Rialto    IdT

 

Arnaut de Maroill, Franquez’e noirimens (BdT 30.13),

La francha captenensa (BdT 30.15),

Mout eron doutz mei consir (BdT 30.19),

Si·m destreignetz, dompna, vos et Amors (BdT 30.23).


 

Circostanze storiche

 

 

 

 In un recente articolo, Tobias Leuker ha sostenuto che il trovatore Arnaut de Maroill ebbe modo di soggiornare a Genova (cfr. Leuker 2013, pp. 327-342). Tale tesi è stata fondata sull’analisi delle tornadas di tre componimenti del suo canzoniere, ovvero Franquez’e noirimens (BdT 30.13), La francha captenensa (BdT 30.15) e Mout eron doutz mei consir (BdT 30.19): la loro interpretazione ha permesso allo studioso di respingere l’ipotesi tradizionale che, nell’indicazione di alcuni destinatari dei testi (Senher En Genoes al v. 54 del primo e Genoes al v. 51 di ciascuno degli altri due), scorge dei senhals dietro i quali si celerebbero personaggi a oggi non identificati (cfr. Bergert 1913, p. 21, Johnston 1935, p. xxx, e Chambers 1971, p. 140): gli invii, a suo giudizio, devono essere interpretati in senso letterale, supponendo un rapporto tra il comune e il trovatore.

Nel dettaglio, è stato osservato che, in Mout eron, la tornada che indirizza la lirica a Genoes (vv. 51-55), è seguita da un’altra, rivolta esclusivamente a Frances (vv. 56-59). La loro compresenza, secondo Leuker, offre la possibilità di localizzare la genesi del testo all’interno dei domini liguri e di datarlo all’agosto del 1190, quando il comune – come documentato dagli Annales ianuenses – ospitò Filippo Augusto e il suo esercito prima della loro partenza per la terza crociata: calata in questo contesto storico, «[l]’espressione “Genoes” rappresenterebbe [...] la popolazione oppure la classe dirigente di Genova, mentre “Frances” starebbe per le truppe francesi» (Leuker 2013, pp. 330-331, con rinvio all’edizione di riferimento dell’opera storiografica, Belgrano - Imperiale di Sant’Angelo 1901, pp. 34-35). A queste stesse circostanze rinvierebbe anche l’unica tornada di La francha captenensa: tra i reis e le autras gens che si sono rivolti ai genovesi, Leuker ha individuato lo stesso sovrano francese, al quale, per motivare l’utilizzo del plurale da parte del trovatore, è stato proposto di affiancare Enrico VI di Svevia. Secondo lo studioso, infatti, questa seconda canzone alluderebbe anche al progetto di conquista della Sicilia da parte del figlio di Federico Barbarossa, che a questo scopo cercò l’appoggio del comune ligure. Anche in questo caso l’ipotesi è stata messa in relazione con un preciso evento storico: l’utilizzo del titolo regio per indicare l’incarico più alto raggiunto in quel momento da chi cercò i favori della Compagna ha suggerito di assumere come termine ante quem della composizione della lirica la data dell’incoronazione imperiale di Enrico VI, ovvero il 15 aprile 1191, circostanza che ha permesso di individuare quello a quo nel febbraio dello stesso anno, periodo cui gli Annales riconducono diversi contatti diplomatici tra i delegati del futuro imperatore e Genova (cfr. Leuker 2013, pp. 336-337, con rinvio a Belgrano - Imperiale di Sant’Angelo 1901, pp. 38-41). Leuker ha cercato di rafforzare le ipotesi di datazione delle due liriche mettendone in rilievo le caratteristiche comuni, e in particolare il legame tra il contenuto delle coblas e quello delle tornadas, dedicati in entrambi i testi alla celebrazione del pregio e della ricchezza dell’amata (le prime) e di Genova (le seconde): a suo giudizio, questa peculiarità strutturale consente di attribuire i due componimenti allo stesso periodo, confermando l’ipotesi di un soggiorno del trovatore nella Compagna di «almeno sei mesi» (cfr. Leuker 2013, pp. 337-338; la citazione è a p. 344).

