel discorso moralistico del trovatore. 20-24. Come in altre canzoni di crociata, il trovatore si serve del passaggio dal discorso in terza persona singolare a quello in prima persona plurale al fine di dare maggior vigore al suo appello a dedicarsi alla missione in Terrasanta. 22. guirensa. Il termine, pertinente al linguaggio ecclesiastico, dimostra «l’ampio ricorso da parte del trovatore, in questo giovanile esercizio, al tradizionale bagaglio immaginifico e lessicale della Chiesa», cfr. Guida, Canzoni di crociata, p. 362. L’espressione «manjar d’est frug» riprende in chiasmo «a·l frug manjat» del v. 22. 24. Il gioco di ripetizioni prevede la riproposizione strofe dopo strofe anche di alcuni sintagmi, quali fo mortz e vius (v. 24), morir per viure (v. 32), morir e viure (v. 36). 25-32. Guillem esorta i fedeli a seguire la strada di Cristo e ripagare la sua morte con un sacrificio, promettendo loro la salvezza eterna. In questa strofe si riscontra il tema del martirio di Cristo, a cui i crociati sono chiamati a rispondere con il proprio sacrificio. La consapevolezza che la partecipazione alla crociata e la morte al servizio di Dio concedano ipso facto la salvezza e il Paradiso si ritrova in altri testi trobadorici come Ara pod hom conoisser e proar (BdT 392.3) di Raimbaut de Vaqueiras, vv. 69-71: «e qui volra esser de sa companha / mueira per lui si vol vius remaner / em paradis» e Chascus hom deu conoisser et entendre (BdT 167.14) di Gaucelm Faidit, vv: 28-29: «Qui per Dieu vai l’aver e·l cors despendre / de paradis l’er uberta la via». 34. Reys Frederic. Il riferimento al titolo regale di Federico suggerisce di collocare il componimento entro il 22 novembre 1220, data dell’incoronazione imperiale; cfr. le Circostanze storiche. 39-40. Per il riferimento alla vera crotz e al sepulcre, si veda Aimo Sakari, «Sur quelques termes provençaux désignant les lieux saints dans les chanson de croisade», in Estudios dedicados a Menéndez Pidal, 7 voll., Madrid 1957, vol. VII, pp. 47-60. 41-48. L’esortazione al Signore o ai santi è una componente tipica delle canzoni di crociata. Come termine di paragone si veda l’invocazione a santa Maria in En honor del Paire en cui es (BdT 375.8), vv. 61-72: «Gloriosa, en cui es merces, / e qu’etz vera virginitatz, / lums et estela e clartatz, / salutz et esperanssa e fes, / en cui vers Dieus per nos si mes, / per totz nos pechadors preiatz / vostre doutz fill e vostre paire, / de cui vos etz filla e maire, / vergena dousa resplandens, / c’om traia nostra lei enan / e nos don forssa e poder gran / sobre·ls Turcs fellos mescrezens». 45. Guillem prega il Signore affinché dia forza ai crociati, indicati con il nome di pellegris, e li difenda dalle fatiche e dai pericoli del mare, in modo da consentire loro di compiere la missione santa a cui sono preposti. La richiesta di intercessione testimonia i timori che i crociati nutrivano in particolar modo per i pericoli del lungo viaggio in nave. Questa paura è efficacemente confermata anche da altri componimenti trobadorici: Gaucelm Faidit, per esempio, esprime la sua gioia per essere scampato ai pericoli del viaggio di ritorno dalla Terrasanta nella canzone dall’incipit significativo Del gran golfe del mar (BdT 167.19). Va sottolineato inoltre come Folquet de Marselha, nello spronare i cristiani alla Reconquista in seguito alla battaglia di Alarcos, in Oimais no·i conosc razo (BdT 155.15) evidenzi la possibilità di servire il Signore con una crociata in Occidente, senza la necessità di dover attraversare il mare, v. 8: «mas sai sivals no temem mar ni ven». 49-52. La tornada è inviata a Federico II, presumibilmente mentre questi si trovava ancora in Germania. 51. frug de penedensa. L’espressione ricalca quella contenuta in Matteo (3, 8): «fructum dignum poenitentiae». [fsa] |