A una prima valutazione, queste proposte di datazione delle canzoni non paiono inconfutabili. Ai dubbi avanzati da Luca Barbieri sul valore plurale di Genoes e Frances nelle allocuzioni che chiudono queste due liriche (cfr. le note a La francha captenensa, BdT 30.15, e Mout eron doutz miei cossir, BdT 30.19) e sull’originalità della seconda tornada di Mout eron, si unisce la genericità dei riferimenti con cui si chiudono i testi: essa riduce i risultati raggiunti da Leuker attraverso la lettura degli Annales, rendendoli semplici supposizioni. Diverso pare invece il discorso relativo alla localizzazione genovese delle due composizioni, nonostante la genesi di Mout eron sia ricondotta alla corte di Guglielmo VIII di Montpellier dalla razo che introduce il testo nei canzonieri EPR (cfr. Boutière - Schutz 1964, pp. 36-37). Da un lato, si ricorda che l’unica imitazione metrica e rimica di La francha captenensa è rappresentata da Mout a que sovinensa del trovatore genovese Bonifacio Calvo (BdT 101.9): seppur composto presso la corte di Alfonso X nel 1253 (cfr. Alvar 1977, pp. 186-187 e 193-194), il contrafactum potrebbe testimoniare la fortuna della lirica arnaldiana all’interno di questo ambiente, dal quale Calvo poté forse ricevere la sua formazione trobadorica anche studiando i testi del suo concittadino Lanfranco Cigala (cfr. Bampa 2016, pp. 5-9). Dall’altro lato, è opportuno soffermarsi sul rapporto tra le due liriche arnaldiane e Domna pros e richa di Albertet (BdT 16.11): come già rilevato da Leuker 2013, pp. 344-348, questa canzone sembra fare la parodia di uno dei motivi più caratteristici della produzione di Arnaut, ovvero la continua riflessione dell’io lirico sulla propria condizione. Il tema contraddistingue, tra gli altri passi del suo canzoniere, anche i vv. 19-20 di Mout eron («que·l malautes, quan si plaing, / si no·il val, si s’en refraing») e i vv. 47-50 di La francha captenensa («no·m dei desesperar, / que tals es pauc manens / cui fai astres e sens / en gran ricor venir»). Essi consentono dunque di interpretare la composizione di Albertet, e in particolare le maledizioni lanciate contro l’amata nelle coblas e il loro rovesciamento nella tornada, rivolta significativamente a una genoesa, come una derisione della maniera di Arnaut, che coinvolgerebbe anche le due canzoni che chiamano in causa il comune, come pare testimoniare anche la presenza, segnalata da Barbieri, dell’espressione rics plai(s) tanto al v. 41 della lirica di Albertet quanto al v. 27 di Mout eron (cfr. anche il secondo paragrafo di Bampa 2017, che questa scheda riprende e integra).

Tale rapporto fra i tre testi assume un interesse particolare soprattutto perché Domna pros e richa è stata composta con ogni probabilità prima dell’estate del 1201 presso la corte del Monferrato (cfr. le Circostanze storiche): si tratta dell’unica meta italiana che, fino all’intervento di Leuker, è stata annoverata nelle ricostruzioni della vita di Arnaut, grazie in particolare all’elogio del marques Bonifacio I nella tornada di Si·m destreignetz, domna, vos et amors (BdT 30.23), canzone composta tra il 1192, quando il nobile assurse al ruolo di guida del Monferrato, e il 1207, anno della sua scomparsa (cfr. De Bartholomaeis 1931, vol. I, p. 72, e Linskill 1964, p. 20, che, senza addurre alcuna prova, datano la lirica rispettivamente a un periodo che succede il 1200 e a uno che lo precede; a riguardo, si osserva che l’assenza di cenni alle imprese orientali potrebbe consentire di porre come termine ultimo della composizione il 1202: cfr. BEdT). La coincidenza è importante, perché potrebbe avvalorare quanto sostenuto da Leuker circa il soggiorno genovese di Arnaut. Su questa base, infatti, esso può essere legato agli spostamenti che portarono il trovatore all’interno della cerchia di Bonifacio, offrendo un’unica motivazione dell’occorrenza del nome del comune, oltre che nelle sue due liriche, anche in Domna pros e richa: consentendo di interpretare questa canzone come un omaggio scherzoso reso al collega al suo cospetto, la possibile compresenza dei due trovatori nella medesima aula potrebbe aiutare a motivare la parodia della maniera poetica arnaldiana che sembra caratterizzare la canzone di Albertet.

Queste considerazioni suggeriscono di riconsiderare la datazione dei testi proposta da Leuker e di limitarsi ad avvicinarla a quella di Domna pros e richa. I toni caricaturali della maniera di Arnaut che contraddistinguono quest’ultima, infatti, consigliano di assumerne la composizione come termine ante quem del soggiorno a Genova supposto dallo studioso. Avvicinandolo di conseguenza alle soglie del Duecento, tale ipotesi consente di respingere quanto sostenuto da Leuker 2013, pp. 342-344, che propone di individuare in Bella, tant vos ai prejada di Raimbaut de Vaqueiras (BdT 392.7), datata dallo studioso intorno alla festa di san Martino del 1191 e localizzata nella Compagna proprio sulla base dell’analisi delle tornadas di Mout eron e di La francha captenensa, non tanto la parodia dei salutz d’amor di Arnaut (così Brugnolo 1983), quanto quella delle sue canzoni, tra le quali le liriche genovesi (si vedano le Circostanze storiche).

Rispetto ai casi dei primi due testi arnaldiani presi fin qui in esame, quello di Franquez’e noirimens induce ad aumentare la prudenza nella trattazione delle ipotesi di Leuker. Secondo lo studioso, le due tornadas (vv. 51-53 e vv. 54-56) dimostrano che, al momento della sua composizione, Arnaut era probabilmente lontano dal suo protettore, indicato dal senhal Mon Frances (v. 51), e che, pur essendo vicino al Senher En Genoes, non doveva trovarsi nel comune, giacché «sarebbe stato abbastanza strano chiamare una persona cui s’indirizza una canzone – e specie una persona degna dell’articolo “en”, riservata a uomini di alto rango – con l’aggettivo derivato dal nome della sua città d’origine se quest’apostrofe non l’avesse distinta dalla gente che la circondava» (Leuker 2013, p. 339). Sulla base di queste considerazioni, la canzone è stata datata al 1189, individuando il dedicatario ligure in uno dei due ambasciatori mandati dal comune durante l’anno precedente nel regno francese e in quello inglese per preparare la terza crociata, ovvero Ansaldo Bufferi ed Enrico Dietisalvi, come attestato ancora una volta dagli Annales: secondo Leuker, tale ambasceria potrebbe aver dato ad Arnaut l’occasione di conoscere uno dei due nobili genovesi, forse presso la corte del suo protettore citato dalla razo di Mout eron, ovvero Guglielmo VIII di Montpellier (cfr. Leuker 2013, pp. 339-340, con rinvio a Belgrano - Imperiale di Sant’Angelo 1901, pp. 30-31).

In questo caso, il solo utilizzo degli annali genovesi non consente di accogliere oltre ogni dubbio né la proposta di datazione del testo né quella di localizzazione. Senza poter avanzare con convinzione ipotesi alternative e aggiungendo nell’elenco dei possibili destinatari dell’appellativo Senher En Genoes i nomi indicati da Barbieri nella nota al v. 54 di Franquez’e noirimens (BdT 30.13) (quelli dei podestà Manegoldo del Tettuccio, Uberto de’ Olevano e Ottone del Carretto, quello del conte di Malta Enrico de Castro, quello dell’ammiraglio Alamanno da Costa e quello del trovatore Peire Vidal), si rileva comunque che la canzone potrebbe presentare alcuni elementi in comune con Mout eron: se si accetta l’originalità di entrambe le tornadas di quest’ultimo testo, la conclusione delle due liriche riconduce i loro destinatari all’area francese e a quella genovese, celebrando il pretz dei cittadini della Compagna (rics in Mout eron, fin in Franquez’e noirimens). Sebbene, nella prima lirica presa in esame, le denominazioni potrebbero rinviare a un gruppo di persone e non a singoli individui, tali coincidenze paiono notevoli e, con molta cautela, potrebbero suggerire di ricondurre a Genova anche quest’ultima composizione.

 

 

 

Bibliografia

 

Alvar 1977

Carlos Alvar, La poesía trovadoresca en España y Portugal, Madrid 1977.

 

Bampa 2016

Alessandro Bampa, «Bonifacio Calvo, Er quan vei glassatz los rius (BdT 101.3)», Lecturae tropatorum, 9, 2016, 34 pp.

 

Bampa 2017

Alessandro Bampa, «Prodromi del cenacolo trobadorico genovese: i trovatori occitanici nei territori della Compagna», in L’Italia dei trovatori, a cura di Paolo Di Luca e Marco Grimaldi, Roma 2017, pp. 33-73.

  

Barbieri 2001

Luca Barbieri, «Pour une nouvelle édition du troubadour Arnaut de Maruelh», in Le rayonnement de la civilisation occitane à l’aube d’un nouveau millénaire. Actes du VIe Congrès International de l’Association Internationale d’Études Occitans (Wien, 12-19 settembre 1999), réunis et édités par Georg Kremnitz, Barbara Czernilofsky, Peter Cichon et Robert Tanzmeister, Wien 2001, pp. 141-156.

 

BEdT

Bibliografia Elettronica dei Trovatori, a cura di Stefano Asperti, in rete, 2001 ss.

 

Belgrano - Imperiale di Sant’Angelo 1901

Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori dal MXCIX al MCCXCIII, nuova edizione a cura di Luigi Tommaso Belgrano e Cesare Imperiale di Sant’Angelo, Genova 1901.

 

Bergert 1913

Fritz Bergert, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle 1913.

 

Burgnolo 1983

Furio Brugnolo, «Parodia linguistica e parodia letteraria nel contrasto bilingue Domna, tant vos ai prejada di Raimbaut de Vaqueiras», in Id., Plurilinguismo e lirica medievale, Roma 1983, pp. 12-65.

 

Boutière - Schutz 1964

Jean Boutière - Alexander H. Schutz, Biographies des troubadours. Textes provençaux des XIIIe et XIVe siècles, Paris 1964.

  

Chambers 1971

Frank M. Chambers, Proper Names in the Lyrics of the Troubadours, Chapel Hill 1971.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Johnston 1935

Les poésies lyriques du troubadour Arnaut de Mareuil, publiées avec une introduction, une traduction des notes et un glossaire par Ronald C. Johnston, Paris 1935.

 

Leuker 2013

Tobias Leuker, «Le poesie “genovesi” di Arnaut de Maruelh, Raimbaut de Vaqueiras e Albertet», Medioevo romanzo, 37, 2013, pp. 327-348.

 

Linskill 1964

Joseph Linskill, The Poems of the Troubadour Raimbaut de Vaqueiras, The Hague 1964.

 

Alessandro Bampa

7.ii.2018


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